Corriere della Sera, 23 agosto 2020
Le regole del rientro dalle vacanze
Sarà il controesodo più monitorato della storia italiana. Con decine di migliaia di persone che ogni giorno — e fino a fine mese — torneranno a casa attraverso porti, aeroporti, treni, strade e autostrade. Sarà anche un periodo di passione per i laboratori che dopo alcune settimane di tregua sono chiamati a processare decine di migliaia di tamponi in più. Nel periodo 13-22 agosto sono stati 519.502, +32,5% sullo stesso periodo di tempo di luglio. Anche per questo si iniziano a registrare i primi ritardi nelle prenotazioni e negli esiti.
I ritorni dall’estero
L’ordinanza del ministro della Salute del 12 agosto prevede il test molecolare o antigenico per chi arriva da Croazia, Grecia, Malta e Spagna da effettuare — quando possibile — in aeroporto, al porto o «luogo di confine» oppure entro 48 ore dall’«ingresso nel territorio nazionale presso l’Azienda sanitaria locale di riferimento».
I test sono partiti in molti scali in ritardo (anche di una settimana), sono su base volontaria e non riescono a interessare tutti i viaggiatori. A Bergamo-Orio al Serio hanno iniziato soltanto ieri e fuori dal terminal. A Milano Malpensa l’altro giorno è stato controllato il 57% delle persone, a Linate il 50,5%.
L’ordinanza esclude per ora dall’obbligo di tampone chi arriva da altri Paesi europei che da giorni hanno un’impennata nei contagi: da lunedì a ieri la Francia ha avuto 19.466 nuovi positivi, la Germania 8.629, il Regno Unito 6.117 (l’Italia segna +4.221). Così come non vengono effettuati tamponi alle frontiere terrestri per chi è stato in auto in Croazia, Grecia o Spagna.
L’altro nodo sono i porti. In quello di Ancona dall’entrata in vigore dell’ordinanza ministeriale sono arrivate circa 20 mila persone da Grecia e Croazia, ma il tampone viene effettuato su chi durante la navigazione mostra i sintomi da coronavirus. A Bari i test sono su autosegnalazione.
I movimenti interni
I dati delle prenotazioni delle compagnie aeree e delle società di navigazione sono chiari: è stata l’estate «local», con voli pieni verso Sardegna, Sicilia, Puglia, Campania e Calabria, così come pieni sono stati anche i traghetti verso le isole grandi e piccole. Folla nelle spiagge — la maggior parte dei turisti è arrivata in macchina — e anche nelle località di montagna, dove non sempre e non tutti hanno indossato le mascherine.
Non esistono ordinanze che prevedono i tamponi al rientro da altre zone d’Italia. Al netto dell’attenzione sulla Sardegna i turisti contagiati nelle località di vacanza sono comunque contabilizzati nelle proprie regioni di residenza e questo complica l’analisi sull’evoluzione del Covid-19. Intanto da ieri al porto di Civitavecchia sono stati attivati dei punti di controllo per chi arriva dalla Sardegna. Mossa comunque insufficiente secondo il governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Per questo le due regioni stanno lavorando a una reciprocità nell’effettuare i tamponi con test in Sardegna per chi parte e nel Lazio per chi va nell’isola.
Gli accertamenti
Chi non riesce a fare il test in aeroporto deve rivolgersi al più presto all’Ats o Asl di riferimento o contattare il medico di base per segnalare il rientro da un Paese a rischio e prenotare il tampone. In Lombardia dal 1° giugno i medici di famiglia sono obbligati a segnalare su un’apposita piattaforma il nominativo di pazienti che presentano anche solo un sintomo compatibile con Covid-19. I pazienti verranno chiamati entro un paio di giorni per eseguire il tampone. «È evidente che il sistema è in difficoltà e in questo momento non riesce a soddisfare tutte le richieste» avverte Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano. Nell’attesa del tampone e dei risultati è obbligatorio restare in quarantena.
I test a pagamento
Ma chi proviene da altre regioni può fare il tampone? In assenza di sintomi no perché non considerate territori a rischio. Il tracciamento sugli asintomatici viene fatto solo se i soggetti sono stati in contatto con persone positive. I test però si possono eseguire a pagamento. Le regole cambiano da regione a regione ma ormai su quasi l’intero territorio nazionale numerosi centri privati sono accreditati per eseguire l’esame se un cittadino lo desidera per motivi personali. Gli stessi test possono essere svolti in strutture pubbliche dietro pagamento di una tariffa regionale. I costi variano da 60 a 100 euro.
Secondo Massimo Galli «esistono test rapidi per la ricerca diretta del virus e dei suoi prodotti: sostituiscono i tamponi e il risultato arriva in meno di mezzora. In questo modo si dà la possibilità di gestire più rapidamente queste problematiche». «Speriamo che vengano approvati ufficialmente anche in Italia — aggiunge —, sarebbe utile anche in vista della riapertura delle scuole».
I comportamenti
Come preservare i propri cari se si teme di aver frequentato luoghi a rischio? È meglio evitare i contatti con genitori e nonni. Se si vive da soli meglio non incontrare mamma e papà per 14 giorni, il periodo di incubazione del virus. Se questo non è possibile — perché si vive insieme — è una buona precauzione evitare i momenti di comunità (mangiando da soli), indossare la mascherina anche in casa, restare il più possibile nella propria camera e utilizzare un bagno ad hoc, quando disponibile, arieggiare il più spesso possibile gli ambienti.
Cautele anche con amici e familiari meno stretti. Si può pensare anche di eseguire un test sierologico, ma solo a distanza di 14 giorni dal rientro perché prima sarebbe inutile (molte aziende li offrono gratuitamente). Se positivo scatta automaticamente il tampone con il servizio sanitario nazionale.