La Lettura, 22 agosto 2020
I videogame che guariscono
Ella ha 13 anni quando scopre di essere affetta da leucemia linfoblastica acuta. Dal momento della diagnosi il tempo sembra scomporsi in frammenti immobili fino alla guarigione, dieci anni dopo. Dieci anni che il giocatore deve ricostruire attraverso 60 polaroid, immergendosi nella psicologia di chi è costretto a percepire la propria transitorietà. Il caso di Ella è inventato. Lo racconta Fragments of Life, un puzzle game che attraverso schegge di memoria permette di vivere il primo amore, le amicizie, i sogni perduti e quelli rinnovati di un’adolescente. Gratuito su App Store e Google Play, Fragments of Life è stato sviluppato da Fabio Viola in collaborazione con Restore, consorzio europeo d’ospedali, aziende e centri di ricerca riuniti per accelerare la disponibilità di terapie avanzate. Lo scopo del progetto è sfruttare la diffusione e l’efficacia dei videogame per sensibilizzare un pubblico nuovo alla ricerca medica.
Un rapporto, quello fra gaming e medicina, sempre più solido. Lo confermano gli esempi: si va da racconti interattivi di esperienze personali che funzionano da supporto psicologico, come That Dragon, Cancer, diario di Ryan Green, padre di una vittima di cancro, a piattaforme con finalità terapeutiche come quelle adottate al Children’s National Hospital di Washington, che da anni sfrutta videogiochi e telecamere cinetiche per correggere la postura di chi ha subito traumi invalidanti. Negli Usa la Food and Drug Administration ha appena approvato l’uso del gioco di guida spaziale EndeavorRX per aumentare la concentrazione in pazienti pediatrici con sindrome da deficit di attenzione.
Il caso più clamoroso risale al 2012 ma è riesploso lo scorso marzo: Plague Inc., un «simulatore di pandemie» che impone al giocatore di profilare virus e diffonderli prima che l’Oms reagisca. Tutt’altro che un’apologia di strage, il videogioco si è rivelato uno strumento efficace dei Centers for Disease Control and Prevention per sensibilizzare l’opinione pubblica alla corretta profilassi in casi di emergenza e ha sostenuto, grazie a finanziamenti in game, la Croce rossa internazionale durante l’epidemia di ebola nel 2014. Un videogioco che nella finzione è concepito per sterminare il genere umano, nella realtà ha contribuito ad aiutarlo. Anche per questo il rapporto fra gaming e medicina andrà consolidandosi.