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 2020  agosto 22 Sabato calendario

Storia dell’umanità attraverso le pettinature

Gilgames, il leggendario re mesopotamico, riuscì a strangolare un leone a mani nude grazie alla sua chioma. Sansone mantenne la sua forza prodigiosa fino a quando Dalila non gli tagliò a tradimento le sette trecce nel sonno. Nell’Antico Egitto poveri e schiavi dovevano rasarsi e lasciare la testa scoperta perché l’acconciatura era un tratto distintivo del rango sociale. Insomma, la storia insegna: il potere sta nei capelli, perfino in quelli finti che componevano la parrucca del Re Sole.Simbolo di forza vitale, di umiliazione, disumanizzazione e ribellione. Legati alla seduzione e alla sensualità delle donne, i capelli raccontano molto bene le società. Molti segreti e curiosità della nostra storia si scoprono nelle acconciature, nelle mode e miti sulla capigliatura. Tutto ciò è ben raccontato in Fuori di Testa! Storia spettinata dell’umanità saggio di Louise Vercors, autore che insegna grammatica e si interessa di chiome, ufo e dinosauri, in coppia con Pierre D’Onneau, graphic designer e illustratore. Libro dell’estate di Donzelli editore che lo pubblica nella traduzione di Adelina Galeotti, accompagnato da illustrazioni, è una divertente e approfondita immersione nel mondo dei capelli che, a seconda del modo di portarli, diventano espressione di un’epoca, di appartenenza a una classe sociale o a un movimento di protesta. Un segno distintivo per affermarci come individui, uno specchio della nostra personalità e del nostro rapporto col mondo.Dai capelli faraonici a quelli reali, dalla moda rasta a quella afro, dal punk agli skinhead, dagli hippy al grunge, passando per i cattivi della storia (tutti con i capelli rossi da Caino alle Danaidi che uccidono i mariti la prima notte di nozze) la Vercors nella sua storia spettinata ci regala anche antiche ricette per avere bei capelli come quella che suggerisce di «rosolare in un po’ d’olio un piede di levriero, dei noccioli di datteri e uno zoccolo d’asino. Strofinate regolarmente il cuoio capelluto con il composto». A patto di trovare gli ingredienti, anche oggi il risultato sarebbe garantito.Altre rivelazioni contenute nel libro raccontano come nell’antico Egitto sulla parrucca la donna poggiasse «un piccolo cono di grasso profumato che, sciogliendosi, impregnava la capigliatura di gradevoli essenze», mentre la pratica di rapare i capelli era invece talmente umiliante da essere riservata ai nemici o alle donne infedeli. Si racconta anche che Giulio Cesare, quando sconfisse i Galli, piuttosto che radere al suolo i villaggi abbia preferito rasare i capelli ai nemici.Nel libro trovano spazio anche religioni, magia e diverse pratiche, come quella dello scalpo, e tradizioni. Così in Giappone i valorosi samurai si rasavano i capelli sopra la fronte e raccoglievano quelli sulla nuca in un piccolo chignon, mentre in America Latina i combattenti indigeni kamayurá si distinguevano per un taglio a scodella. Tra le acconciature più assurde c’è quella a pouf inventata dal parrucchiere di Maria Antonietta, costituita da un cuscino sormontato da vari artifici e oggetti cari alla persona che lo indossava.In chiusura, i tagli celebri come quello a paggetto lanciato dai Beatles negli Anni Sessanta e in appendice le frasi famose: come «avere un diavolo per capello», «spaccare il capello in quattro», «non torcere un capello», «averne fin sopra i capelli». Fra le curiosità finali la chioma più lunga del mondo (5,6 metri appartenuta alla cinese Xie Qiuping) e 1 centimetro che corrisponde alla crescita media dei capelli.