La Stampa, 22 agosto 2020
La riga dei capelli svela la personalità
Come dice Susan Gal, docente di antropologia e scienze sociali all’Università di Chicago, «i capelli, non gli occhi sono lo specchio dell’anima». Se Emily Ratajkowski, archetipo della bruna sexy si è fatta bionda per festeggiare i 29 appena compiuti non è soltanto per motivi pubblicitari (sarà testimonial della campagna Kérastase a gennaio 2021), ma per una svolta esistenziale. «Sono entusiasta di iniziare una nuova fase», dice. Miriam Leone ha pronunciato la stessa frase quando, l’anno scorso, è passata dal rosso al biondo. Lottie Moss, sorellina di Kate, si è regalata una testa rosa come antidepressivo e Kaia Gerber ha avuto una breve fase platino durante la quarantena: «Sentivo il bisogno di un cambiamento».
Creativa o razionale
Perciò niente di strano che sia tornata attuale con i dovuti aggiornamenti e conseguente dibattito The Hair Part Theory di John e Catherine Walker, fratello e sorella, lui fisico nucleare, lei sociologa, riconvertiti nell’antropologia. I due pensano che il modo di portare la riga rifletta la parte dominante del cervello: destra creativa, sinistra razionale. Non mancano le implicazioni politiche. I grandi presidenti americani avevano tutti la riga a sinistra, indipendentemente dal partito: Abramo Lincoln, Theodore Wilson, i due Roosevelt, Harry Truman, Dwight Eisenhower, John F. Kennedy. Come alcune signore toste: Hillary Clinton e The Iron lady Margaret Thatcher. Molta sinistra anche alle sfilate che interpretano lo spirito neo-femminista contemporaneo portando in passerella donne alfa determinate e riflessive (da Valentino, Jil Sander, Versace, Elie Saab e Balmain).
Imprevedibili e non
Lo sono di sicuro Irina Shayk, che sfoggia un salomonico raccolto, Scarlett Johansson con uno dei suoi look un po’ maschili, l’ex angelo di Victoria’s Secret Karlie Kloss (chignon tomboysh), il premio Oscar Brie Larson, grintosa e unisex, e Charlize Theron che ama sempre di più i ruoli da combattente (l’ultimo nel film di Netfix The Old Guard). La riga a destra invece sarebbe più creativa, artistica e femminile, dolce e ribelle. Due casi: l’eccentrica, fluida Kristen Stewart e l’imprevedibile Cara Delevingne. C’è anche una questione di carisma? Il mite Clark Kent porta la riga a destra, Superman a sinistra. Da non dimenticare i capelli divisi in mezzo (visti da Moschino, collezione p/e, con gli chignon dipinti a mano, e da Alexandre Vauthier su Bella Hadid). Il center parting indica equilibrio, rigore, precisione. Sembra una citazione di Meghan Markle che gioca la sua partita con la monarchia inglese segnando un buon punteggio, riga al centro. E il libro-rivelazione Meghan and Harry – The real story.
Simmetria e armonia
Potrebbero apparire banali tutti questi discorsi sul modo di dividere i capelli ma l’hair-guru Ken Paves garantisce che non è così. È una questione di simmetria e armonia. La perfezione richiede severità matematica. Solo partendo dal punto più alto del sopracciglio per decidere l’altezza della riga lo sguardo conquisterà automaticamente una maggiore intensità. Forse, per non commettere errori, bisognerebbe usare True Mirror, lo specchio che non inverte l’immagine, consente un’autovalutazione e rende più facile ottenere, ad esempio, il selfie perfetto spostando la scriminatura più su, più giù, da destra a sinistra e viceversa.
Volendo ottimizzare il risultato si può chiedere aiuto a Serena Porcelli, alias La Sciampista (40mila follower su Instagram) che ha riunito i suoi segreti nel manuale di filosofia tricologica Hair Therapy (Rizzoli). Migliorare la base è semplice: l’impacco Capellamisù (un cucchiaio di zenzero fresco grattugiato e uno di olio di sesamo), il camouflage a base di tè nero e polvere di amla per i fili bianchi, succo di aloe e olio di lavanda come antistress. Obiettivo: mettere in riga la chioma e non avere un diavolo per capello.