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 2020  agosto 22 Sabato calendario

Così Bannon tesseva la rete sovranista

La classificazione di «Moran Yacht & Ship», uno dei più importanti armatori del lusso, definisce il Lady May «innovativo in ogni senso», un gioiello unico al mondo, tanto da aver vinto «una serie di premi Superyacht nel 2015». A bordo del Lady May, in navigazione al largo di Westbrook, davanti alle coste del Connecticut, si trovava giovedì Stephen Bannon quando è stato raggiunto dal mandato di cattura per frode e riciclaggio. Per Bannon, a cui è contestata l’accusa di aver sottratto fondi incassati con «We Build The Wall», raccolta online a sostegno della costruzione del muro con il Messico, l’inchiesta é «politicamente motivata».
L’ideologo dell’alt-right è comparso in video davanti al tribunale distrettuale Sud di New York dichiarandosi non colpevole. È stato rilasciato dietro una cauzione da 5 milioni di dollari e potrà muoversi fra New York e Washington, ma non gli sono consentiti spostamenti internazionali o l’uso di voli o barche private. Come la Lady May, appunto, che oltre ad essere un gioiello della cantieristica di fascia altissima, 45 metri per quasi 28 milioni di dollari, è la cornice dell’intreccio di relazioni tessute dall’ex guru della campagna di Trump a Usa 2016 dopo l’uscita dalla Casa Bianca.


Il magnate in esilio
Il proprietario del super yacht è Guo Wengui, dissidente cinese in esilio con un patrimonio miliardario. Eminenza grigia secondo alcuni, se non altro personaggio misterioso braccato dal regime di Pechino per una serie di presunti reati finanziari come frode e riciclaggio. «Gli stessi commessi da Bannon», si affrettano a dire i detrattori del teorico del sovranismo. Al di là dei verdetti ex ante, tra i due c’è un legame di dottrina e di affari sul quale le autorità Usa stavano già scavando. Guo Wengui, alias Miles Kwok, è un critico feroce del Partito comunista cinese da cui si sente perseguitato: per questo si è rifugiato a New York dal 2014 in attesa di ottenere l’asilo. È socio del club di Mar-a-Lago, la proprietà di Trump a Palm Beach in Florida, soprannominata la «Casa Bianca d’inverno». Inizialmente il legame tra i due (il primo incontro risale ad ottobre 2017 ovvero tre mesi dopo l’uscita di Bannon del 1600 di Pennsylvania Avenue) è forgiata dallo spirito anti-cinese funzione di quel nazionalismo economico già incorporato nel programma di governo del 45 esimo Presidente americano.
Il primo contratto siglato da Bannon e Guo Media, la società che fa capo al magnate del Dragone, è del 2018 ed è stato firmato il 1 agosto da Saraca Media Group, (società madre di Guo Media con sede nel paradiso fiscale del Delaware e diretta da un individuo dal nome Han Chunguang) e controfirmato da Bannon il 9 dello stesso mese in qualità di Ceo della Bannon Startegic Advisor. Il documento attesta la fornitura di servizi di consulenza da parte dell’ex banchiere, ex militare, ex produttore e via dicendo per una contropartita di 1 milione di dollari. In sostanza Bannon doveva presentare alla società personalità dei media e consigliare come muoversi tenendo conto degli «standard del settore». Il secondo contratto è dell’anno successivo sebbene sulla copia circolata non vi siano firme apposte in calce al documento. Rispetto al primo accordo, Bannon garantiva la copertura del ruolo di supervisore di G News - il braccio mediatico di Guo Media - e di garante della attendibilità della società con l’obiettivo di essere «l’unico ponte non soggetto a censura e indipendente tra Cina e mondo occidentale». Il tutto sempre per un compenso di 1 milione liquidato in rate trimestrali. Lo scorso anno, infine, i due hanno lanciato un «Fondo per lo stato di diritto» da 100 milioni di dollari per indagare su morti e sparizioni di personaggi pubblici cinesi.


Due indagini in corso
Anche se l’incriminazione dell’ex editore e direttore del sito Breitbart non ha nulla a che vedere con il dissidente, sarebbe in corso un’altra indagine delle autorità federali e statali proprio sulla GTV, la tv di G News. Dopo che la società ha raccolto 300 milioni di dollari in un’offerta privata, almeno due banche (JP Morgan Chase e Wells Fargo) hanno congelato i suoi conti mentre Bank of America ha chiuso un conto intestato alla società madre. Sia l’Fbi che la Securities and Exchange Commission (la Consob Usa) hanno inoltre aperto indagini per verificare se l’azienda o i soci di Guo violassero le leggi sui titoli attraverso il collocamento di azioni private.