Corriere della Sera, 22 agosto 2020
I turisti a casa di Montalbano
Paletta e secchiello, certo, resistono. Ma il fatto che, ormai da vent’anni, nelle città, nelle campagne e nelle marine si giri la fiction più amata dagli italiani (e non solo), tratta dai romanzi di Andrea Camilleri, ha stravolto anche l’identikit dei turisti che approdano da queste parti per vedere i luoghi dove si celebrano le gesta dell’«eroe» popolare.
Succede anche in questa stagione post pandemia. «Abbiamo perso gli stranieri che arrivavano, numerosi. Ma sono stati rimpiazzati dagli italiani», osserva Costanza Di Quattro, la cui aristocratica famiglia dal 1908 è proprietaria della «Casa di Montalbano», in località Punta Secca (frazione di Santa Croce di Camerina). E chi non la conosce? Basta aver visto un episodio qualsiasi della serie. Un quadrato grigio che si affaccia sul mare, il salotto, la camera da letto, la terrazza dove il commissario fa colazione, eccetera eccetera. Una specie di luogo di culto. «È stato il nostro rifugio delle vacanze fino a quando, dopo molte insistenze, mio nonno cedette alle richieste della produzione e della regia della fiction», racconta Costanza. Che, per inciso, l’anno scorso ha dato alle stampe «La mia casa di Montalbano» (Baldini+Castoldi).
Vero è che la casa, non più abitata dai proprietari, è diventata, riprese permettendo, un Bed & Breakfast: cinque camere (prezzo attorno ai 150 euro per notte) e un appartamento: «Gli ospiti si immedesimano nel personaggio in maniera sorprendente. Basta aprire l’album delle firme, ricco di annotazioni, per scoprire cose curiose e talvolta commoventi. Per dirne una, ecco il marito che, sciogliendosi in parole amorose, regala alla moglie, fan di Montalbano, la vacanza nella “sua” casa».
Non distante, c’è il ristorante «Da Enzo» dove il commissario spesso consuma i suoi pasti. Altra tappa obbligatoria. Così come non si può perdere il tour nei vari luoghi di Montalbano. Del resto, le distanze sono abbordabili; giusto il tempo della gita pomeridiana: Ragusa Ibla, Modica, Scicli, il lungomare di Donnalucata e di Sampieri, la Fornace Penna (la «mànnara» nella fiction, dove si uccide e si nascondono i cadaveri).
Se la casa di Punta Secca è per pochi, il Commissariato, aperto al pubblico (si pagano tre euro per la visita), a quanto pare, è un’attrazione irrinunciabile. Il pellegrinaggio è pressoché continuo. Si trova «cristallizzato» al piano terra del Palazzo comunale di Scicli, nel centro storico. Lungo la via Mormino Penna, che vanta, come altri siti di questo territorio, il riconoscimento dell’Unesco di Patrimonio dell’Umanità. Racchiude numerosi palazzi e chiese nell’inconfondibile stile tardo-barocco, frutto della ricostruzione avvenuta dopo le distruzioni provocate dal devastante terremoto del 1693.
Da qui, il diverso genere di appeal per il popolo delle vacanze che sceglie il Sud Est della Sicilia. Se il turismo pop, oltre la spiaggia, punta su Montalbano (80 per cento), c’è una fascia minoritaria ma significativa che si lascia coinvolgere dai siti culturali. Di più: alcuni personaggi noti, italiani e stranieri, hanno acquistato antiche case o bagli, poi riadattati con sapienti ristrutturazioni, facendone il loro buen retiro.
Scicli in particolare, per anni defilata rispetto a Ibla e a Modica, è al centro di questo fenomeno residenziale. Fra i nomi conosciuti citiamo il filosofo Giorgio Agamben, Cristina Nardini, signora della grappa, il fotoreporter Alex Majoli (già presidente dell’agenzia Magnum), Robert Stadler, designer austriaco (ha collaborato con Hermès, Vuitton, Thonet, Nissan), Gary Davey, australiano, numero uno di Sky Studios. Per non dire del nobile Andrea Franchetti (con vigneti sull’Etna) che nelle campagne circostanti si è fatto costruire un’«antica casa romana».
Vero è che, quest’anno, la soluzione casa – a causa della pandemia – sembra la preferita anche dai turisti senza «pedigree». «In città, gestiamo dieci abitazioni e trentadue camere – spiega Vincenzo Burragato, amministratore delegato di Scicli Albergo Diffuso —. E, nonostante il momento critico, siamo al completo. Le unità immobiliari indipendenti sono le più richieste». Gli ospiti? «Stranieri non pervenuti. Ci sono invece i siciliani, i lombardi, i veneti, gli emiliani e i marchigiani».
Per Ferragosto, Scicli ha registrato l’overbooking. Ma, con soddisfazione del sindaco che ha firmato l’ordinanza «anti-Covid», lungo i tredici chilometri di spiagge non si sono visti assembramenti e nessuno si è permesso di accendere falò.