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 2020  agosto 21 Venerdì calendario

Il botta e risposta tra Joe Biden e Tom Hanks per distruggere Trump

Posso chiamarti Joe?», chiede Tom Hanks. «Certo», risponde Biden. È pomeriggio, e il candidato democratico alla Casa Bianca sta preparando il discorso più importante della sua vita. Però trova il tempo di partecipare ad una «Grassroots Fest» riservata ai suoi finanziatori, dialogando in maniera molto franca per oltre 40 minuti con l’attore più amato dagli americani. «Siamo arrivati ad una svolta decisiva della storia, in gioco c’è il nostro carattere e milioni di vite. Il Covid impazza, l’economia crolla, il razzismo sistemico angoscia la nazione. Tutto ciò era evitabile. Trump ha ignorato gli avvertimenti, si è rifiutato proteggere la nazione. Lui twitta, ma cosa ha fatto? Aveva promesso lavoro, ma la disoccupazione è ai massimi; rilanciare la manifattura, ma c’è la recessione; sostenere le imprese, invece ha aiutato solo la sua cricca di Mar a Lago. Dopo quattro mesi di pandemia ha alzato la bandiera bianca. Il suo staff dice: non vuole essere distratto. Da cosa? Da 170.000 morti? Io vi prometto di combattere la pandemia, ricostruire un’economia aperta a tutti, garantire energia pulita, giustizia razziale, e dignità».Tom ricorda di essere cresciuto a Oakland nel 1969, quando la città era devastata dalle proteste. Joe risponde: «I miei eroi erano Bob Kennedy e Martin Luther King, entrambi ammazzati. Dopo l’omicidio di King il 20% di Wilmington era stato incendiato, e i soldati occupavano le strade. Io facevo l’avvocato d’ufficio e incontravo i clienti alla stazione. Pensavo che neri e bianchi non si sarebbero mai più parlati. Nel 2012 però mi sono ritrovato alla stessa stazione, ad aspettare un nero: si chiamava Obama, e veniva a prendermi per andare a giurare come presidente. Ero con i miei figli e dissi: non raccontatemi mai più che le cose non possono cambiare. Però avevo commesso l’errore di credere che l’odio fosse sconfitto. Ma l’odio non sparisce, si nasconde. Quando un leader gli dà ossigeno, torna più forte. È quello che sa accadendo. Però l’omicidio di George Floyd ha svegliato una nuova generazione, abbiamo l’occasione per un cambio epocale che elimini il razzismo sistemico dagli Usa». Tom commenta: «La provvidenza è al lavoro, perché ci sono le elezioni». Joe raccoglie l’assist: «Quando tu e Rita avete rivelato di aver il Covid, avete reso il virus reale per molte persone. Tranne Trump: ancora oggi lo nega, per tornaconto. Vuole far ripartire l’economia per vincere, ma non capisce che prima deve fermare il virus. Il risultato sono 200.000 morti, ma Donald non ha rimorso, compassione, lutto, responsabilità. Si stupisce che la gente ami Fauci, e detesti lui. Glielo spiego io perché: uno studio della Columbia University dimostra che se si fosse mosso una settimana prima sarebbero morte 36.000 persone in meno. Io, se diventerò presidente, seguirò la scienza: maschere obbligatorie per 3 mesi, che risparmierebbero la vita di 30.000 persone, e uso del Defense Production Act per avere i test e tutto il resto. Una strada chiara per il vaccino e linee guida per le scuole, invece del caos di adesso. Trump dovrebbe smetterla di pensare solo a se stesso, ed occuparsi degli americani. È il comportamento più irrazionale, illogico ed egotistico mai avuto da un presidente». Tom chiede come si ricostruisce il Paese, e Joe risponde: «Trump ci divide apposta, perché pensa che gli convenga. Terrorizza i suoi stessi compagni di partito. Ma gli americani sono stanchi. Quando ci saremo liberati di lui torneremo uniti per ricostruire insieme il Paese».