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 2020  agosto 21 Venerdì calendario

Il piccolo Gioele morto a trecento metri dalla mamma

«Quelle scarpette blu per Gioele le avevamo comprate insieme, io e Viviana», dice papà Daniele ai poliziotti della Scientifica, mentre gli mostrano una busta trasparente con i “reperti” recuperati mercoledì pomeriggio. Purtroppo, non ci sono dubbi sui poveri resti martoriati ritrovati a trecento metri dal traliccio dove l’8 agosto è stato scoperto il corpo della mamma del piccolo. Ma è ancora un giallo quello che è successo, e così ieri pomeriggio nella caserma Calipari della questura di Messina, Daniele Mondello e suo suocero Luigino Parisi si sono dovuti sottoporre anche a un prelievo per la prova del Dna. Così come disposto dalla procura di Patti. I codici genetici di Gioele e Viviana serviranno a “mappare” i resti già scoperti. E sono previsti altri sopralluoghi nel tratto di montagna dove un volontario, il brigadiere in pensione Giuseppe Di Bello, ha scoperto il corpicino del bimbo.L’indagine punta tutto sulle scienze forensi per fare chiarezza fra le diverse ipotesi. E una sembra privilegiata da chi indaga: Viviana avrebbe ucciso il piccolo e poi si sarebbe suicidata, lanciandosi dal traliccio. A giugno aveva già tentato il suicidio. Ecco perché si fanno indagini anche sui due certificati medici ritrovati nell’auto della donna, che attestavano il suo disagio psichico.Certificati stilati dall’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto, ospedale Covid, a cui a marzo si era rivolto il marito di Viviana preoccupato per le continue crisi della moglie durante il lockdown. I pm vogliono anche nominare un super esperto, per ricostruire lo stato psicologico della donna e cogliere l’eventuale “compatibilità” con gesti estremi. Un approfondimento molto complesso. «Viviana non era comunque in cura – precisa il marito – e non seguiva alcuna terapia: ha soltanto preso per 4 giorni due pillole e poi ha smesso lei, di sua volontà». La famiglia propone una versione alternativa a quella della procura: «Viviana non avrebbe mai fatto del male a suo figlio – dice l’avvocato Claudio Mondello – forse, ha perso di vista Gioele ed è salita sul traliccio per provare a rintracciarlo. Ma è caduta, morendo. Mentre il bambino avrebbe fatto un brutto incontro nei boschi, un animale che l’ha aggredito». Di sicuro c’è che la scena del crimine si è ormai ristretta: fra il corpo della mamma e quello del bimbo ci sono circa 300 metri. Il procuratore Cavallo precisa: «Il corpo del bimbo non è mai stato spostato. Al limite l’ipotesi è che gli animali siano intervenuti e abbiano operato una dispersione dei resti».Gli investigatori si concentrano sul traliccio: impronte non ne sono state trovate, ma i magistrati hanno chiesto di fare nuovi accertamenti considerato il materiale particolare della struttura. È stato utilizzato il Luminol, per rilevare tracce di sangue. Altre verifiche, sui vestiti di Viviana, saranno fatte questa mattina, nel laboratorio di biologia della Scientifica di Palermo. Papà Daniele non riesce a darsi pace mentre dalla questura di Messina: «Le ricerche sono state davvero un fallimento. Un volontario ha trovato Gioele in ci nque ore, 70 uomini esperti neanche in 15 giorni». Il cugino Claudio Mondello aggiunge: «La credibilità dello Stato ne esce fortemente compromessa».