la Repubblica, 21 agosto 2020
Bannon in manette, usava i soldi del muro per rimpinguare il suo conto in banca
Diceva di raccogliere fondi per costruire il muro al confine col Messico: invece, rimpinguava il suo conto in banca. Steve Bannon, 66 anni, l’ex stratega che nel 2016 aiutò Donald Trump ad approdare alla Casa Bianca, è stato arrestato ieri mattina a largo delle coste di Westbrook, in Connecticut, proprio nel giorno in cui i democratici incoronano ufficialmente Joe Biden come candidato alla Casa Bianca. Era sullo yacht da 28 milioni di dollari di un miliardario cinese, Guo Wengui, a sua volta ricercato da Pechino per frodi e tangenti. Bannon è l’ennesimo ex collaboratore del presidente ad essere accusato di reati federali: dopo il consigliere Roger Stone, il generale Michael Flynn, il faccendiere Rick Gates, l’avvocato Michael Cohen e l’ex manager della campagna 2016 Paul Manafort. Nelle stesse ore sono stati fermati tre suoi compari: Brian Kolfage, Andrew Badolato e Timothy Shea. Tutti coinvolti nella gestione della no-profit We Build the Wall, con cui hanno raccolto 25 milioni di dollari per erigere porzioni di muro su terreni privati.Secondo i magistrati di New York, quell’operazione ammantata di patriottismo è una frode: «uno schema per sottrarre fondi ai donatori». Bannon in tribunale in videoconferenza si è dichiarato innocente. I giudici hanno imposto una cauzione da 5 milioni di dollari e la restrizione dei viaggi: è accusato di appropriazione indebita e riciclaggio.Era stato Brian Kolfage, nel 2018, ad avere l’idea di raccogliere privatamente fondi per il muro promesso da Trump. Mentre The Donald litigava col Congresso per ottenere la cifra necessaria a rafforzare il confine, il veterano di 37 anni – ferito così gravemente in Iraq da subire, nel 2004, l’amputazione delle gambe e di un braccio – aveva raccolto 9 milioni di dollari in tre giorni sulla piattaforma GoFundMe. E siccome i soldi continuavano ad arrivare, aveva creato la no-profit, We Build the Wall, appunto, con Steve Bannon alla guida. Sì, il guru dell’estrema destra appena uscito dalle grazie presidenziali: licenziato, pochi mesi prima, dal prestigioso ruolo di consigliere alla sicurezza nazionale. Ex direttore di Breitbart News, il sito dell’Alt Right propagatore di fake news, coinvolto pure nello scandalo Cambridge Analytica, Bannon aveva appena lanciato The Movement, il network euroscettico che aveva scaldato pure i sovranisti di casa nostra, dal leader della Lega Matteo Salvini a Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia.Sulla carta i collaboratori diWe Build the Wall lavoravano gratis per la causa. Secondo l’accusa, invece, dopo il lancio del gruppo, i quattro «si erano accordati segretamente», stabilendo che al militare amputato, “volto” del progetto, Bannon avrebbe passato una sorta di stipendio attraverso una delle sue associazioni. Ben 350 mila dollari, versati alla moglie per fantomatici lavori sui social. Intanto, nelle tasche dello stratega, finiva molto di più: almeno 1 milione di dollari.«È una vicenda molto triste di cui non so nulla», commenta Donald Trump, prendendo le distanze dall’ex collaboratore. Ma secondo Cnn, la no-profit contattò la Casa Bianca a febbraio, offrendosi di regalare al governo proprio un tratto di muro al confine. «Non ho rapporti con Bannon da tempo», si difende il presidente. Ricordando di averlo ripetuto spesso, pure via Twitter: «Il Muro lo costruisce il governo. È un progetto troppo grande e complesso per essere gestito privatamente». O, forse, una promessa troppo facile per non attirare gli allocchi.