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 2020  agosto 21 Venerdì calendario

Venezia, nella spiaggia delle star

E poi certo, quelli che vanno a prendere il sole d’inverno alle Seychelles hanno il coraggio di dire che il Lido «è bello ma è scomodo». Abituati a 14 ore di volo, mal sopportano i 55 minuti di vaporetto per raggiungere l’isola dalla stazione dei treni di Venezia Santa Lucia, attraverso la strada più bella del mondo che è il Canal Grande. Non ditegli che se proprio hanno fretta, possono prendere la linea 5.1 che passa per il Canale della Giudecca e ci mette solo mezz’ora.
E poi ci sono anche gli esperti del Codacons, che per fare un po’ di pubblicità negativa a metà luglio hanno certificato: «Il Lido è la spiaggia più cara d’Italia». Non ditegli che è vero che la capanna di Kirk Douglas e Silvana Mangano all’Excelsior costa fino 452 euro al giorno; ma se in fondo al Gran Viale girano a sinistra, si trovano davanti una spiaggia libera così larga che in Liguria se la sognano.
Goethe, che in Italia è stato praticamente ovunque, qui ha visto il mare per la prima volta. Ex carciofaia trasformata in luogo di villeggiatura nell’Ottocento, quando il turismo non esisteva ma c’era il Grand tour, l’isola d’oro ha ospitato anche Lord Byron e De Musset, che facevano il bagno nudi senza timore dei paparazzi. Nel 1938 il record di 519 mila «presenze»; poi il lento declino, mentre il resto dell’Adriatico esplodeva. Nell’anno del Covid, c’è più gente qui in spiaggia che tra le calli e i campi del centro storico. Eppure la decadenza del Lido è diventata quasi un genere narrativo, e resta memorabile una sfuriata contro i suoi residenti dell’ex sindaco Massimo Cacciari: «Non sono lidensi ma lidioti. Vivono nel più bel posto del mondo e ne parlano come se stessero su una località bombardata». Non a caso il libro-manifesto dell’isola si intitola Morte a Venezia, mica Festa mobile. Quando l’autore, Thomas Mann, venne invitato al Lido per un convegno, all’ultimo momento le autorità fasciste gli impedirono di intervenire. Contrariato ma solo fino a un certo punto, ne approfittò per trovare rifugio agli Alberoni: «Non c’è mare più bello per farsi il bagno».
Le grandi passioni del Novecento si sono consumate al Lido. Qui Maria Callas ha conosciuto Aristotele Onassis, a una festa organizzata dall’amica comune Elsa Maxwell; ed è qui che si svolge l’ultima parte dell’Amante di Lady Chatterley, «con i suoi bagni di sole sulla sabbia ardente, i balli, al suono del jazz, ventre contro ventre». Ma a dirla tutta, oggi il Lido è più spiaggia per famiglie che per single. E proprio quest’anno, il giorno della festa del papà, Carlo Verdone ha postato su Instagram la foto di un’estate di tanti anni fa. «Lido di Venezia 1957. Mio padre Mario a quell’epoca lavorava per la Mostra del cinema. Ogni estate ci trasferivamo nella solita casa presa in affitto dai Signori Venturi in via Emo. Era bellissimo tutto: i canali, i vaporetti, la spiaggia dell’hotel Excelsior, i motoscafi Riva che portavano le star. Conoscevo tutti i nomi dei vaporetti e motonavi: Concordia, Altino, Murano...».
Un giorno, l’apparizione. «Mia madre mi disse: Carletto, c’è un grande attore si chiama Alberto Sordi. Prendi questa penna e fatti fare un autografo su un foglio. E io mi misi in fila educatamente». La star davanti a quel bimbo intimorito ha voglia di scherzare: «A te l’autografo non te lo faccio. Perché sei russo». Il piccolo Carlo, paonazzo, risponde: «Veramente sono di Roma...». «Non ce credo. C’hai la faccia da russo», ride Albertone. «Scappai via per il disagio – ricorda Verdone —. Sordi urlò: “N’do vai? Vie’ qui... Scherzavo”. Ma ormai ero tornato sotto l’ombrellone. E di quel Sordi e del cinema avevo deciso che non me ne poteva importare un fico secco. E mi feci l’idea che gli attori erano una categoria di gente cretina e antipatica con i bambini. Anzi facevano pure paura».
Nella foto Carletto sorride felice accanto al padre, critico cinematografico scomparso nel 2009: «Questa foto logorata dal tempo mi emoziona, mi piace vedere che papà mi abbraccia protettivo. Lui che mio nonno, morto in trincea sul San Gabriele, non lo conobbe mai. Mio papà nato nelle più atroci difficoltà economiche è stato il più grande esempio nella mia vita. Grande uomo e gran signore».
Incontrare una celebrità è tradizione di vecchia data. Il principe di Galles, futuro duca di Windsor, si avviava al mare come un bagnante qualunque, tenendo per mano il fratello minore, destinato a diventare re Giorgio VI. Winston Churchill andava verso la spiaggia rigorosamente vestito, tanto si fermava prima all’ombra di un bar. Durante una passeggiata, un giorno l’industriale Henry Ford disse all’amico Giuseppe Volpi di Misurata: «Ah, caro conte, come mi farei volentieri qualche buca». Tre mesi dopo, nacque uno dei più affascinanti campi da golf d’Europa, con vista sulla laguna.
Altri tempi. Due mesi fa è crollato il tetto dell’Hotel des Bains, quello del romanzo di Mann e del film di Visconti – ci hanno girato anche Il paziente inglese — chiuso da oltre dieci anni in attesa di una ristrutturazione più volte annunciata e mai partita. Ma un altro albergo da sogno, l’Ausonia Hungaria, cinque stelle lusso e una facciata di maioliche liberty che è un’opera d’arte, è stato appena restaurato. All’ultima mostra del cinema, qui sono stati avvistati Paolo Sorrentino e Cécile de France. Bere uno spritz in terrazza costa sei euro, come in un posto qualsiasi in centro a Milano. Dicono che il Lido è scomodo ed è caro, ma per arrivare a piazza San Marco bastano dieci minuti. E raggiungerla in barca, dal mare, come accadeva ai marinai della Serenissima al ritorno dalle loro avventure in Oriente, è una cosa che toglie il fiato.