Il Sole 24 Ore, 21 agosto 2020
Tre nodi da sciogliere per riaprire le scuole
Il 1° settembre, vale a dire tra 11 giorni esatti, è in calendario la “prova generale” del rientro, in presenza, a scuola: partono infatti le attività di integrazione e recupero degli apprendimenti per tutti quei ragazzi che non hanno raggiunto la sufficienza (e per coloro che i docenti ritengono proficuo coinvolgere). Di che numeri parliamo? Non bassi. Per dare un’idea, in un liceo della provincia di Roma con un migliaio di alunni, dal 1° settembre ne dovranno rientrare 260. Ebbene, anche qui la preside, che preferisce rimanere anomina, è in attesa di indicazioni precise: «Non tutte le materie sono coinvolte. Se si fanno subito, l’attività è gratuita, ma c’è anche chi sta rinviando a inizio lezioni (14 settembre nel Lazio, ndr), per mettere i recuperi nel pomeriggio, e retribuire così i docenti. Io sto pensando di iniziare il 1° settembre e di utilizzare i fondi Mof. Sarebbe però utile un chiarimento da parte del ministero». È solo uno, e forse neanche il più urgente, dei nodi che accompagnano la ripresa delle lezioni. Abbiamo sentito diversi dirigenti scolastici; ecco, qui di seguito, i problemi principali che ci hanno raccontato, tutti ancora in attesa di trovare soluzione.
Distanziamento
È il tema del momento. Un metro di distanza, e, se non è possibile, mascherina obbligatoria dai 6 anni in sù, in base alle ultime indicazioni ufficiali. Secondo una primissima stima di fonte sindacale, le aule, a oggi, dove non è possibile rispettare il distanziamento richiesto sarebbero circa 20mila, su un totale di circa 350mila classi in tutt’Italia, pari, quindi, a poco più del 5 per cento. Considerando una media di 20 alunni per classe, sarebbero, pertanto, “fuori norma” intorno ai 400mila studenti (sugli 8 milioni complessivi). Da giugno, presidi e collaboratori stanno cercando spazi alternativi, ma non è sempre facile reperirli. L’avviso sui 70 milioni aggiuntivi destinati agli enti locali dal decreto agosto per l’affitto, appunto, di spazi e per l’acquisto, il noleggio o il leasing di strutture temporanee da utilizzare per le attività didattiche è uscito solo un paio di giorni fa. Difficile centrare l’obiettivo entro il 14 settembre.
Mascherine e banchi singoli
Altri nodi, delicati, sono mascherine e nuovi banchi. Mercoledì il commissario per l’Emergenza, Domenico Arcuri, ha annunciato 11 milioni di mascherine gratuite al giorno e 170mila litri di gel igienizzante la settimana, e ha ribadito che le prime consegne dei banchi monoposto scatteranno dall’8 settembre sulla base delle priorità scolastiche e sanitarie dei vari territori, e andranno avanti fino a fine ottobre, quando – però – la scuola sarà iniziata da un mese e mezzo. Un’altra incognita è legata agli effetti del ricorso preannunciato dai produttori esclusi dal bando.
Scuolabus
Per accedere allo scuolabus serve la mascherina e va mantenuto il distanziamento. Solo i fratelli o i bambini che vivono sotto lo stesso tetto potranno sedersi accanto. Unica deroga al distanziamento è ammessa per i percorsi inferiori ai 15 minuti. Ciò significa che solo al di sotto di tale soglia i mezzi possono viaggiare a pieno carico. Regioni ed enti locali hanno fatto presente che così facendo rischia di mancare all’appello il 50% dei mezzi e che per reperirli (ad esempio usando i bus turistici) servono più risorse. Per affrontare la questione, lunedì partirà un tavolo tecnico Istruzione-Trasporti-Cts-Anci-Upi-Regioni.
Mensa
Il servizio mensa resta e va organizzato a turni. Qualora i locali fossero stati riconvertiti in spazi didattici si può utilizzare il lunchbox. Garantendo l’opportuna aerazione e sanificazione degli ambienti e degli arredi utilizzati prima e dopo il consumo del pasto. Un preside toscano racconta: «Ho tanti alunni, e sarò costretto a fare tre/quattro turni per mangiare. Mi chiedo: «Posso far pranzare alcuni bambini alle 11,30 e altri alle 15, vista la necessità di assicurare pulizia e igiene?. Mi aspetto le chiamate di molti genitori».
Docenti in più
Assieme alla distanza, il personale è l’altro aspetto delicato. Tra immissioni in ruolo e assunzioni a termine si movimenteranno circa 200mila posti. Una preside lombarda con oltre 30 anni di esperienza dice: «Anche negli anni passati, senza coronavirus, i docenti in cattedra non sono mai arrivati tutti il 1° settembre. Quest’anno, visti i numeri in gioco e i problemi che ci sono, ce la faranno ad arrivare alla ripresa delle lezioni? Personalmente sono scettica. Che succederà? «Posso non risponderle?».
Test rapidi e quarantena
Tra pochi giorni il personale della scuola dovrà sottoporsi, su base volontaria, ai test sierologici. I medici di famiglia hanno già messo le mani avanti, e si stanno tirando indietro, rimpallando tutto alle Asl. In caso di quarantena poi, che per legge è equiparata alla malattia, il docente può fare didattica a distanza? Una preside campana risponde così: «Aspetto una risposta dal ministero».
Presidi e responsabilità penale
E una identica risposta l’attendono anche i presidi, con l’Anp in testa, che chiedono a gran voce un’attenuazione della responsabilità penale in caso di contagio. Per il ministero l’attuale legge li tutela. Di diverso avviso il numero uno dell’Anp, Antonello Giannelli: «Le norme in vigore sono insufficienti – chiosa -. Governo e politica trovino una soluzione. Noi siamo pronti ad aprire gli istituti, ma vogliamo chiarezza».