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 2020  agosto 20 Giovedì calendario

Periscopio

La Dc e il Pci e il Psi sono durati quarant’anni perché avevano un’identità e i loro elettori un senso di appartenenza. Paolo Cirino Pomicino, ex ministro Dc (Maurizio Caversan). LaVerità.
Cossiga previde il fallimento politico di Silvio Berlusconi, a cui pure mostrò umana simpatia. A differenza di tanti, Cossiga lo criticò, non perché dispotico ma per la sua debolezza. Marcello Veneziani. LaVerità.

Il professor Mario Fortis è un docente politicamente pellegrinante, passato com’è da Prodi a Tremonti e infine approdato a Renzi, a cui preparava sintetici dossier economici a uso talk show. Carlo Verdelli, Roma non perdona. Feltrinelli, 2019.

Nei miei ricordi c’è un giovane Pupi durante le estati più belle della mia vita sulle spiagge romagnole. Terra di vitelloni, appunto. Pupi Avati, regista (Giusi Fasano). Corsera.

«Ma come, Carlo chi?». «Carlo Calenda!», risponde Veronica Grassi, allargando un sorriso dei suoi, sempre ad alto rischio di strappo perché se tiri fino ad avere il viso di una ventenne, un cedimento strutturale devi sempre metterlo in conto. Aldo Cazzullo e Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.

Penso che Conte stia facendo più di quanto ci si poteva attendere da una persona che ha esordito in politica da premier. Ma gli consiglio di valutare se chi gli sta attorno è in grado di gestire l’autunno drammatico che ci attende. Beppe Sala, sindaco di Milano (Aldo Cazzullo). Corsera.

Io Napoli senza le sue debolezze non la vorrei. Così come Roma tutta precisa non riuscirei a riconoscerla. Milano è la città che deve far dire: «Per fortuna c’è lei». Stavolta questo non è successo, e non riusciamo a scusarla. Però non credo che ci sia qualcuno sano di mente che creda che l’Italia si possa rialzare se Milano e la Lombardia smettono di essere quello che sono, e sono sempre state. Luca Doninelli, scrittore (Luca Mirenzi). Huffington Post.

Incontrai Staiti di Cuddia che aveva una gamba ingessata. Se l’era rotta lanciandosi col paracadute. «Ha finito con quella mania?», chiedo. «L’ultimo lancio l’ho fatto a 72 anni. Poi ho smesso per non diventare un fenomeno da baraccone», ironizza. «Ha nostalgia dei suoi 15 anni in parlamento come deputato del Msi prima che diventasse An?», domando. «Lasciai Montecitorio nel ’92 e per qualche anno ho avuto rimpianti. Pensavo di potere fare ancora politica fuori dalle Camere, ma poi ho perso l’illusione». Tomaso Staiti di Cuddia, ex deputato del Msi (Giancarlo Perna). Libero.

Sono nato alle ore 13,00 di venerdì 17 maggio del 1930. Ho abitato i primi anni della mia vita in una piccola frazione di Tarquinia, Le Saline. Mio papà era un impiegato. Quello che mi ricordo bene, a proposito dei cambiamenti, è mia nonna che con il cesto sulla testa andava alla lavanderia comune delle Saline a lavare i panni di casa. Qualche anno dopo mia madre metteva i panni dentro una macchina strana e nuova, la lavatrice. In mezzo la guerra e poi la ricostruzione. Fabiano Fabiani, ex capo Rai e Finmeccanica (Walter Veltroni). Corsera.

Aver bocciato Fiorello fu il mio errore più grande. Una toppata alla quale lui è affezionato ma che io mi rimprovero ancora. Al provino fece un monologo di 40 minuti, gli dissi: guarda che a condurre ci sono già io. Pippo Baudo, presentatore tv (Renato Franco). Corsera.

Porci con le ali, altra cosa gravissima, era ironico, non scandalizzava per le descrizioni di atti sessuali ma scandalizzava l’ironia: allora era molto seriosa certa politica, che si ammettesse apertamente di andare alle riunioni del sabato pensando a rimorchiare una ragazza era una cosa che si faceva ma non si diceva. L’ironia era maltrattata, il successo criminale e poi c’è il fatto che nessuno vuole essere rappresentato, è stato il primo tentativo di raccontare un mondo che non aveva mai raccontato se stesso. Lidia Ravera, scrittrice (Arianna Finos). la Repubblica.

La rarefatta intelligenza di Wittgenstein si scontrò con la complessità del mondo. Conobbi bene la sua allieva Gertrude Anscombe. Le chiesi perché quell’uomo così geniale aveva pubblicato pochissimo in vita. Rispose che era la persona più tormentata che avesse mai conosciuto. Il suo empirismo radicale lo chiuse dentro una gabbia argomentativa da cui si liberò troppo tardi. O forse non si liberò affatto. Evandro Agazzi, filosofo (Antonio Gnoli). la Repubblica.

I libri sono nel Dna della mia famiglia, come le lingue. I genitori ci parlavano in inglese, io e mio fratello rispondevamo in italiano. Lasciata l’Argentina, accantonai lo spagnolo: lo ripresi solo a 18 anni. Il francese lo imparai in collegio a Losanna. Vi fui spedito alla fine delle elementari perché soffrivo d’asma. Ricardo Franco Levi, presidente degli editori di libri (Aie) (Stefano Lorenzetto). Corsera.

I grani antichi sono più consigliabili? Una panzana per demonizzare quelli moderni. Per una buona pastasciutta serve molto glutine. Infatti, dovendo sopperire alla scarsa qualità dei frumenti nostrani, nel 1847 la Buitoni creò la pastina glutinata. Nel 1860 i pastai napoletani erano costretti a importare il Taganrog dalla Russia e sulle confezioni scrivevano con orgoglio «Grano straniero». Dario Bressanini, dietologo (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Cristiana Pedersoli, Cri Cri per il suo papà, ha avuto un padre XXXL. Che non era soltanto la taglia dei suoi indumenti, ma anche la misura della sua celebrità (quando Benigni vinse l’Oscar con La vita è bella, il settimanale Time lo definì l’attore italiano più famoso al mondo). Bud Spencer, al secolo Carlo Pedersoli, attore, imprenditore, atleta, cantante, pilota d’aerei, armatore, marito e padre, ha lasciato questa terra il 27 giugno di quattro anni fa alle 10,30 del mattino, circondato dalle persone che amava. Adesso è in libreria Bud. Un gigante per papà (Giunti, 160 pp., 16,50 euro) scritto dalla secondogenita Cristiana, 57 anni, pittrice e scultrice. Elvira Serra. Corsera.

Ricordo il Grande Torino. Ero e sono molto tifosa del Toro. Quand’ero ragazza la Juve non toccava palla: un periodo meraviglioso. Quando il Toro è morto fu un dolore terribile per tutti. Ero amica di Renato Casalbore, il fondatore di Tuttosport, anche lui caduto con la squadra a Superga. Andavo al Filadelfia a vedere la partita. La prima volta portavo un cappello con delle ciliegie: nella ressa qualcuno me lo fece volare via. Ora che ci ripenso, non aveva torto perché andare al Filadelfia portando un cappello con delle ciliegie era francamente una sciocchezza. Marida Recchi, 102 anni (Aldo Cazzullo). Corsera.

Domani è un altro giorno, e dopodomani speriamo un altro ancora. Roberto Gervaso.