il Fatto Quotidiano, 20 agosto 2020
Gli articoli su Romiti: due episodi rivelatori
A leggeretutti i coccodrilli, due cose di Cesare Romiti non andranno perdute: che dava del lei all’Avvocato e che al suo funerale (il funerale dell’Avvocato) rimase ostinatamente in piedi, al centro della chiesa, senza curarsi delle proteste di tutti quelli che per colpa della sua schiena, piantata lì in mezzo, non riuscivano a vedere l’altare.
Ma siccome se li ricordano proprio tutti, riassumendo in cento righe i quasi cento anni di Romiti, ci deve essere per forza un nesso tra i due dettagli all’apparenza così trascurabili. Il primo indica disciplinata deferenza verso il potere e la grazia del principe. Una soggezione persino infantile.
Il secondo, al contrario, mostra l’ostinata, quadrata indifferenza verso tutti gli altri, i congiunti, gli amici, che anche nella penombra consolatoria del rito funebre, interferivano con quel rapporto esclusivo tra lui e il suo principe. Una arroganza persino spavalda che poi fu la cifra più ammirata e più detestata del suo carattere in pubblico. È solo coniugando i due dettagli che scopriamo quanto il primo, in privato, nutrisse il secondo: c’è sempre un bimbo spaventato alla radice di ogni grande dittatore. O di un mediocre prepotente.