Corriere della Sera, 20 agosto 2020
In Cina ripresa a due velocità
L’economia della Cina è in ripresa. Ma i consumi dicono che la sua società è sempre più divisa nella distribuzione del reddito. I lavoratori di molti settori, soprattutto nei servizi, hanno dovuto sopportare una riduzione di salario fino al 30%. Il governo per uscire dalla crisi innescata dal coronavirus ha puntato su stimoli alla grande industria e investimenti in nuove infrastrutture. Pechino ha fatto poco per sostenere le fasce a medio-basso reddito (il grande compensatore sociale è sempre l’unità del nucleo familiare). Il risultato è che la famiglia media fa meno acquisti non essenziali. I consumi interni valgono il 57% del Pil cinese, secondo i dati del 2019. È su questo fronte che si nota quanto sia sbilanciata la ripresa: le vendite di auto del segmento alta gamma sono cresciute del 20% a maggio e giugno, rispetto allo stesso periodo del 2019. A Shanghai le consegne nel secondo trimestre sono quasi raddoppiate anno su anno. La Bmw ha detto al Financial Times che «il business in Cina ora va meglio che nei tempi normali». Crescono anche i grandi marchi della moda. Prada ha guadagnato il 60% a luglio sull’anno passato. A Shanghai la domanda di lusso è così forte che diversi flag store, da Gucci a Dior e Hermès stanno limitando gli ingressi: non per distanziamento sociale anti Covid-19, ma «per migliorare l’esperienza dei clienti». L’economia cinese potrebbe crescere dell’1,2% nel 2020. Ma la diseguaglianza assilla il premier Li Keqiang, tecnocrate serio. A maggio ha ammesso: «Il reddito medio annuo è 30.000 yuan (3.800 euro), però 600 milioni di compagni vivono con 1.000 yuan al mese (126 euro). Con 1.000 yuan non si affitta un appartamento in città». Il premier ha consigliato ai cittadini rimasti senza lavoro di mettersi in proprio: riscoprite il mestiere dell’ambulante. E la fabbrica di auto Wuling ha progettato un mini-van a basso costo per venditori di strada. Supercar e carretti a motore, l’economia cinese marcia così.