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 2020  agosto 20 Giovedì calendario

Il riscatto di Stella Pecollo

Quella di Stella è una storia di riscatto, un percorso interiore per uscire dalla logica cieca del body shaming (derisione del corpo) e dalla non accettazione di sé in modo positivo. Non dimagrendo, ma lavorando su se stessi. «Nella nostra società se non sei "perfetto" vali meno. Io ho voluto distruggere questo messaggio e raccontare una storia diversa, che poi è la mia».
È una Stella Pecollo nuova quella che si racconta nel libro edito da Sperling & Kupfer, intitolato Io sono bella. La leggerezza non è una questione di peso, presentato nei giorni scorsi al Giffoni Film Festival. Da vittima di bullismo a star hollywoodiana al fianco di attori come Willem Defoe in Siberia di Abel Ferrara presentato lo scorso febbraio a Berlino, e di Kevin Spacey in Gore di Michael Hoffman (non ancora uscito per lo scandalo #metoo in cui è coinvolto l’attore di House of Cards). Nota anche sul piccolo schermo nel ruolo di coprotagonista nella serie di Fox Extravergine e a teatro per il musical La fabbrica di cioccolato. Oggi, a 35 anni, Stella, nata a Savona e cresciuta nel cuneese tra Ceva e Mondovì, ha imparato a «fregarsene» di quello che pensano gli altri. Ed è un punto di riferimento per le vittime di attacchi legati all’aspetto esteriore. Ma il suo cielo non è sempre stato stellato.
Qual è la difficoltà più grande che ha incontrato?
«Superare i giudizi altrui. Agire sull’amor proprio e non sulla bilancia è una chiave che la società non dà come opzione: la mentalità imposta da riviste di moda, tv e social è che se hai un chilo in più, un centimetro di altezza in meno, un certo colore della pelle o una deformazione fisica sei da rifare. Con la chirurgia estetica. Ciò è sbagliatissimo, e credo che famiglie e scuola dovrebbero fare uno sforzo in più per indirizzare i ragazzi verso riflessioni più profonde nei confronti del prossimo».
C’è discriminazione verso le persone curvy nel mondo dello spettacolo?
«Pensateci un attimo, vi viene in mente il nome di un’attrice famosa italiana curvy? Mm, a me no. E di attori? Ce ne sono, Giuseppe Battiston, Stefano Fresi, Nicola Nocella… È innegabile che ruoli da protagonista nel cinema per le donne plus size sono difficili da trovare: è così, il corpo della donna viene presentato in modo più impietoso rispetto a quello dell’uomo. In più mi sono scontrata con una realtà dura, dove i ruoli di protagonista vengono dati in modo scontato a una tipologia di attrici diverse dalla mia, cioè magre. E non c’è un reale motivo, a meno che lo imponga la trama. Ma qualcosa pian piano sta cambiando».
Ha subìto discriminazioni sul lavoro?
«Direttamente no, ma mi è capitato di fare un provino o un’audizione a teatro, essere esclusa e poi scoprire che era stata scelta un’attrice magra. Ed è triste. Già i ruoli per le donne sono meno di quelli per gli uomini, in più per le attrici come me le possibilità sono ancora più limitate».
E nella vita privata?
«Nel privato sì, molte, e ne parlo nel libro, dove ci sono anche delle storie divertenti legate al mondo di Tinder (app d’incontri, ndr). È stata dura. Quando non mi amavo, la mia bassa autostima si riversava anche nei rapporti più intimi: volevo la luce spenta, evitavo di mostrare delle parti del mio corpo. Ho vissuto episodi forti e commoventi che oggi guardo con tenerezza. I viaggi mi hanno aiutato e aperto gli occhi: ci sono culture, in Africa e in India ad esempio, in cui la donna con le curve è molto apprezzata. E devo molto anche alla mia insegnante di recitazione di Los Angeles Gloria Gifford: lei mi ha fatto capire che ognuno di noi è unico e che il corpo è una risorsa. In più, il corso di burlesque che ho frequentato a Londra anni fa mi ha fatto sentire più sicura».
Com’è stato recitare con Kevin Spacey?
«È stato un sogno lavorare con attori come lui, Michael Stuhlbarg e Douglas Booth. Con Spacey ho girato un mese a Ravello: dal punto di vista umano è stata un’esperienza molto positiva, Kevin con me è sempre stato simpatico e gentile. Lo scandalo delle molestie è esploso dieci giorni dopo la chiusura del set. Spero tanto che il film possa uscire perché ci hanno lavorato centinaia di persone, e tutti stiamo pagando per quella bruttissima vicenda».
Ha mai subìto molestie?
«Due volte. Un regista, all’inizio della mia carriera, mi chiese di spogliarmi durante un provino e non era previsto. Ha molto insistito, ma io ho rifiutato e ho avvisato il mio agente. La seconda volta, uno speaker radiofonico affermato, millantando di avere contatti importanti nel teatro, ha provato a mettermi le mani addosso, ma mi sono defilata. Grazie al #metoo oggi questi casi vengono denunciati subito».
Ha girato una scena di nudo con Defoe, com’è andata?
«Quella scena, in Siberia, era in forse fino all’ultimo. Poi un giorno nel mio camerino arriva Defoe che, con la sua dolcezza e la sua eleganza, mi dice: "Balleremo insieme in uno stato di grazia e tu sarai nuda". Eravamo in una grotta, al fresco, a piedi nudi sui sassi. È stato meraviglioso. L’ho vissuto come una catarsi, ho tolto tutti i veli fisici e mentali, un riscatto. In quel momento ho avuto la conferma che ero stata scelta nel cast per me stessa, con tutte le caratteristiche fisiche e mentali. E andavo bene così».
Come si fa sfatare i tabù?
«Bisogna parlarne e rompere i pregiudizi come quello che una persona curvy sia pigra. Io faccio mille cose, molte di più delle mie amiche magre».