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 2020  agosto 20 Giovedì calendario

L’annata è super ma lo champagne non brinda

Alle feste di Madame de Pompadour non doveva mai mancare, gli invitati si divertivano così tanto al suono dei quei “saute-bouchon”, quei tappi che saltavano. Se fu lei, l’amante di Luigi XV a portarlo a Versailles non è chiaro, così come la leggenda sulla coppa disegnata sul suo seno – o era quello di Maria Antonietta? – ma che lo champagne, adorabile invenzione francese tutta bolle, iniziò a partire dall’Ottocento a essere associato alla gioia di vivere è una certezza.
Non stupisce dunque che dopo mesi di pandemia, con la riduzione o il divieto di celebrazioni e feste, di champagne nel 2020 se ne sia venduto il 30% in meno. Ben 100 milioni di tappi non saltati per una perdita di 1,7 miliardi di euro. Il peggior crollo di sempre: la crisi del 1974, con meno 15% di vendite, ora sembra un miraggio. A denunciarlo è il Comité Champagne, un consorzio che riunisce 16.100 viticoltori e 360 case vinicole della Champagne. I rappresentanti si sono appena incontrati per definire le misure per affrontare la crisi e hanno abbassato a 8 tonnellate per ettaro la quantità di uva che potrà essere destinata alla produzione di champagne nel 2020, equivalente a una produzione di 230 milioni di bottiglie. L’anno scorso il rendimento era stato fissato a oltre 10 tonnellate all’ettaro: il risultato era stato una produzione di 300 milioni di bottiglie per un giro di affari di circa 5 miliardi di euro.
«È il crollo più grave rispetto alle crisi precedenti, un record storico per noi ma la Champagne è organizzata e adattare il livello di produzione lo dimostra – così Thibaut Le Mailloux, direttore comunicazione Comitè Champagne – Va precisato però che non è la domanda di champagne che è venuta meno ma la possibilità di avere accesso allo champagne nei tanti luoghi chiusi a causa del Covid». «L’uva che non sarà usata per lo champagne viene raccolta e utilizzata per altri tipi di vinificazioni o addirittura per i distillati – spiega Alberto Guidorzi, agronomo – mettere dei limiti sul metodo champenoise serve a non saturare il mercato».
Il 2020 sarà comunque per gli amanti dello champagne un anno da ricordare, come racconta Le Mailloux: «La vendemmia che è iniziata il 17 agosto, con un anticipo due settimane rispetto alla media, promette bene. L’inverno secco e l’estate molto calda hanno creato una condizione ideale per la costruzione di una complessità aromatica, ci aspettiamo bottiglie particolarmente raffinate».
Una notizia che fa ben sperare i tanti appassionati italiani che nel 2019 hanno acquistato 8 milioni di bottiglie di champagne, un +12,7% rispetto agli anni passati, e hanno contribuito a fare dell’Italia il quinto mercato al mondo per le esportazioni di champagne francese dopo gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Giappone e la Germania. «I gestori di enoteche ci hanno confermato che durante il lockdown gli italiani hanno continuato a bere champagne, un dato che li conferma grandi estimatori delle bollicine francesi», conclude Domenico Avolio, direttore bureau du champagne Italia.