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 2020  agosto 19 Mercoledì calendario

Biografia di Jill Tracy Jacobs Biden

La notte di Jill, «l’insegnante». Jill Tracy Jacobs Biden, moglie del candidato presidente e possibile First Lady americana, ieri ha chiuso la seconda giornata della Convention democratica. Un compito difficile dopo l’intenso discorso di Michelle Obama, lunedì 17 agosto.
Jill, 69 anni, è nata a Hammonton, nel New Jersey. Leggendo la sua autobiografia Where the light enters, Dove entra la luce, (Flatiron Books, 2019) si scopre che c’è anche un po’ di Italia nella sua storia. Il suo trisnonno si chiamava Giacoppa, poi diventato Jacobs, quando sbarcò prima della Seconda Guerra Mondiale, come milioni di altri immigrati, a Ellis Island, New York. Nei ricordi di Jill si mescola «l’odore del pane tostato all’italiana», il nonno che diceva «qui finisce a tarallucci e vino». La ritroviamo cinquant’anni dopo, nel 2008, mentre corregge i compiti degli studenti nella piccola cabina dell’Air Force 2, l’aereo riservato al vice presidente. Jill ha conosciuto il futuro marito nel 1975. Aveva appena divorziato da Bill Stevenson. Ecco il suo racconto: «Come ha avuto questo numero? Queste furono le prime parole che scambiai con l’allora senatore Joe Biden. Era il marzo del 1975». Biden l’aveva notata in un tabellone pubblicitario all’aeroporto di Wilmington. Jill aveva posato per la promozione di un parco.
In questi giorni Stevenson, 72 anni, si è fatto vivo con il New York Post, rivelando che Jill, in realtà, lo aveva tradito con il Senatore del Delaware, «già nel 1974». Jill finora ha scelto di far scivolare tutto, anche le accuse di molestie sessuali rivolte al marito da Tara Reade, un’assistente del senatore nel 1993. Vedremo se potrà farlo anche nelle prossime settimane, quando lo scontro con Donald Trump diventerà aspro, feroce.
Il suo messaggio è semplice. I valori cardine, alla fine, sono «la famiglia, l’amore, i legami reciproci». L’America deve tornare a essere «una grande famiglia» dove la solidarietà prevale sulle divisioni, perché, e peschiamo ancora da Where the light enters, «Noi siamo distrutti, siamo feriti, ma non siamo da soli. Noi camminiamo mano nella mano tra le avversità e i rovesci, e quando non siamo in grado di camminare, possiamo farci aiutare. Questo è il momento in cui entra la luce». Come Michelle, Jill non entra nel campo delle proposte concrete. Ma sarebbe un errore sottovalutare la sua esperienza politica. Ha cominciato nel 1978 a seguire le campagne elettorali di Joe. All’inizio tremava all’idea di fare una chiacchierata con un estraneo per strada, ma poi si è abituata a parlare davanti a migliaia di persone. Nel 2008 ha sorpreso tutti quando si è scoperto che aveva voluto continuare a insegnare. «Mi cambiavo nel bagno del Northern Virginia Community College. Mi infilavo un vestitino da cocktail e le scarpe con i tacchi alti per correre a un ricevimento alla Casa Bianca».
Jill ha conseguito due Master e un dottorato, specializzandosi in lingua e letteratura inglese, «studiando di notte per quindici anni», mentre costruiva la sua famiglia con i figli di Joe, Hunter e Beau (morto poi nel 2015 per un tumore al cervello). Ad Ashley, l’unica figlia nata dall’unione con l’ex vice presidente, ha sempre ripetuto l’altro suo dogma: «Le donne devono essere autosufficienti sul piano economico. Sempre».