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 2020  agosto 19 Mercoledì calendario

Fine del superdollaro negli scambi globali

 L’euro non è mai stato tanto vicino come lo è oggi a soppiantare il dollaro dal vertice delle valute di scambio e di riserva sulla scena globale. L’avvicendamento tra le due monete, già predetto più volte in passato, ma mai avvicinato nelle trattative finanziarie, sembra oggi più possibile che mai, a causa dell’incrocio di fattori contingenti e di tendenze dli lungo termine che lo stanno rendendo possibile. Il terreno di battaglia è quello del coronavirus, per il quale gli Stati Uniti hanno messo in campo una risposta tardiva e inefficiente, che ora rischia di affossare l’economia per un periodo molto più lungo rispetto alla comunità europea. Il Tesoro e la Fed sono impegnati in interventi tampone. 
Per converso l’euro, rafforzato dall’unità di intenti in campo finanziario finalmente espresso da Bruxelles, si sta delineando come una valuta in corso di espansione, sempre più accettata come forma di pagamento nelle transazioni commerciali, e sulla quale i fondi sovrani internazionali puntano con entusiasmo. L’evidenza è in un recente rapporto della Bank of Russia, dal quale si capisce come il passaggio sia in pieno corso in Russia. L’anno scorso la Rosneft ha deciso di trasferire dal dollaro all’euro tutti i contratti di esportazione dei suoi prodotti energetici. Il risultato è stato che la Cina, prima tra i suoi clienti internazionali, ha spostato l’ago della bilancia con uno scarto brusco.

IL SORPASSO
All’inizio del 2018 il 90% dei pagamenti riscossi dall’export russo nel resto del mondo era denominato al 90% in dollari. Nell’aprile del 2019 c’è stato il sorpasso della valuta comunitaria, che alla fine del primo trimestre del 2020 si è assestata al 50,8% dell’export russo, mentre il dollaro ha ripiegato a quota 33%. Mosca è determinata a tagliare i ponti con il biglietto verde. Si vede anche dalla crescita del ruolo che il rublo (+15%) ha avuto nel corso dell’ultimo anno, grazie alla denominazione dei contratti di esportazione soptrattutto verso l’India.
Su scala globale la divisa americana è ancora di gran lunga dominante, perché vanta una fetta pari all’87% delle transazioni di scambio commerciale tra i paesi. L’erosione di questa quota è però un fenomeno in pieno corso di sviluppo in questi giorni, e produrrà un’alterazione nei consuntivi di fine anno. L’ex amministratore della Bridgewater Ray Diallo parla da mesi di questa ipotesi: la recessione indotta dal coronavirus secondo l’investitore-filantropo causerà chiusure a catena nel settore industriale degli Usa, e costringerà il governo ad una difesa a riccio per limitare i danni economici e quelli dell’instabilità sociale. L’effetto sarà una disaffezione crescente rispetto alla solidità della sua moneta. 

LE RISERVE
La previsione più sinistra è quella di Stephen Roach, ex chairman di Morgan Stanley Asia, secondo il quale il dollaro cadrà del 35% rispetto alle altre valute internazionali. Questa dinamica è già visibile nella variazione delle riserve in dollari giacenti all’estero: la moneta statunitense sta perdendo l’immagine di valuta di riserva per eccellenza presso le banche centrali di diversi paesi al mondo. Le giacenze in dollari sommano ancora il 60%, contro il 20% di quelle in euro. Ma anche queste percentuali sono destinate a cambiare rapidamente, e il recente scatto in avanti nelle trattative dell’oro sarebbe un indicatore della mancanza di fiducia dei grandi investitori rispetto alla divisa statunitense. Gli asset manager delle grandi banche e delle istituzioni finanziarie stanno puntando scommesse sulla perdita di valore della moneta, come ha documentato recentemente l’agenzia di stampa Bloomberg. Dall’inizio della crisi del Covid 19, l’indice del dollaro, scambiato a New York nel mercato dei futures, è sceso del 10%, e si trova oggi molto vicino alle quotazioni del 2018. Nello stesso tempo quello dell’euro è salito quasi del 10%, a conferma che è assai concreto un fenomeno di travaso diretto tra le due valute.