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 2020  agosto 18 Martedì calendario

Periscopio

Se mi volgo all’indietro, rimpiango Paolo Baffi, governatore della Banca d’Italia. Era il simbolo della dedizione al bene pubblico. Con Mario Monti proposi che fosse nominato senatore a vita. Un riconoscimento che gli fu negato. Ricardo Franco Levi, presidente degli editori di libri (Aie) (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Milano non è una città italiana. Tutte le città italiane sono delle città esclusive. Fiorite all’interno delle proprie mura. E l’Italia è null’altro che l’unione dei suoi tanti comuni. Tu non diventerai mai pisano, perugino, genovese, napoletano, se non sei nato in quelle città. Viceversa, milanese si può solo diventare. Luca Doninelli, scrittore (Luca Mirenzi). Huffington Post.

Il mio piano per lo sviluppo della Rai era di 62 pagine, che poi diventeranno 83 e infine carta da macero. Era il tanto atteso «disegnino» preteso dalla presidente Maggioni. Che, a tempo debito, lo appallottolerà, tirandolo con un calcetto nel cestino. Carlo Verdelli, Roma non perdona. Feltrinelli, 2019.

Francesco Cossiga, morto dieci anni fa, per cinque anni se ne stette a cuccia al Quirinale, rispettoso del mandato costituzionale, rigoroso osservante della norma, per non ripetere le fuoriuscite dal protocollo del suo predecessore fumantino Sandro Pertini. Poi, dopo la caduta del Muro e prima che il Pci si suicidasse, Cossiga cominciò a dar di matto. Picchiò duro sui pregiudizi fradici su cui si fondava la Repubblica consociativa e partitocratica. Marcello Veneziani. LaVerità.

Penso a un altro governo, sempre con Conte premier, ma con nuovi ministri perché credo che sia inevitabile. Ogni partito deve mettere in campo i migliori: non necessariamente tecnici; persone che abbiano una storia alle spalle, che abbiano gestito organizzazioni complesse. Vale per i 5 Stelle, ma anche per il Pd. Beppe Sala, sindaco di Milano (Aldo Cazzullo). Corsera.

Il trucco di Veronica Grassi è frullare il vero con il falso, il verosimile con il simile. Millantare con astuzia. La Grassi, nel genere, sa di essere una fuoriclasse. Giornalista di scrittura modesta, ma con una diabolica capacità di stare nell’intrigo, e intrigare. Aldo Cazzullo e Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.

Varlam Salamov (autore dei Racconti della Kolyma) era stato un testimone oculare e una vittima delle conseguenze ultime del terrore sovietico. Morì nel 1982, cieco e impazzito dopo aver narrato l’inferno concentrazionario della Kolyma. Lassù, negli anni 30, veniva sperimentata la «riforgiatura» su scala di massa dell’uomo sovietico a 50 gradi sotto zero con regole di lavoro forzato che imponevano di scavare tra ghiacci e fossili nelle miniere d’oro. Fucilazioni ogni notte con tamburi, torce fumanti, fanfare. Alberto Ronchey e Pierluigi Battista, Il fattore R. Rizzoli, 2004.

Si dice che con la globalizzazione tramontano i partiti e prevalgono i poteri forti. Non è vero. Non è per la globalizzazione, che è un processo inarrestabile, ma per la finanziarizzazione dell’economia, che è la vera peste del Terzo millennio. Inoltre, la finanza controlla l’80% dell’informazione dando vita così a un intreccio di potere fortissimo. Paolo Cirino Pomicino, ex ministro Dc (Maurizio Caversan). LaVerità.

Mario Cervi per trent’anni è stato al Corriere della Sera. Quando i fumi sessantottini avvolsero Via Solferino, se ne andò con Indro Montanelli per fondare il Giornale. Accadde nel 1974 e nessuno dei due era di primo pelo. Indro aveva 65 primavere e Mario, sia pure minore di 12 anni, aveva già i capelli grigi. Poi quei capelli gli sono diventati candidi da sembrare una matassa di cotone sotto il sole. Mario Cervi (Giancarlo Perna). Libero.

Nel ’74, anno della strage dell’Italicus, abitavo a Bologna sopra Palazzo Isolani, dove c’è la scala elicoidale del Vignola. Più tardi, lì verrà ad abitare anche Abbado. Arrivò la notizia dell’attentato alla stazione e, come sempre, all’inizio non si capiva bene dove e come. Un po’ come quando uccisero Moro: ero al ristorante con Renato Zangheri, all’epoca sindaco di Bologna, quando il cameriere si chinò verso il nostro tavolo e disse: «Perdonatemi, hanno ucciso l’onorevole Moro». Flavio Caroli, storico dell’arte (Roberta Scorranese). Corsera.

Il giornalismo è cambiato completamente. Oggi non è più la carta il veicolo dell’informazione e le comunicazioni sono rapidissime. La verità del momento non dura più 24 ore, ma un minuto. E non è più necessario andare nei posti: al giornalista non manca certo una grande quantità di documentazione (tra social media, film, libri) ma quel che gli mancano è l’esperienza sul campo, il tatto, gli odori, i caratteri. L’impero giornalistico che ha resistito dalla metà dell’Ottocento agli ultimi decenni del Ventesimo secolo è come tracollato. Bernardo Valli, inviato speciale internazionale (Simonetta Fiori). la Repubblica.

Ho conosciuto Guglielmo Marconi perché mio padre era chimico e frequentava la società scientifica dell’epoca. Di alcuni scienziati era diventato grande amico: non solo del promettente Giulio Natta, che avrebbe poi vinto il Nobel nel 1963, ma anche di Marconi. Ci vedevamo d’estate in Val Gardena, era con sua figlia Elettra e con la seconda moglie Cristina, per poterla sposare si era rivolto al Papa. Era un conversatore brillantissimo. Marida Recchi, 102 anni (Aldo Cazzullo). Corsera.

La filosofia analitica è soprattutto ricerca del rigore e della chiarezza. La sua virtù è essenzialmente metodologica. Ma il rigore non può essere tutto. Ricordo che a Pittsburgh ascoltai una conferenza noiosissima in cui si faceva sfoggio di rigore analitico. Alla fine Nicholas Rescher, che sedeva al mio fianco, sussurrò ironicamente: «Dopo questo spiegamento di artiglieria la mosca è stata uccisa, però era solo una mosca!». Evandro Agazzi, filosofo (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Feci uno spettacolo a teatro con Sandra. Raimondo Vianello ci disse che eravamo bravissimi e dovevamo fare una tournée di 5/6 anni in giro per l’Italia: «Così io mi libero di lei». Era un comico eccezionale. Pippo Baudo, presentatore tv (Renato Franco). Corsera.

Dopo i 50 anni è quasi impossibile dimagrire. Con l’età infatti si riduce il metabolismo basale, cioè le calorie che consumiamo anche dormendo. A riposo, respiriamo in media 12 volte al minuto. Ogni respiro emette 9 milligrammi di carbonio. Un chilo di grasso che vorremmo eliminare contiene 767 grammi di carbonio. Anche se digiuniamo, il nostro corpo impiega 5 giorni per bruciarlo. Dario Bressanini, dietologo (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Il cinico sta allo scettico come l’ateo all’agnostico. Roberto Gervaso.