Corriere della Sera, 18 agosto 2020
Quali garanzie dà il vaccino cinese?
1 Dopo i russi anche i cinesi hanno registrato il loro vaccino contro il coronavirus, l’Ad5-nCoV sviluppato da CanSino Biologics. Siamo di fonte a una svolta?
«Sarebbe bello, ma non esistono dati di efficacia dal momento che è appena terminata la fase 2, quella che estende i dati di immunogenicità e valuta i dosaggi più adeguati. La fase 3, quella che valuta l’efficacia e la sicurezza su migliaia di persone, secondo l’annuncio dei cinesi, è appena iniziata» spiega Sergio Abrignani, immunologo, ordinario di Patologia generale all’Università Statale di Milano.
2 Ci sono studi scientifici pubblicati su questo vaccino?
«A differenza di quello russo, i risultati di una buona risposta immunitaria indotta da questo vaccino su circa 500 volontari sono stati pubblicati in un articolo scientifico sulla rivista The Lancet a fine luglio».
3Quali sono le caratteristiche di questo vaccino?
«Il vaccino di CanSino utilizza l’adenovirus di tipo 5 del comune raffreddore per introdurre l’informazione genetica del nuovo coronavirus nelle cellule umane, con istruzioni per produrre solo alcune delle sue proteine e generare una risposta immunitaria contro la proteina Spike del Sars-Cov2».
4 Ci sono dei limiti?
«La maggior parte di noi nella vita ha incontrato adenovirus, che causano raffreddori e banali malattie alle vie aeree superiori e molti conservano una buona memoria immunitaria contro questi virus. Quindi è possibile che quando iniettiamo l’adenovirus difettivo il nostro sistema immunitario lo elimini, rendendo di fatto inefficace il vaccino, per questo in genere si tende ad evitare di usare adenovirus umani, come hanno fatto sia i russi sia i cinesi. Piuttosto si utilizzano adenovirus di altri primati. Il vaccino di Oxford e quello di Johnson&Johnson utilizzano adenovirus che infettano gli scimpanzé, ma sono a noi sconosciuti».
5 Quali sono gli studi sui vaccini più promettenti?
«Quelli più avanti, già in fase 3 sono il vaccino di Moderna che, come quello di BioNTech/Pfizer, si basa su Rna che contiene il gene della proteina spike del virus. Anche quello di Oxford che punta su vettori virali non replicanti è in fase 3. È importante però sottolineare che arrivare primi non vuol dire essere più efficaci. Anzi, sulla base dei dati pubblicati sulle risposte immunitarie indotte negli studi di fase 1, i vaccini che hanno indotto le più elevate concentrazioni di anticorpi neutralizzanti e buone risposte linfocitarie T nei soggetti adulti sani sono quelli basati sulla miscela di proteina spike ricombinante e un adiuvante. Per questi vaccini, le sperimentazioni di fase 3 inizieranno a gennaio, sono quindi indietro di sei mesi rispetto ai vaccini a Rna o con vettori virali ma, alla luce delle migliori risposte immunitarie indotte negli adulti sani, potrebbero funzionare meglio degli altri nei soggetti fragili quali gli anziani in cui è più difficile indurre buone risposte immunitarie».
6 Quando riusciremo ad avere davvero un vaccino?
«Se andrà tutto bene un vaccino a Rna o a base di vettori virali potremmo averlo in miliardi di dosi entro l’estate 2021. Quello a base di proteine ricombinanti entro la fine del 2021», conclude l’esperto.