la Repubblica, 18 agosto 2020
Bob Dylan e il polpettone sul mito delle origini
Da quando, il 27 marzo scorso, Bob Dylan lo ha diffuso sul web, si moltiplicano le sapienti interpretazioni di Murder most foul, L’omicidio più vile, il recitativo di 17 minuti che Dylan ha dedicato all’assassinio di John Kennedy.
Molto diverso dalle canzoni che gli hanno guadagnato il Nobel, questo è il poemone-polpettone di un artista “ormai” Nobel. E infatti da cinque mesi gira sempre meno nelle radio e sempre di più nelle accademie perché è la celebrazione del mito delle origini. Dylan torna agli Anni Sessanta come Garibaldi a Caprera, Wagner a Bayreuth… sino a Berlusconi ad Arcore. E, come Eliot recuperò in Terra desolata i classici, da Tiresia e i greci sino a Dante, così Dylan recupera i classici del periodo magico in cui tutto prese forma, la nuova musica, la nuova sinistra, l’Affluent Society, l’Uomo a una dimensione… il suono primigenio del suo e nostro stare al mondo, l’esplosione della luminosissima America che, nella nostra visione eliodromica, è il punto dove si trova l’Occidente, il luogo di rigenerazione del mondo malato. Blowin’in The Wind esce nel 1963, lo stesso anno della morte di Kennedy che è appunto il Murder most foul, frase shakespeariana non solo perché la pronunzia lo spettro in Amleto, e la riprende poi il cinema di Agatha Christie, ma pure per le tre streghe di Macbeth: «fair is foul, foul is fair, il giusto è sbagliato, lo sbagliato è giusto». La prosa di Dylan non è facilmente traducibile a partire dalla parola “foul” che è vile, disgustoso, terribile, lurido, nauseabondo, brutto, cattivo … Ed è anche il fallo, quello commesso nello sport. Il recitativo, su cui si stanno accanendo i “Dylan studies” con commentari, curiosità erudite, nessi da cogliere, semina infiniti rimandi e giochi interpretativi come in un’affascinante enigmistica pop. Si comincia con il giorno dell’infamia che qui è il 22 novembre 1963 a Dallas e per Roosevelt era stato il 7 dicembre 1941 a Pearl Harbor. Ci sono i Beatles, il cui viaggio in America avverrà nel 1964. Ma Dylan cita anche Ferry across the Mersey, il brano di Gerry and the Pacemakers… Ci sono i raduni di Woodstock e Altamont, ma anche i Blackface Singers, cantanti bianchi che si dipingevano il volto di nero.
Canzoni, canzoni, canzoni, e cinema, Marilyn, la limousine nera dove Kennedy è Wolfman Jack, un famoso dj… Dylan consegna agli storici il manifesto di una mitologia che in Italia può facilmente diventare Alberto Sordi, – «macarone mo te magno» – perché l’enigmistica è superanglosassone.
Perciò sarebbe bello se ci provasse qualche italiano a raccontare-cantare, che so?, il ’78 dell’assassinio di Moro, mentre morivano due Papi e venivano eletti Wojty?a e Pertini, con le canzoni di David Bowie, i Queen e… Rino Gaetano. Non illudetevi, amici fan di Bob Dylan: i miti si consegnano agli storici. Il Rinascimento lo inventarono Jacob Burckhardt, Aby Warburg, Bernhard Berenson, Erwin Panofsky, Ernst Gombrich … Cantare è bello, ma non basta.