la Repubblica, 18 agosto 2020
La sanatoria degli irregolari chiude a quota 200mila
Di braccianti sottratti ai caporali poco meno di 30.000, albanesi soprattutto e poi marocchini, indiani, pachistani. Come si prevedeva è stata la sanatoria di colf e badanti, oltre 176.000, l’85 per cento dei lavoratori in nero che il provvedimento fortemente voluto dalle ministre Bellanova, Catalfo e Lamorgese è riuscito a far emergere in due mesi e mezzo.
Poco più di 200.000 domande, un risultato deludente rispetto alla platea dei circa 600.000 irregolari, meno dei 250-300.000 che erano nelle previsioni. E d’altra parte il provvedimento ( che si poneva come obiettivo principale quello di regolarizzare i lavoratori dei campi) era limitato ai settori del lavoro domestico e dell’assistenza alla persona, agricoltura e pesca, Con modalità giudicate troppo onerose dai datori di lavoro. È per questo che la ministra delle Politiche africole Teresa Bellanova, comunque soddisfatta del risultato, pensa già ad un piano triennale di regolarizzazioni questa volta ampliato ad altri comparti sul quale sarà difficile trovare le convergenze politiche.
«Oltre duecentomila persone, uomini e donne, sottratte all’invisibilità e restituite alla dignità e regolarità dei rapporti di lavoro, e circa 13mila cittadini stranieri che, da oggi, potendo contare su un permesso di soggiorno regolare, possono trasformarlo in permesso di lavoro regolare – dice Bellanova – Un percorso che adesso dovrà necessariamente proseguire anche con il Piano Triennale contro il caporalato, con la piattaforma che agevola l’incrocio trasparente domanda e offerta di lavoro, e l’offerta integrata di servizi a partire dal trasporto».
La sanatoria, dopo quelle del 2002, 2009 e 21012 ( che portarono complessivamente alla regolarizzazione di oltre un milione di stranieri) è stata l’occasione per quasi 140.000 datori di lavoro italiani di offrire un regolare contratto a colf e badanti doprattutto provenienti da Ucraina, Bangladesh e Pakistan. E se Milano, Napoli e Roma sono state le tre città in cui sono state avanzate domande per il lavoro domestico, i 30.000 braccianti regolarizzati lavorano nei distretti agricoli di Caserta, Ragusa e Latina.