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 2020  agosto 18 Martedì calendario

Storia delle riviste di fotoromanzi

Ha fatto felici generazioni di lettori e decine di editori, se è vero che le 100 mila copie vendute in meno di una settimana dalla rivista Grand Hotel nel dopoguerra non erano un’eccezione. In quegli anni, anzi, l’Italia è incredibilmente in testa alle classifiche dei lettori d’Europa, grazie a un genere da sé inventato e fatto di riviste come Sogno, Grand Hotel, Dolce Vita, Bolero Film, Festival, Nous Deux.
Con milioni di copie vendute – erano ancora nove negli anni Settanta –, divise in vari generi: cineromanzo, fotoromanzo politico (Noi Donne, 150 mila copie nel 1949), oppure cattolici, come la storia fotoromanzata delle sante di Famiglia Cristiana. Ne scrisse persino uno Cesare Zavattini, mentre Vittorio Gassman usava i fotoromanzi per sovvenzionare il teatro e per tantissimi attori è stato un trampolino per il cinema: da Isabella Ferrari a Massimo Ciavarro, da Andrea Occhipinti a Laura Antonelli, da Francesca Dellera alla Lollobrigida. E allora si fa presto a schifarlo, come faceva il Pci, o “guardarlo come un nano in metropolitana o un merlo albino”: bisognerebbe invece ricordare che è stato fondamentale “per l’evoluzione culturale dell’Italia”, come scrive Silvana Turzio nel libro Il fotoromanzo. Metamorfosi delle storie lacrimevoli, (Meltemi), diventando strumento di emancipazione per le donne, magari quelle semianalfabete e con pochi spazi di socialità. E proprio per questo, forse, in questa estate di covid-19 la casa editrice Sprea ha deciso di rimandare in edicola la storica Sogno, nata nel 1947, con due foto romanzi integrali, uno con Sophia Loren, l’altro, Amo un cacciatore di farfalle, con Franco Gasparri e Claudia Rivelli. Bilancio felice dopo quattro numeri: “Non piace solo ai nostalgici, riceviamo tantissime lettere di giovani ragazze”, spiega Mario Sprea, direttore; mentre un lettore racconta di quando addirittura da ragazzi si andava nei paesi spacciandosi per consulenti della Lancio (editore specializzato) in cerca di nuovi volti solo per rimorchiare. Chi tra gli attori della tv ancora pratica questo genere, come Barbara Chiappini, parla di un clima “operoso e sereno, senza ansia da auditel”. Già, perché il fotoromanzo non è mai morto: secondo Turzio, vende 250 mila copie in Italia e di più all’estero. Alla faccia di Instagram. O forse proprio perché è stato il primo social network.