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 2020  agosto 17 Lunedì calendario

Brexit, un’incognita e più certezze sul debito europeo

La Gran Bretagna ha ancora un piede nell’Unione Europea. Con il referendum del 2016 la maggioranza dei suoi cittadini ha votato per l’uscita; ma era stato deciso che prima di sciogliere definitivamente gli ormeggi l’isola britannica avrebbe negoziato con il continente, entro il 31 dicembre del 2020, nuovi accordi per regolare soprattutto i reciproci rapporti commerciali. In attesa di quel giorno Londra è ancora nel Mercato Unico e vorrebbe continuare a restarvi anche dopo la fine dell’anno, ma senza osservare le condizioni previste dal Trattato originale e in particolare il divieto degli aiuti di Stato alle aziende nazionali. Il divieto garantisce un mercato in cui i principi della libera concorrenza vengono scrupolosamente osservati e dovrebbe piacere a un Paese che ha una lunga tradizione liberista. Ma non piace a quella corrente nazionalista del partito conservatore che ha sempre combattuto gli europeisti della società britannica e a cui il primo ministro Boris Johnson, in questo momento, non può voltare le spalle.
Questo non è il suo solo grattacapo. Fino a quando nella Casa Bianca vi è Donald Trump (un presidente che detesta l’Ue e che, per favorire la Brexit, promette agli inglesi le fertili praterie commerciali del mercato americano) Johnson può permettersi di prendere in considerazione la prospettiva di un divorzio dall’Europa ancora più definitivo di quello celebrato il 23 giugno 2016.
Ma se il presidente sarà un democratico, Joe Biden, che era contrario alla Brexit, la situazione sarà alquanto diversa.
Aggiungo un ricordo personale. Nella fase che ha preceduto il referendum parecchi uomini politici ritennero che bisognasse incoraggiare gli inglesi a restare nella Ue con qualche concessione. Fra quelle più simbolicamente importanti vi fu la rinuncia a una frase che figura in molti documenti fra gli obiettivi perseguiti dall’Ue. La frase era, in inglese, an ever closer Union, una Unione sempre più stretta.
Nelle scorse settimane l’Unione Europea è diventata più stretta quando i suoi membri, durante il loro ultimo vertice, hanno deciso di prendere denaro a prestito collegialmente, per le esigenze della Ue, sui mercati finanziari internazionali. Era nato il «debito comune», un decisivo progresso verso l’esistenza di una sovranità europea. Come ha ricordato Gideon Rachman sul Financial Times del 4 agosto, se la Gran Bretagna fosse ancora nel club europeo, Londra si sarebbe servita del veto per impedirlo.