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 2020  agosto 15 Sabato calendario

Fred Bongusto, quella rotonda rimane sul mare

Nell’agosto del 1964 non c’è litorale italiano, pista da ballo o night club dove non ci si abbarbichi alle note struggenti di “una rotonda sul mare / il nostro disco che suona / sento gli amici ballare / ma tu non sei qui con me”. Il primo tormentone dell’estate, così verrà ricordato, è cantato da Fred Bongusto che, proprio con questo brano, non più giovane – ha già 29 anni – diventa simbolo di una stagione unica, ma ormai quasi al tramonto. Nell’Italia del boom, quella che Italo Calvino definirà” la belle époque inattesa”, sei anni di corsa frenetica al benessere iniziati nel 1958, Fred Bongusto è un ragazzo del Sud. Con tutto il carico di aspettative e frustrazioni che questo comporta. Nato a Campobasso, allora Abruzzo e solo qualche anno dopo Molise, da una famiglia piccolo borghese che lo vorrebbe avvocato o medico o professionista di un qualche tipo, per lui «tentare la fuga verso la grande città era l’unica alternativa al farsi fagocitare dal dolce far niente dei giovani vitelloni di felliniana memoria allora tanto numerosi nella provincia italiana», racconterà il manager e amico di infanzia Ludovico Socci in un numero monografico dedicato al cantante dalla Ricordi nel 1982. «Parlava con gratitudine del padre Giuseppe, originario di Monte di Procida, militare morto in Grecia nel 1942 che gli aveva lasciato in eredità l’amore per la musica, ed era legatissimo alla sua terra, ma se ne era voluto andare per mettere alla prova il talento musicale. Voleva dimostrare che ce l’avrebbe fatta, che non era una follia seguire un sogno. La provincia gli stava stretta, ma non poteva farne a meno. È per questo che nonostante la vita pazzesca di quegli anni tornavamo sempre nella campagna molisana, a Vinchiaturo, dove Fred aveva comprato una casa», spiega oggi Blyth Barrymore Bongusto. Blyth è la figlia avuta dalla moglie di Fred, “Gaby”, l’attrice Gabriella Palazzolo, durante il precedente matrimonio con il divo americano John Drew Barrymore e dal cantante riconosciuta e amata come propria. Persino la storia di questi intrecci affettivi a cavallo tra Campobasso e Hollywood ben si innesta nel quadro dell’Italia di allora, con lo sguardo già rivolto a un orizzonte più grande ( nel 1967 lui canterà di una certa Lola che voleva mangiare” spaghetti, pollo, insalatina e una tazzina di caffè a Detroit").
Blyth, da quando Bongusto è scomparso lo scorso 8 novembre, ha dato vita a una associazione di cui fanno parte personalità del mondo dello spettacolo e del giornalismo – da Gianni Minà a Zucchero Fornaciari, da Nico Fidenco a Edoardo Vianello a Marino Bartoletti – per promuovere la memoria dell’artista con alcune manifestazioni. La prima si è svolta nella” sua” Versilia qualche settimana fa con il crooner Mario Biondi sul palco a cantare Bruttissima, Bellissima e Toquinho in collegamento dal Brasile. Andarsene dal Molise per Fred Bongusto voleva dire agguantare il cambiamento del Paese e farlo con le forze a disposizione- Ovvero, a parte il talento, «il carattere volitivo, una grande personalità e una bella presenza che gli consentivano di dominare il palcoscenico, in più era un uomo colto» ricorda Gianni Minà, che con Bongusto ha condiviso una lunga amicizia iniziata alla Bussola, «ci aveva presentati nel 1968 Sergio Bernardini, il patron del locale» e proseguita con collaborazioni e svariate presenze dell’artista a Blitz.
La forza di volontà e il talento, oltre alle notti passate a cantare senza sosta nei night, rappresentano gli strumenti di un mestiere costruito con pazienza. Fred Bongusto non è un urlatore come Celentano, non è Mina che già furoreggia in tv, non è più giovanissimo come Gianni Morandi o Rita Pavone, insomma non appartiene né al travolgente e innovativo mondo beat, né alla rivoluzione rock dei cantautori politicizzati che dominerà gli anni a seguire. «Ha però il merito indiscusso, insieme a Bruno Martino, di aver introdotto lo swing nel nostro Paese», chiosa Minà. Mario Biondi, il crooner classe 1971 partito da Catania per scalare le classifiche internazionali, erede spirituale di Bongusto al quale ha fatto da spalla a fine anni ’80 a Taormina, lo racconta così: «Fred si poneva nel solco di Sinatra, Mel Tormé, Tony Bennett, aveva una modalità di cantare che poi è tornata in modo prepotente con Michael Bublé».
Nel 1963 arrivano i primi riconoscimenti: da Doce Doce a Malaga allo swing di Amore fermati sigla del programma Leggerissimo voluta da Gorni Kramer e Carlo Alberto Rossi e riproposta nell’ultimo Sanremo da Fiorello – accompagnato dall’orchestra della Rai con alla chitarra Adriano, il figlio di Bruno Martino, guarda tu il caso – per omaggiare il cantante molisano.
L’anno successivo, il 1964, sarà dirompente. Il successo di Una rotonda sul mare è un fuoco d’artificio in un Paese dove la società ha preso le distanze dal passato. Sull’Espresso Camilla Cederna fotografa il potere della” generazione dei giovani” che tra i 13 e i 20 anni consumano e producono mode. Il fatturato dell’industria discografica passa dai 18 milioni del 1959 ai 44 del 1969, i festival canori dai 90 del 1962 ai 119 del 1965. Le vendite di dischi vanno talmente bene da “costringere” gli stranieri a venire a patti con il nostro mercato e i nostri palcoscenici. È voglia di leggerezza e, pazienza se l’economia già incespica, gli italiani si immergono nelle ferie d’agosto con la stessa sventatezza con cui Vittorio Gassman – «grande amico di Fred, con il quale condivideva l’amore per gli studi classici e per il jazz», dice Minà che ospiterà entrambi in una puntata imperdibile di Blitz nel 1981 – sfreccia sulla sua Lancia Aurelia mentre gli amorazzi estivi, meglio se fedifraghi, trovano nel night il riparo necessario. Il cantante di Campobasso, con il suo romanticismo, è lì a fare da colonna sonora. Diventerà l’icona di una stagione che si porterà cucita addosso tutta la vita anche quando la stagione sarà chiusa per sempre. Nei ricordi di Blyth, allora ragazzina, Fred Bongusto era così anche nella vita: «Il primo ballo l’ho fatto con lui alla Bussola, cantava la Vanoni, erano i primi anni ’ 70. Non dimenticava mai il mio compleanno: ogni primo settembre mi regalava un animale, non solo cani, caprette, conigli, pony, una scimmia. I proprietari degli alberghi dove sostavamo in Versilia erano disperati perché si ritrovavano le bestie in camera, la capretta legata alla porta del bagno che belava».
Piaceva per quella voce «la cui morbidezza timbrica era unica nel panorama nazionale», spiega ancora Mario Biondi. Ma Fred piaceva anche per una bellezza a tratti démodé ( negli anni ’ 70 anche un po’ rischiosa con le camicie aperte a incorniciare certe catenine e quei doppiopetto in cerca di eleganza) e per la generosità che mostrava verso il pubblico: «Non lasciava un concerto senza aver parlato con tutti quelli che si facevano avanti, senza aver firmato l’ultimo disco, senza aver raccolto un dettaglio sulla storia del luogo. La sua curiosità era inesauribile», ricorda sempre Blyth. Un artista non catalogabile «sicuramente uno che sfuggiva gli stereotipi», aggiunge Minà. Quando arriverà la fine del miraggio, privato e collettivo, Fred non si farà prendere dal panico e andrà a cercare altre strade da percorrere. Lui stesso racconterà: «Nel 1967 ebbi la prima crisi, erano arrivati i Beatles e i complessi rock, la musica stava cambiando, e il mio momento sembrava passato, così ho iniziato a scrivere per il cinema». Sono quasi quaranta le colonne sonore realizzate dall’artista molisano per film come Il Tigre di Vittorio De Sica, Il divorzio e Oh Serafina di Lattuada, Malizia 2mila, Fantozzi contro tutti, Fracchia la Belva Umana. Poi guarderà oltreoceano instaurando collaborazioni importati con Toquinho, Vinicio De Moraes, Antônio Carlos Jobim. O sbarcando negli Stati Uniti: «Partimmo nel 1979 per Los Angeles dove Fred doveva incidere un disco con Don Costa ( l’arrangiatore di Frank Sinatra). Fummo introdotti da mio zio Lu, marito della sorella di mio padre John Barrymore, in un circolo del golf frequentato da Dean Martin, Rod Stewart, poi conoscemmo anche Dionne Warwick, Donna Summer», ricorda sempre Blyth. L’album di famiglia è lì a rammentare la stagione americana del cantante che però «non impazziva per tutto quello che accadeva nella cultura degli Stati Uniti – precisa Minà – aveva solo delle passioni che trasferiva nelle sue canzoni». Coerente con la propria storia resterà sempre fortemente ancorato, soprattutto nell’immaginario collettivo, allo spirito di un tempo reso immortale da una Polaroid.
In questi giorni la Rai, nel corso di “Techetecheté”, ha riproposto alcuni spezzoni del suo lavoro che ci consegnano un artista eclettico e dalla grande ironia. Il duetto con Minnie Minoprio del 1972 in cui cantano Quando mi dici così a parti invertite è storia di una bella tv che Bongusto ha continuato a nutrire insieme a Mina, Milva, Johnny Dorelli, Peppino di Capri, Vittorio Gassman, persino Ella Fitzgerald e Juliette Gréco. Tanto lavoro, tanto mestiere, tanti anni dopo il successo di Una rotonda sul mare che lui vedeva così: «Se un giorno verrò ricordato per certe canzoncine che parlano di mare e di amori estivi ne sarò orgoglioso. Possano i vostri figli cantare sempre una rotonda sul mare», era il 1982 e con queste parole concludeva il programma Buona sera con... su Rai2. Un testamento, ma anche un atto di umiltà del ragazzo del Sud che ce l’aveva fatta.