Corriere della Sera, 14 agosto 2020
Biografia di Dario Faini
Dario Faini è tre in uno ma non è un’offerta speciale. Compositore ascolano, 44 anni, ha appena annunciato un nuovo pseudonimo, Drd, ma continua a vivere la scena musicale come Dardust e con il suo nome di battesimo. Non soffre di personalità multipla, fa ordine e ogni nome ha un compito specifico. «Dario è autore e produttore che ha iniziato una quindicina d’anni fa con Irene Grandi», spiega. Sotto la sua penna (e i suoi mixer) sono passati Alessandra Amoroso e Emma Marrone, Giusy Ferreri e Cristiano De André, Levante e Jovanotti, per un totale di una quarantina di dischi di platino. Dardust invece è «il compositore, una sorta di esploratore musicale che unisce pianoforte ed elettronica». È colui che ha composto «Birth» nello studio islandese dei Sigur Rós e sta portando in teatro «Lost in Space», un percorso psichedelico tra i pianeti lontano anni luce dal Faini autore. Dardust però lo conosciamo anche come produttore di «Soldi», la canzone con cui Mahmood ha vinto Sanremo 2019. «Il problema è proprio quello – spiega —. Dardust era comparso in un ambiente non suo e bisognava fare ordine». Ecco quindi nascere quel Drd che è l’anima pop dell’artista e ha appena esordito con uno dei brani più suonati del momento, «Defuera» con Marracash («È la prima generazione rap e lo volevo perché è un solido»), Ghali («È la seconda generazione, capace di portare colori ed esotismo») e Madame («È la nuova generazione con un’identità vocale molto chiara e riconoscibile»).
Dalla miscela è nato un tormentone che non cede a ritmi troppo facili. Se in una canzone c’è la mano di Faini dopotutto lo si sente subito. «Con questo pezzo ho rischiato. È pop ma così contaminato che va oltre la stagionalità. Mi piace pensare che non abbia data di scadenza, che potrà essere ascoltato anche in autunno o inverno».
Come si diceva per qualcun altro, il rischio sembra far parte del suo mestiere, come quella volta a Sanremo nel 2019. «Mahmood è stata la più grande sorpresa della mia vita – racconta —. Ci presentavamo tra le Nuove Proposte e sapevamo che non avremmo mai vinto tra i Big, così ci eravamo sentiti liberi di esprimerci, senza pressioni. Poi però abbiamo vinto» (e qui ride). Questa idea di innovare e rinnovare ha toccato anche un’artista come Elisa. C’è Dario Faini (con Calcutta) dietro a «Se piovesse il tuo nome», il singolo estratto da «Diari Aperti», album che ha costituito una svolta per la cantautrice. «Lei dimostra che con 20 anni di carriera e una solida conoscenza della musica alle spalle si può sempre cambiare e mettersi in gioco con brani altrui... Però non le ho dato consigli sulla voce, come tecnica è la numero uno», conclude. Terza pagina riguarda Elodie. La sua ultima hit «Guaranà» e l’«Andromeda» portata a Sanremo 2020 hanno anche la firma di Dardust e traghettano l’artista dal pop classico a un urban un po’ più complesso: «È un’interprete molto contemporanea che però guarda al futuro, anche nell’estetica».
A Faini, Dardust e Drd piace rompere gli schemi ma non con il Covid. «Al memorial che farò ad Ascoli Piceno il 30 agosto con Mahmood e Elodie potranno esserci massimo 200 spettatori mentre nelle discoteche si assembrano migliaia di persone», dice, «Noi seguiamo le regole». Una frase che suona curiosa da parte di un artista che le regole, in realtà, è abituato a romperle.