la Repubblica, 14 agosto 2020
Un romano su dieci ha un’arma
Roma a mano armata. Non bastassero le santabarbara che puntualmente spuntano fuori ad ogni blitz, anche nei confronti di bande di medio calibro di rapinatori o spacciatori, o forse proprio per quello, cresce il numero dei romani che tiene in casa armi: uno su dieci.
Pesano le preoccupazioni da insicurezza percepita, calderone che ricomprende anche una infinità di suggestioni, amplificate dalla propaganda, una certa emulazione dello stereotipo americano che in quel Paese conta comunque 40 mila vittime all’anno, comprese le stragi nei campus. Insomma, può più la paura di un’aggressione, eventualità per fortuna remota per la stragrande maggioranza dei cittadini, che la considerazione del pericolo intrinseco rappresentato dal possesso di un’arma.
E fa riflettere a questo proposito lo scarto tra il numero di detentori e l’incidenza delle vittime nel nostro Paese. Siamo al quindicesimo posto per presenza di armi private e al primo nella classifica degli incidenti.
Qui, spesso, la detenzione è giustificata dalla pratica sportiva, comunque soggetta a restrizioni rigide sul trasporto e sulla custodia delle armi. E le tre tenute in casa dal nonno che con una sua Glock ha centrato con un colpo il nipote, causandogli la morte cerebrale, appartengono proprio a quel genere di arsenali. Armi acquistate regolarmente e tenute con il permesso delle autorità in casa o comunque in luoghi appositamente indicati.
Le indagini spiegheranno perché quella pistola avesse il colpo in canna e con quali accortezze il proprietario la stesse maneggiando, se, come ha raccontato, il colpo è partito proprio mentre la stava riponendo, preoccupato proprio dalla presenza in casa del nipote. Le norme prevedono indicazioni su come maneggiare l’arma e custodirla, ma sono ovviamente affidate alla perizia del proprietario.
Se in passato la pratica sportiva era prevalentemente limitata alla caccia e ad armarsi per difesa personale erano soprattutto i gioiellieri, ora si conta che esistono fucili e pistole in mano a una persona ogni dieci che abitano a Roma e nell’hinterland.
Le armi detenute regolarmente in tutta la provincia viaggiano ben oltre le 420 mila, 253 mila nella capitale. Certo, le statistiche non tengono conto del possesso plurimo ma il conto è presto fatto. Il numero di licenze si ferma a 304 mila, poco più della metà nella sola città. E, dentro a questo numero, ovviamente, ci sono anche i cacciatori titolari di licenza. Dagli elenchi della questura è possibile però risalire a chi ha armi in casa o in ufficio e basta, senza alcuna necessità di portarsele in giro, come i 20 mila vigilanti privati inseriti in un elenco specifico, e anche così il numero scende ma non di molto.
Insomma, sono almeno 250 mila i romani armati a cui è sufficiente dimostrare periodicamente di essere in salute e «l’effettiva assenza di malattie mentali o vizi che ne possano diminuire, anche temporaneamente, la capacità di intendere e volere», per potere maneggiare una pistola e poterla così custodirla in un cassetto. E talvolta ritrovarsela in mano a sproposito.