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 2020  agosto 14 Venerdì calendario

Intervista a Ruth Kelly, l’economista del Papa

È nata 52 anni fa a Limavady, un paesino dell’Irlanda del Nord. Cattolica, dell’Opus Dei, Ruth Kelly ha studiato in Inghilterra dove ha intrapreso la carriera politica. Ha fatto parte dei governi di Tony Blair e Gordon Brown tra il 2004 e il 2008, ed è stata anche ministro delle donne e dell’uguaglianza. Oggi è vicerettrice dell’Università londinese cattolica “St. Mary” a Twickenham e, per decisione di Papa Francesco, una delle sei donne scelte per il Consiglio per l’Economia del Vaticano, il dicastero istituito nel 2014 che vigila sull’economia della Chiesa.
Come ha saputo della decisione del Papa di nominarla nel Consiglio?
«Tempo fa sono stata contattata dal segretario del Consiglio per vedere se fossi interessata a partecipare, e poi pochi giorni fa è arrivata la conferma. Ero entusiasta che mi venisse chiesto. È stata una grande sorpresa».
Perché Francesco ha scelto sei donne?
«Il Papa è entusiasta di ampliare le voci da ascoltare, compresi i laici, in particolare le donne, e quindi le voci da tutto il mondo. Questa è una parte assolutamente fondamentale nella sua proposta di riforma radicale del Vaticano e della Curia romana».
Le finanze vaticane sono state attraversate da diversi scandali. Come pensa si possa combattere la corruzione nella Chiesa?
«La cosa più importante è essere il più trasparenti ed efficienti possibile in materia di finanza e amministrazione e, oltre ai preti, coinvolgere i laici con un ampio background ed esperienza in posizioni di governo all’interno della Chiesa».
Pensa checon più donne nei ruoli di comando della Chiesa molti scandali, anzitutto quello sessuali commessi dai preti su minori, potrebbero finire?
«Mi piacerebbe poter dire di sì, ma ovviamente sappiamo che non è mai possibile sradicare il peccato da noi stessi. Possiamo, tuttavia, mettere in atto strutture progettate per sradicare il male e salvaguardare i minori».
Lei fa parte dell’Opus Dei. Perché questa scelta?
«L’Opus Dei c’è per aiutare le persone comuni a condurre una vita pienamente cristiana. Trovo che la chiamata a offrire tutto il mio lavoro e la mia vita familiare a Dio, senza cambiare il mio modo di vivere, il mio lavoro, le mie aspirazioni o ambizioni sia molto stimolante».
Cosa pensa Francesco del capitalismo? Secondo lei demonizza il mercato?
«No, non lo fa, ma ha criticato, giustamente, quella che ha definito “la globalizzazione dell’indifferenza”. Abbiamo tutti la responsabilità, lavoriamo nel settore pubblico, privato o volontario, di servire gli altri, in particolare i più poveri ed emarginati nella nostra società».