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 2020  agosto 14 Venerdì calendario

Pace storica tra Israele e gli Emirati

«Devo andare, il perché lo scoprirete più tardi». Con questo congedo sibillino il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha interrotto la riunione di gabinetto di ieri dedicata al coronavirus: «Ci sono in ballo questioni di interesse nazionale». L’arcano è stato svelato poco dopo da un tweet di Donald Trump: «Enorme svolta oggi! Storico accordo di pace tra due nostri grandi amici, Israele ed Emirati Arabi». Il presidente degli Stati Uniti affida al social l’annuncio dell’intesa tra i due Paesi, chiamato «Accordo di Abramo», volto a stabilire piene relazioni diplomatiche tra i due e fermare l’annessione delle terre occupate a vantaggio dei palestinesi e del loro futuro Stato. Alle prese con le difficoltà interne e con uno svantaggio nei sondaggi rispetto al rivale Joe Biden, l’inquilino della Casa Bianca incassa così un importate risultato in politica estera rilanciando la sua candidatura a un nuovo mandato alla guida del Paese.
«È una giornata storica», twitta Trump ripreso dall’amico Netanyahu, aggiungendo che Israele concentrerà i propri sforzi per ampliare «i legami con altri Paesi nel mondo arabo e musulmano». Trump fa sfoggio dell’accordo di pace alla presenza dei suoi stretti collaboratori, tra cui il genero-consigliere Jared Kushner, l’architetto del piano di pace Usa per il Medio Oriente.
A ribadire l’importanza dell’intesa è il segretario di Stato Mike Pompeo: «Siamo fiduciosi che questo passo coraggioso sia il primo di una serie di accordi che mettano fine a 72 anni di ostilità nella regione». Il capo di Foggy Bottom sottolinea come l’intesa abbia un «potenziale simile» a quello degli accordi di pace tra Israele ed Egitto, Giordania, e «la promessa per giorni migliori nell’intera regione».
La conferma del principe ereditario degli Emirati Mohammed Bin Zayad arriva anch’essa su Twitter: «Nel corso di una conversazione telefonica con il presidente Trump e il premier Netanyahu è stato raggiunto un accordo per fermare ulteriori annessioni di territorio palestinese. Gli Emirati e Israele hanno convenuto di cooperare e di stabilire una road map per l’istituzione di relazioni bilaterali». Trump punta ora a dare lustro all’accordo raggiunto ospitando alla Casa Bianca la cerimonia per la firma del documento di intesa, così come Jimmy Carter e Bill Clinton tennero cerimonie analoghe quando Israele normalizzò rapporti con l’Egitto e con la Giordania.
La firma, secondo i media Usa, potrebbe avvenire nelle prossime settimane, prima comunque delle elezioni, per renderla un efficace strumento di campagna elettorale. Già nei prossimi giorni, intanto, le delegazioni dei due Paesi si incontreranno per firmare accordi bilaterali su numerose iniziative.
Soddisfazione è stata espressa dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi: «Ho letto con interesse e grande apprezzamento la dichiarazione congiunta». Mentre Hamas e Jihad islamica hanno gridato al «tradimento». È chiaro che l’intesa punta a mettere ai margini le formazioni palestinesi più radicali e al contempo a rafforzare il fronte anti-iraniano nell’ambito della triangolazione tra Usa, Israele e blocco sunnita. L’Autorità nazionale palestinese richiama il proprio inviato, l’equivalente di un ambasciatore, nella capitale degli Emirati Arabi Uniti per «consultazioni». Non a caso proprio nelle stesse ore in cui veniva annunciato l’accordo, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si preparava a votare la bozza di risoluzione Usa per estendere l’embargo sulle armi nei confronti di Teheran. Un irrigidimento propedeutico ad una eventuale mano tesa, in perfetto stile trumpiano come lo stesso presidente fa intuire sull’onda emotiva del risultato appena incassato in Medio Oriente. «Se sarò rieletto – afferma – farò un accordo con l’Iran in 30 giorni».