Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  agosto 13 Giovedì calendario

L’estate visionaria di Beppe Grillo

La montagna va a Maometto e il treno attende che passi, una volta sola, l’unico, elevato passeggero. A distanza di un anno l’estate torna a illuminare Beppe Grillo, che di nuovo risospinge in cielo le stelle cadenti e si riprende la scena denunciando «il paradosso del potere», tessendo nuove e non eterne alleanze, risvegliandosi da un «sogno» per progettare una realtà pratica e digitale, magnifica e progressiva che rivela un programma politico sintetizzabile nella formula «meno finanza, più piani industriali» e forse nella più semplicistica «meno mercato, più Stato».
Il tempo è lo stesso, la “feria d’agosto” in cui Cesare Pavese «sapeva soltanto che niente comincia se non l’indomani» e Beppe Grillo avverte invece l’urgenza dell’oggi. Nell’estate del 2019 lo spinse a «salvare l’Italia dai nuovi barbari, per sopravvivere». In questa del 2020 percepisce «un momento straordinario per la creatività italiana», «uno spiraglio» in cui infilare i cavi della società futura che garantisca il «diritto alla connettività» e i cui bottoni stiano in una stanza pubblica. In parte eterodiretta la prima uscita, più personale quest’ultima. Comunque impossibili gli effetti senza la personalità del protagonista.
Il luogo è lo stesso: Marina di Bibbona, ennesimo puntino sulla carta d’Italia che diventa capitale dell’Ulteriore Repubblica. Qui apparve in maschera correndo sulla spiaggia nel fatidico marzo del 2013. Qui radunò i suoi fedeli per la svolta dell’agosto 2019. Qui subì una perquisizione dei carabinieri il mese seguente, per l’indagine su un presunto stupro che coinvolge il figlio e secondo alcuni (da ultimo un articolo dell’Espresso) determina le sue scelte. E infine qui, scavando una trincea o una fossa (dipende dai punti di vista) per gli auguri di Capodanno 2020 annuncia: «Sarà un anno meraviglioso, basta aver paura!». Dove l’ironia è la leva che sempre legittima la retromarcia. Le modalità sono le stesse: interventi sul blog, investiture lampo, incontri informali di cui è ancora più fluida la sostanza. Eppure muove la politica italiana. Se gli è rimasto il senso della vita come gioco dalle sterminate possibilità il primo a sorprendersene, prima ancora che a rallegrarsene, dovrebbe essere lui. E se è credibile la ricostruzione dei libri di Jacopo Iacoboni che (con terminologia all’epoca plausibile) lo definiva «il paziente zero» nell’esperimento di Casaleggio, il destino lo ha elevato da apprendista a stregone. Ora a scatenare la Fantasia è lui solo e ci tiene a restarlo, almeno per ora. Negli ultimi giorni la sua attività è stata insolita e a tempo (talora: anzitempo). Nella “settimana del blog”, mentre diveniva centrale la questione dei sussidi covid ai parlamentari, ha pubblicato uno studio di Dacher Keltner sul “paradosso del potere” dove si afferma che «quando le persone godono di una posizione di privilegio assumono comportamenti egoistici e non etici». L’esperimento chiave è «il mostro dei biscotti: formate gruppi di tre, scegliete un leader a caso, assegnate un compito, dopo mezz’ora portate un piatto con tre biscotti e un secondo con uno soltanto. Il leader si mangerà anche il biscotto in più. Probabilmente a bocca aperta e non preoccupandosi delle briciole». Poi ha incoraggiato la candidatura bis di Virginia Raggi, scavalcando il limite un tempo sacro dei due mandati. O avviando una trattativa più ampia in caso di rimpasti futuri. Ha incontrato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, aprendo la porta a scenari futuri che nell’ipotesi di minima portano a “do ut des” locali e in quella di massima al concepimento di nuove creature, ora che l’esperimento è nelle sue mani. Infine ha registrato in veranda il video intitolato: «Dite al treno che io passo una sola volta», quindi si affretti a fare della stazione uno Stato moderno.
Beppe Grillo meriterebbe una terza serie girata da Paolo Sorrentino: dopo The Young e The New: The Other Pope. Dal primo è andato a lezione di invisibilità (avendo tre indizi dato la prova che sia meglio così: l’intervista a Bruno Vespa, la lezione agli studenti di Oxford e l’ultima tournée sul palco, Insonnia); dal secondo di mediazione, capacità esibita a sorpresa dopo essersi esercitato con successo nell’arte opposta.
Le sue rare apparizioni, prive di contraddittorio, sono fuochi d’artificio nelle notti d’estate, la scorsa come questa. Mandano segnali, che da riva accorrono a decifrare, scrivendo possibili interpretazioni sulla sabbia. Un messaggio certo è che questo governo deve durare ancora e più che può. La straordinaria occasione del recovery fund è addirittura attribuita alla «grandezza» di Conte (o alla «debolezza della Germania»). Nella testa di ogni rivoluzionario, a un certo punto, passa l’idea che la più riuscita delle avanzate sia restare fermi. Un altro messaggio è che la rotta del Movimento 5 Stelle la decide lui, ancora lui, almeno finché non ci sarà un direttorio o un altro sogno di mezza estate da sognare.