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 2020  agosto 13 Giovedì calendario

Vi fareste operare da un chirurgo con la terza media?

Vi fareste operare da un chirurgo che non solo non ha conseguito la specializzazione ma non ha nemmeno conseguito la laurea in medicina con relativa abilitazione professionale ma bensì possiede solo la licenza di terza media perché, a causa di una malattia, non ha potuto proseguire negli studi? È vero che la motivazione per la quale il possibile chirurgo non ha proseguito negli studi è spiacevole, ma non è questo un motivo sufficiente per non cercare di evitare di finire sotto i ferri di costui.
Prendereste ugualmente un jumbo, dopo aver appreso che ai comandi siede un pilota che, sia pure per suoi passati motivi di salute cagionevole, non solo non è potuto andare oltre la terza media ma non ha nemmeno conseguito la licenza per pilotare un aereo superleggero e non è mai entrato nel cockpit di un velivolo transcontinentale? Analogamente, anche se con un livello di rischio enormemente inferiore, salireste su un taxi guidato da un bambino piccolo, visibilmente sprovvisto di una patente di guida e che, per riuscire ad arrivare a premere il freno con il piede, dovrebbe scivolare dal sedile per raggiungerlo? E ciò anche se hai appreso che il volonteroso ragazzino sostituisce il babbo che è ammalato in ospedale. Al massimo, se sei generoso, gli giri, con un sorriso compiacente, una ventina di euro ma poi sali sul taxi che lo segue nella fila.

Questi tre comportamenti sono ovvi in tutte le attività umane ma non lo sono in politica, un’attività, questa, nella quale, a persone sprovviste di adeguate competenze, si affidano anche compiti che farebbero tremare i polsi a qualificati professionisti con dei curricula impressionanti. Questo comportamento non è nuovo e non appartiene certo solo ai pentastellati. Anche nei decenni precedenti i governi con i grillini furono infatti nominati ministri di dicasteri complessi anche persone disinvolte che, per generale valutazione, non sarebbero riuscite a gestire senza fallire una pizzeria di quartiere per sei mesi di fila.

Il vizio degli incompetenti al potere viene quindi da lontano ma con l’affermarsi dei grillini esso non costituisce più un deprecato incidente di percorso bensì è diventato addirittura un obiettivo. Il Movimento 5 stelle infatti, teorizzando pubblicamente il principio dell’«uno vale uno», cioè che tutti sono uguali e non ci sono differenze nemmeno professionali tra un uomo e un altro, ha eliminato, almeno a parole, ogni possibile valutazione, per cui, ad esempio, può nominare, senza vergognarsi, come ministro della istruzione un’insegnante periferica che nel concorso a preside (nemmeno a Provveditore agli studi, come si diceva un tempo) a cui aveva partecipato prima di salire al vertice del dicastero si era classificata al 2.634° posto della graduatoria nazionale, per cui non era riuscita nemmeno a meritarsi uno dei molti posti in palio nel mega concorso. E adesso spera nelle rinuncia di coloro che l’hanno preceduta negli esami.

Ma a questa serie di incompetenti adesso si aggiunge anche un deputato ligure grillino di 37 anni, Sergio Battelli, che è stato riconfermato a presidente della Commissione parlamentare che si occupa delle «Politiche dell’Unione europea» pur avendo come titolo di studio la terza media e come attività professionale precedente quella di commesso in un negozio di alimenti per animali. È vero che Battelli non è riuscito a proseguire negli studi per una grave malattia che lo ha colpito durante le scuole tecniche, resta tuttavia il fatto che i suoi studi sono stati interrotti anche se, non per colpa sua, ma per una disgrazia. La nostra polemica quindi non è, evidentemente, contro la sua persona, ma contro un sistema che consente di nominare una persona non preparata ad altissimi livelli di responsabilità.

Nell’accettare l’incarico, Battelli, che è l’uomo di fiducia del ministro Luigi Di Maio (che lo aveva già nominato tesoriere del M5s), ha ringraziato «tutte le forze politiche per la fiducia e stima nei miei confronti». Battelli non è quindi salito a questo importante incarico grazie al voto del solo Di Maio o dei suoi colleghi grillini ma anche con quello dei deputati del Pd che, pur conoscendo il debole curriculum di Battelli, lo hanno ugualmente votato come se quest’ultimo possedesse la preparazione per poter dignitosamente ed efficacemente assumere questo delicato incarico istituzionale.

Battelli che, come tutti i politici, ha la pelle molto spessa (se non ce l’avesse, non sarebbe diventato un politico) ha commentato «non me la prendo con le critiche che mi hanno rivolto i miei avversari perché in ballo c’è una partita troppo importante per il futuro dell’Europa e degli Stati membri alle prese con la peggiore crisi del Dopoguerra». Ma è proprio perché è scoppiata una crisi economica che possiede caratteristiche mai conosciute prima e per la quale la Ue, capovolgendo addirittura i suoi precedenti approcci, sta stanziando somme imponenti, che il Parlamento italiano dovrebbe far scendere in campo persone solidamente sperimentate e competenti, in grado di far valere le ragioni dell’Italia in un contesto politico difficile e con degli strumenti finanziari particolarmente delicati. Strumenti, questi, che, spesso, oltre che essere molto complessi, sono stati predisposti per la bisogna, proprio in questi mesi. E quindi sono ancora in fase di rodaggio per cui chi deve trattare con essi deve conoscerne anche i limiti di applicazione.

Battelli, che dovrebbe inserirsi in questo baillamme continentale, non solo non conosce le moderne teorie macroeconomiche ma conosce soltanto l’italiano, pur dovendo trattare con le persone che parlano correntemente tre o quattro lingue e sanno districarsi con grande disinvoltura nei meandri complicati della politica comunitaria dove, particolare tutt’altro che trascurabile, hanno accumulato, negli anni passati, delle relazioni importanti, di tipo transnazionale e anche politiche, che facilitano la soluzione dei problemi a benefico dei loro paesi in un abile gioco di do ut des che si può fare solo se si conoscono fino in fondo le regole del gioco.

A Bruxelles non serve niente a dire che sono un fedelissimo di Di Maio. Questo requisito serve per essere eletto nel Parlamento italiano, non certo per trattare con degli squali comunitari ognuno dei quali si batte ferocemente e con tutti i mezzi (fra i quali prevalgono le competenze tecniche, relazionali e politica) a tutela, in definitiva, degli interessi dei loro paesi e quindi anche a danno degli interessi degli altri. In questo contesto Battelli è, inevitabilmente, un otre di creta in mezzo a recipienti di ferro.

E purtroppo per lui non è la prima volta che si trova in queste imbarazzanti situazioni se è vero che, sempre con la terza media, è già stato, dal maggio 2013 al settembre 2014, Presidente della Commissione cultura della Camera.