il Fatto Quotidiano, 13 agosto 2020
Le virali piroette del severo prof. Ricolfi
Negli ultimi mesi a pontificare in tv e sui giornali sull’emergenza Covid non c’erano solo i virologi ma anche sociologi, psicologi, storici e filosofi di chiara fama che si esprimevano sul numero dei tamponi fatti, le chiusure del governo e sulle zone rosse. Spesso, ovviamente, cambiando idea a seconda del momento. Tra questi, c’è sicuramente il sociologo Luca Ricolfi dell’Università di Torino e presidente della Fondazione Hume, che oggi vince la palma d’oro per la (in)coerenza. Sul dilemma aprire-chiudere Ricolfi è riuscito a dire tutto e il contrario di tutto. Vediamo tutte le sue giravolte.
Chiudere prima. “Errore 3 del governo aver insistito sulla necessità di far ripartire l’economia, come se questo obiettivo non avesse l’effetto di facilitare il contagio (…) Non essere intervenuti drasticamente e subito avrà un costo enorme in termini di vite umane, prima ancora che in termini di ricchezza” (05.03, Il Messaggero )
Bisogna riaprire. “Dopo 2 mesi di confinamento domiciliare esistono in Italia milioni di persone negative a Covid-19 che, adottando adeguati strumenti di protezione, potrebbero vivere nella pienezza dei propri diritti costituzionali invece finora conculcati”. (05.05, appello sul Corsera).
Richiudere subito. “Il turismo ci è costato prima un imperdonabile ritardo nelle chiusure, a partire dalla tragica vicenda di Nembro e Alzano. E rischia di costarci ora una ripartenza dell’epidemia, perché nessuno vuole vedere che il famigerato parametro Rt potrà pure essere ancora sotto 1 a livello nazionale, ma quasi certamente è tornato sopra a 1 in molti territori”. (21.06, Huffington Post)
Altro che Cts. “Se vogliamo salvare il servizio sanitario nazionale dobbiamo avere il coraggio di nominare un commissario per l’emergenza che sia competente, dotato di pieni poteri, di un budget adeguato e completamente immune alle interferenze della magistratura e della politica”. (05.03, Il Mesaggero)
Morti colpa di Conte. (…) “Ora, grazie alla desecretazione dei verbali del Comitato tecnico-scientifico, sappiamo che non solo non venne seguito il consiglio di chiudere Nembro e Alzano, ma che l’intera strategia del governo fu adottata in contrasto con il Comitato tecnico-scientifico. Più che agire “in scienza e coscienza”, il premier pare aver agito di testa propria, contro l’opinione della scienza, non certo guidato da essa”. (08.08 Il Messaggero).
Scusate, mi sono sbagliato: la colpa è solo di Conte. “Ho spesso pensato che meglio avrebbe fatto il governo se si fosse circondato di scienziati indipendenti (…) Devo ammettere che mi sbagliavo. A quanto pare, il Cts aveva scelto di dissentire in silenzio, non so se per senso dello Stato o per timore della Politica. Oggi, riconoscendo che avevo torto, e che gli esperti scelti dal governo erano più indipendenti di quanto paressero a me, non posso non porre la domanda: ma può, un paese democratico, conferire i pieni poteri a un premier che, per avere le mani libere, è costretto a nascondere i dati e secretare le opinioni degli esperti?” (08.08, Il Messaggero).