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 2020  agosto 12 Mercoledì calendario

Periscopio

Il vero problema non è la crisi dei partiti perché i partiti non ci sono più. Romano Prodi. Corsera.
L’abbassamento dell’Iva deciso e poi subito ritirato da Conte sarebbe stato un’assoluta stupidaggine. Carlo De Benedetti. Otto e mezzo.

Il presidente della Puglia, Emiliano, è un po’ come un tegame dove butti tutto il peggio dell’Italia. Carlo Calenda (Claudio Bozza). Corsera.

L’apprendimento online è, in gran parte, un disastro. È molto peggio però per gli studenti delle medie e per i liceali che per gli universitari. Jill Lepore, storica americana e docente a Harvard. La Stampa.

Il dubbio fascino e la sicura dannazione del nostro Paese è questo eterno ripetersi del sempre uguale, dove c’è sempre un governo che sta per cadere, un magistrato sotto accusa, una situazione economica sull’orlo del collasso e un pensionato di lungo corso che compie gesti per i quali non ha più l’età (vedi Graziano Mesina, di nuovo latitante a 78 anni). Massimo Gramellini. Corsera.

In 67 anni ho visto cambiare 62 governi, dopo Nerone c’è stato Vespasiano, dopo Caligola, Claudio, per questo io non sono troppo preso da questi scontri, non frequento personalmente i social, la politica siamo noi: penso a Solone, che nel 600 a.C. a chi gli diceva «sei un vero democratico, puoi governarci a vita» rispondeva: «No, perché potrei diventare un tiranno e nessun tiranno scende vivo dal trono». Brunello Cucinelli (Natalia Aspesi). la Repubblica.

Piazza San Pietro per un giorno aveva il cielo di Londra. Sole scialbo di primavera, all’alba. Un refolo caldo estivo. Poi fredde nuvole d’autunno. Quindi un gelido vento invernale, che concelebrò la cerimonia e la rese imprevedibile, facendo svolazzare le vesti dei cardinali, cadere i loro copricapi, disperdere l’incenso in cielo, rabbrividire i potenti, sventolare le bandiere dei loro sudditi, alzare le code dei frac ai gentiluomini vaticani e girare la pagine del Vangelo appoggiato sulla bara. Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.

Sono grata alla mia cattiva educazione cattolica, una grande mitologia: angeli e diavoli, bene e male. Tornata da un viaggio in America, passai un mese senza trasfigurazione. Il tavolo era il tavolo. Lucidamente pensai: se continua così, mi ammazzo. Era una vita priva di spirito. Come quella che tutti conducono oggi, orfana della trascendenza. Barbara Alberti, scrittrice (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Gli umoristi di un tempo scomparvero, vennero messi in quarantena, vennero passati con l’acido prussico della cosiddetta satira politica in un Paese che si popolava di «opposti estremismi», di «centri sociali», di «nemici del popolo» da abbattere, di manifesti e petizioni di intellettuali sempre disposti sulla carta a soffrire con la «schiuma della terra», a patto però che quella schiuma non gli inzuppasse il tappeto del salotto da cui pontificavano. Stenio Solinas, scrittore. il Giornale.

L’Italia in testa a Dante era sostanzialmente duplice. Da un lato si trovava di fronte a un universo frantumato tra poteri molteplici e contrastanti, segnato da lacerazioni e odi feroci; dall’altro, risalendo all’immagine antica dell’Italia, quella definita dai romani, la sentiva come un organismo unitario, non certo nazione in senso moderno, ma come insieme di caratteri linguistici, geografici, ambientali, storici, culturali e religiosi. Così l’ha individuata e «costruita» grazie alla sua esperienza e con la sua poesia. Giulio Ferroni, critico letterario (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Sono nato in un ambiente fecondo sotto il profilo musicale. Mio padre era pianista: da giovane andava in giro con la sua orchestrina a suonare nelle sale da ballo. Poi ha fatto l’editore e non il compositore, ma è stato il motore di uno dei miei primi successi. Un giorno mi dice: ho trovato un ragazzo molto bravo, ha un ciuffo sulla fronte, il colletto tirato su, canta come Elvis Presley, ha scritto una bella musica e tu scrivi il testo. Era Bobby Solo, e la canzone Una lacrima sul viso. Mogol (Emilia Costantini). Corsera.

Non invano: è il titolo del nuovo libro di Giovanni Lindo Ferretti ed è già la chiara rivendicazione di un cammino impervio e affascinante. Sessantasette anni, Giovanni è il fondatore, assieme a Massimo Zamboni, di due delle band più importanti della musica italiana, i Cccp-Fedeli alla linea e i Csi (Consorzio Suonatori Indipendenti). Vive da solo a Cerreto Alpi, un piccolo paese di 107 anime sull’Appennino tosco-emiliano. Ama cavalcare, ha fatto dischi, concerti, spettacoli equestri e scrive libri. Luca Valtorta. la Repubblica.

Il mio piccolo appello: semmai ci saranno vacanze, io le passerò in Italia, la filiera italiana deve essere premiata. Sarebbe importante che lo facessero tutti. Sappiamo che le sale e i teatri saranno gli ultimi a riaprire. C’è un decreto che stanzia soldi per restaurare le sale, approfittiamo affinché quando si riparte regalino un’esperienza diversa dalla tv. O le ritroveremo trasformate in supermercati e garage. Pierfrancesco Favino, attore (Arianna Finos). la Repubblica.

Il nostro primo incontro, di Cochi e Renato, dico, fu con Piero Manzoni, quello della Merda d’artista, che a inizio anni 60 iniziò a portarci nei locali che frequentava, come il bar Jamaica e l’osteria L’Oca d’oro a Porta Romana: il padrone, ex boxeur, ci faceva suonare canti di libertà e lavoro, quelli che portavamo anche nei circoli operai, esibendoci a volte sul tavolo del biliardo perché non c’era spazio. Altro incontro, i grandissimi Velia e Tinin Mantegazza, che aprirono una galleria d’arte notturna, La muffola: le vernici erano tutte serate di chitarra, vino, cibo con Bianciardi, Jannacci, Fo, Gaber. Poi i Mantegazza aprirono un cabaret, il Cab64 e fu naturale spostarci lì. Renato Pozzetto, comico (Luigi Bolognini). la Repubblica.

Mario Cervi, prima di diventare famoso con la Storia d’Italia in tandem con Indro Montanelli, aveva già all’attivo alcuni libri suoi. Uno era L’aviatore e faceva parte di una collana sui mestieri. Mario l’ha scritto perché fresco di un brevetto di pilota all’Aeroclub di Linate. Passione, quella del volo, che gli è rimasta per anni. E che fa il paio con quella per lo sci d’acqua durata fino ai suoi ottanta e passa. Il privilegio di vederlo volteggiare tra le onde fu però riservato ai soli greci, perché è sulle coste dell’Eubea (dove ha casa e trascorre ogni estate) che Cervi si esibiva. Mario Cervi (Giancarlo Perna). Libero.

A che serve sforzarsi di sapere se non si sa mai abbastanza? Roberto Gervaso.