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 2020  agosto 12 Mercoledì calendario

Il ritorno dei No vax

Sembravano spariti. E – a dire il vero – destinati all’estinzione definitiva vista la sola, unica speranza condivisa in ogni angolo del Pianeta di trovare il più in fretta possibile un vaccino per scampare alla pandemia di coronavirus. Invece i No vax nelle ultime settimane sono tornati in piena attività. Complice l’aspetto decisamente più economico che etico della corsa al vaccino anti-Covid, che di “Big Pharma” (l’insieme dei colossi farmaceutici che nel mondo gestiscono il business di medicinali e vaccini) finisce sempre per mostrare l’aspetto più cinico.
Alla ribalta dei dibattiti social, nella lunga serie di incredibili teorie complottiste, a spiccare incontrastato è senz’altro il collegamento tra il Covid-19 e il vaccino antinfluenzale somministrato alla popolazione l’anno scorso, in cui sarebbero state addirittura inserite parti del Sars-Cov-2. Prima sostenitrice, già in primavera, la parlamentare ex M5S Sara Cunial (la stessa fermata il giorno di Pasquetta dai vigili di Roma, in pieno lockdown, vicino al mare di Ostia), secondo cui a suffragare la tesi ci sarebbe il fatto che proprio nelle province di Brescia e Bergamo – le più colpite dal Covid – queste vaccinazioni sono state ampiamente somministrate nei mesi precedenti all’emergenza. Le sue dichiarazioni hanno fatto di nuovo capolino, online, questa settimana, in occasione della polemica sui verbali desecretati del Comitato tecnico scientifico, in particolare quelli sulla mancata chiusura di Alzano e Nembro: come se la presunta mancanza di trasparenza del governo mascherasse ogni malefatta possibile, a cominciare dalla creazione del Sars-Cov-2 in laboratorio, che è un altro dei cavalli di battaglia preferiti dei No vax. Creato per costringere a vaccinarci, arricchendo le case farmaceutiche di cui sopra. E drammatizzato per chiuderci in casa e controllarci, passaggio da cui è transitato l’inedito gemellaggio coi negazionisti del Covid, l’altro fronte del “no” che – non solo in Italia – sostiene l’inutilità delle mascherine e del distanziamento. E poi i veleni nei vaccini in via di sperimentazione, i terribili effetti avversi tra i volontari (registrati e subito nascosti), la complicità delle aziende che li producono in molteplici reati.
Chi analizza questi fenomeni, come al Laboratorio di Data Science and Complexity della Ca’ Foscari di Venezia o alla London School of Hygiene and tropical medicine, li lega alla profonda crisi di fiducia nelle istituzioni che corre nelle nostre società e che proprio la pandemia avrebbe aggravato irrimediabilmente: da un lato per la mancanza di chiarezza comunicativa sul coronavirus (incontestabili i pasticci sulle informazione dall’Oms in giù), dall’altro per le misure restrittive adottate dai governi di tutto il mondo e mal digerite dalle popolazioni. I numeri danno ragione all’analisi, se è vero che mezzo Pianeta (e mezza Italia) contro il Covid non si vaccinerebbe. Ricominciare da quella fiducia, prima che dal dibattito sull’obbligo o no di vaccinarsi, potrebbe essere una strada.