La Gazzetta dello Sport, 12 agosto 2020
Collin Morikawa, il predestinato del golf
Predestinato. Da domenica e per lungo tempo, Collin (con due elle) Morikawa, dovrà fare i conti con questo marchio. Perché lui, che a 23 anni e poco più ha conquistato il primo Major della vita, si è messo alle calcagna di tre fenomeni. Collin da Los Angeles, infatti, conquistando il Pga Championship lo scorso weekend a Harding Park, San Francisco, è diventato il quarto più giovane a sollevare un trofeo Major dopo Jack Nicklaus, Tiger Woods, e Rory McIlroy; pallottoliere alla mano 37 Slam in tre. Nicklaus ne aveva 22 e 5 mesi quando vinse lo Us Open nel 1962 mentre Woods, che a Harding Park ha chiuso 37°, ne aveva 21 e 3 mesi quando indossò la prima delle cinque Giacche Verdi del Masters.
Precocità
L’ultimo campione di precocità è stato Rory McIlroy, che nel 2011 a 22 anni appena compiuti portò a casa lo Us Open, primo dei suoi quattro Major. Dopo un 2014 straordinario però, il nordirlandese non è più riuscito ad allungare la sua striscia vincente negli Slam, che negli ultimi anni non hanno più avuto un unico dominatore. Perché la precocità dà e toglie, e non è così facile da gestire. Perché aumenta la pressione, le aspettative, e scendere in campo sapendo di doversi dimostrare all’altezza dei titoli vinti in giovane età, è impresa ardua. E infatti McIlroy, dopo essere salito al numero 1 al mondo, ha avuto una lunga crisi di risultati, poi superata negli ultimi due anni ormai scollinati i 30: «Molto spesso i giovani talenti, quelli che vincono tanto, presto e con facilità – spiega Stefano Massari, mental coach e autore del libro “O vinci o impari”, edito da Solferino —, arrivano a un punto in cui si arenano. Questo perché a differenza dei coetanei che hanno vinto meno e hanno avuto un percorso più lento, sono meno abituati alle avversità, meno allenati alla sconfitta». Ma anche gestire la fama, i guadagni, l’attenzione che ti piomba addosso quando sei sotto i riflettori non è facile: «Se uno sportivo non è molto centrato, o non ha fatto un percorso di crescita personale può succedere che le vittorie importanti arrivate molto presto facciano cambiare il proprio rapporto con la realtà, e questo nuoce anche alle prestazioni». Il giovane Morikawa non si è limitato al far scrivere il suo nome tra i fenomeni di precocità, ma ha stabilito altri due record nello stesso torneo: con 129 (-11) colpi ha segnato il primato del torneo sulle ultime 36 buche, e con 64 (-6) ha eguagliato il punteggio più basso nell’ultimo round per un vincitore. Uno score maturato con quattro birdie e poi con lo splendido eagle alla buca 16 (par 4), decisivo per mettere fuori gioco gli avversari.
Sicurezza
Collin è arrivato al successo di Harding Park con due vittorie precedenti sul Pga Tour: il Barracuda Championship nel 2019 e il Charity Open, in Ohio quest’anno, dopo lo stop. Una rincorsa lunga verso il traguardo più importante della carriera, in cui lui ha sempre creduto. Trenta tornei disputati in meno di un anno e mezzo di professionismo, 22 tagli consecutivi superati, secondo solo alla striscia di 25 che ancora appartiene a Tiger Woods. Quando, dopo la premiazione, gli hanno chiesto se si aspettasse di raggiungere questo importante obiettivo così presto, ha risposto candidamente: «Certo, perché non avrei dovuto? Se si ha fiducia in se stessi, e io ne ho, perché non porsi un obiettivo così? Lo so, sembra strano, ma mi sento esattamente nel posto in cui dovrei essere». Solo quando ha sollevato il Wanamaker Trophy, la coppa del Pga, le sue mani hanno tremato, tanto da far cadere il coperchio del prezioso trofeo.
Amore e green
Peccato per il pubblico, che non c’era come impongono le regole anti-Covid: «Gli applausi mi sono davvero mancati – ha detto —. Festeggiare col pubblico un successo del genere ti dà qualcosa in più. Spero che la prossima volta ci sia tanta gente con me sull’ultima buca». Morikawa ha dovuto accontentarsi dell’abbraccio (niente baci, causa mascherina) della fidanzata Katherine Zhu, anche lei golfista a livello di college. I due vivono a Las Vegas: «Sono molto fortunato ad averla nella mia vita. È sempre stata al mio fianco anche nelle difficoltà, e al college non sono riuscito mai a vincere nulla fino a che lei non è entrata nella mia vita. Dico tutto questo solo per evitare grane... scherzo». L’unione fa la forza dunque, soprattutto se a tavola si possono condividere ansie e gioie consumate sui green: «Sempre meglio che stare da solo in hotel, no?».
L’applauso di Curry
È vero, il pubblico non era ammesso, ma un piccola deroga è stata fatta per il due volte Mvp Steph Curry, grande appassionato di golf e quasi sempre presente ai tornei più importanti quando gli impegni coi Warriors glielo permettono. E così, mascherato, e con cappellino, Steph ha posto una domanda a Collin in conferenza stampa. «Mi chiamo Steph Curry, lavoro per un giornale sconosciuto», ha scherzato il campione di basket che ha posto a Morikawa una domanda tecnica e poi si è offerto di fargli da caddie. Ma Collin, tifoso di Los Angeles, ha gentilmente rimbalzato sua eccellenza l’Mvp: «Grazie, ma io sono dei Lakers... Però non aspetto altro che vedere come te la cavi sui green, dicono che tu sia bravo». C’e aria di sfida.