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 2020  agosto 11 Martedì calendario

Intervista alla nuotatrice Ilaria Cusinato

È il tempo della ripartenza per il nuoto azzurro: in particolare per Ilaria Cusinato. Dalle confessioni alle prestazioni in acqua al Settecolli: la polivalente veneta ha scelto i 400 sl anziché i misti come diversivo alle sue gare (le altre saranno i 200 farfalla e misti) e sul blocco fatalmente si porterà da oggi un peso in meno. Ilaria uscita dalla bolla della bulimia e dei cambiamenti, si sente liberata, ritrovata. E spiega perché.
Ilaria, parlarne prima delle gare l’ha aiutata per rilanciarsi?
«Ho deciso di parlarne perché ormai la bulimia, i vomiti e il malessere sono alle spalle: è stata una presa di coscienza anche per chi magari sta passando adesso un brutto periodo. Nello sport ci sono tantissime persone che soffrono il mio stesso disturbo alimentare».
Ora si accetta così?
«Mi sento molto meglio, ci sto lavorando più che bene e ora non odio più il mio corpo come negli anni scorsi, mi fa stare bene meglio con me stessa non dover affrontare quel problema durante le mie giornate, nella quotidianità. Se adesso qualcuno mi fa commenti sul fisico in senso negativo, “oh sei ingrassata, oh hai preso qualche chilo”, a me fa ancora andare nel pallone, mi dà fastidio. Su questo aspetto devo ancora lavorarci un po’».
Ma perché quando stava a Ostia non si è aperta con lo psicologo Paolo Benini? Come riusciva a fingere con tutti?
«Ne parlai alla fine, quando ormai avevo deciso di andare via nella primavera 2019: vivevo in simbiosi con la bulimia».
Il 2018 è stato il suo anno tecnicamente migliore con gli argenti europei ma personalmente peggiore. Non è strano?
«Già, l’anno in cui ho avuto più cadute: ero in un equilibrio perfetto, ma alla lunga ne ho pagato le conseguenze. Mi ricordo che l’ultimo giorno di maggio del 2019 prima di tornare a casa a Cittadella avevo avuto la mononucleosi senza saperlo, poi il citomegalovirus. Crollai».
Anziché partire per il collegiale d’altura negli Usa scappò a casa, telefonò al tecnico Morini per comunicargli che a Ostia non sarebbe più tornata.
«A Ostia quasi tutti i miei compagni sapevano, non eravamo tanti. Uno di loro decise di chiamare mia sorella, di sua iniziativa: si era preoccupato. Con il Moro mi sono sempre trovata bene, con lui sarei rimasta sempre, se non fosse stato per l’ambiente. Non era questione di metodo di lavoro, anzi i suoi piu grandi risultati li ho ottenuti con lui. Però io non ho mai avuto il coraggio di dirlo, non sentivo la necessità di doverlo andare a dire, perché ormai vivevo in questa mia “normalità” e mi ero adeguata. Ma quando poi me ne sono resa conta era troppo tardi. Ormai ero arrivata al limite».
I suoi pianti alle Universiadi di Napoli e le delusioni ai Mondiali 2019 la portarono alla scelta di scappare all’estero e farsi allenare dall’ex tecnico e marito di Katinka Hosszu, l’americano Shane Tusup. Per una che stava male...
«Ai Mondiali ero distrutta, non ne avevo più. Andare da un tecnico straniero era stata una scelta motivava perché volevo trovare qualcuno che si dedicasse a me al 100% per i miei obiettivi. Si era trasformato in qualcosa di più di un obiettivo comune, era diventata come un’ossessione, non è piu un obiettivo da raggiungere e divertirsi e farlo. A Shane avevo detto che ho bisogno di spaziare, studiare molto. Ho tanti interessi e se mi imponi di fare il nuoto anche al di fuori, divento pazza. Le nostre visioni erano perpendicolari e non parallele. Come se lui avesse voluto prendere una medaglia olimpica più di me: non è così che funziona, non voglio pressioni e la passione non può superare quella dell’atleta. Diventa ambizione personale, non ne ricavi altro».
Mentalmente ha retto e trovato un allenatore tranquillo rientrando a Padova come Moreno Daga. Ora come va?
«La testa mi aiuta sempre di più, perché anche se il fisico cede, sono una che vuole insistere fino alla fine se deve raggiungere qualcosa e soprattutto lo deve fare da sola. Sono una che non vuole l’aiuto di nessuno, non sente ragioni: alla fine ne sono uscita da sola, non con lo psicologo. Con Moreno sono più che contenta: è difficile trovare qualcuno che tenga più alla persona che ai risultati. Un maestro di vita».
La famiglia come si è posta?
«Da quando sono con Moreno i miei genitori mi vedono felice e serena, vedono che sto lavorando con fiducia e sono tranquilla. Ora loro della mia situazione sono contenti».
Ha mai pensato di mollare tutto, di ritirarsi?
«Alla fine dello scorso anno no, perché mi sono ripresa, ma questa era l’ultima opzione che mi era rimasta. Non voglio mai dimostrarmi debole».
E dunque si può parlare di definitiva uscita dal tunnel ora che incombono le gare?
«La prima gara è ogni giorno, entrare in acqua e dare il massimo lì. Poi per le Olimpiadi pian piano ci penseremo».
Un’esperienza che segna?
«Non sono cambiata: crescendo, le esigenze cambiano. A volte a Padova esco meno la sera per risparmiare energie, mi godo le vacanze e devo ringraziare il mio ragazzo David che mi ha svegliata...».
Messaggio finale?
«Non fate il mio errore: io sono super testarda e non voglio aiuto, ma bisogna comunicare subito il malessere, si rischiano brutte conseguenze. Bisogna rivolgersi sempre a persone fidate, i genitori soprattutto, e non farli preoccupare come ho fatto io. A me ha dato tanta coscienza e consapevolezza. Il nuoto può aiutare: sin da piccoli veniamo catapultati in un mondo “da grandi”, devi saperti fare una corazza già da quando hai 15-16 anni. Ti fa crescere molto».
E quando si guarda allo specchio, adesso si accetta?
«Avrò sempre questo amore e odio col mio fisico: non è una cosa che passerà, ma bisogna conviverci, come tutti bisogna affrontare le proprie paure».