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 2020  agosto 11 Martedì calendario

Periscopio

Berlusconi non lo capisco più. Non so se sia in una fase di genio creativo o sia bollito. Claudio Martelli, ex delfino di Craxi (Giancarlo Perna). LaVerità.
Nel Pd, che pure resta il partito più strutturato, non ci sono più gli antichi confronti di idee. Romano Prodi. Corsera.

Non farò mai un’alleanza politica con Italia viva, il partito di Renzi. Altrimenti valeva la pena rimanere nel Pd. Serve un centro riformista vero. Carlo Calenda (Claudio Bozza). Corsera.

Michele Santoro me lo ricordo quando, candidato alle europee, mi chiamava perché gli serviva una mano. Cialtroni, gentaglia, personaggetti. Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania. Corsera.

Nei momenti più bui, Vittorio Gassman mi chiamava. Lo consideravo un privilegio. Lo prendevo come un grande gesto di affetto, semplicemente dovevo essere là senza che lui avesse niente da fare. Io ho una fede piuttosto compiuta, sebbene non ortodossa e lo rassicuravo. È noto che negli ultimi tempi si era avvicinato ai Camaldolesi, infatti i funerali si celebrarono a San Gregorio al Celio. Giulio Base, regista, allievo e amico di Vittorio Gassman (Stefano Baldolini). Huffington Post.

«La pena da pagare per essere andato di moda è che, anni dopo, puoi finire per diventare uno che andava di moda e basta», riassume cinica Susannah Clapp, storica editor e biografa postuma di Chatwin. E un po’ ha ragione. I suoi elitari taccuini di similpelle nera, i Moleskine, diventati produzione di massa, piazzati negli espositori delle grandi catene commerciali. Il mondo ridotto a un cortile di casa, dove non ci sono angoli bui, dove si ascolta la stessa musica e si parla lo stesso inglese smozzicato. I libri di viaggio dimenticati sugli scaffali, perché servono solo guide turistiche che indichino l’hotel più conveniente o – peggio – Tripadvisor, una parola che Chatwin avrebbe odiato. Maurizio Pilotti. Libertà.

La chimica si è fatta una triste nomea. «Senza sostanze chimiche», proclama la pubblicità. Asserzione ridicola: tutto è chimica. Dario Bressanini, dietologo (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Sottilissimo è il filo che separa una buona battuta da una tremenda stronzata. Gino & Michele (Annarita Briganti). la Repubblica.

Io la politica l’ho sempre pensata come una partita a scacchi: in cui devi sacrificare molti dei tuoi pedoni, se vuoi mangiare il re al tuo avversario. Aldo Cazzullo e Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori.

Il Pci cambiò il nome, ma non cambiò la sua natura. Fu l’errore tanto di Norberto Bobbio, con cui ogni anno facevamo un seminario, che di Salvati e mio. Pensavamo che il Pci fosse un partito socialdemocratico. Non lo era. In quel periodo maturai la convinzione che gli intellettuali non avessero più nessun peso specifico. Preferii sparire dalla visibilità mediatica e dedicarmi alla ricerca universitaria: Cambridge, Arcavacata in Calabria, Bologna, Milano, Pavia. Salvatore Veca, filosofo (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Il socialismo non appartiene alla storia, ma all’avvenire. Solo in Italia è considerato una parola morta. Altrove non è così. Avremo il Recovery fund: usiamolo per prenderci cura dei cittadini e per rilanciare la politica industriale. Le risorse arriveranno; servono nuove idee. Siamo a un cambiamento d’epoca. Beppe Sala, sindaco di Milano. (Aldo Cazzullo). Corsera.

L’Inter mi comprò nell’estate del 1978 quando io avevo 18 anni. Non era un momento felice per l’Italia. C’era il terrorismo, ma soprattutto la diffidenza gli uni verso gli altri. Un giorno andai all’allenamento con la Repubblica sotto il braccio e mi guardarono malissimo. Aldo Serena, ex calciatore (Roberta Scorranese). Corsera.

Perché, Muti, si sente ancora così legato all’Italia? Lei che potrebbe lavorare dove vuole... «Perché quando esco dalla mia sala di concerto a Chicago, anche nelle notti di inverno a 30 gradi sotto zero e vedo sulla facciata del museo d’arte di fronte scolpiti i nomi di Michelangelo, Raffaello, mi sento bene, mi sento orgoglioso di essere italiano. Ecco perché non lascerò mai questo paese». Riccardo Muti, direttore d’orchestra (Anna Bandettini). la Repubblica.

La quarantena non mi è pesata tanto, perché io vivo quasi sempre in quarantena. Mi sono solo cresciuti i capelli in maniera abnorme: sembravo Shel Shapiro. Tre giorni fa sono riuscito finalmente ad andare dal parrucchiere. Per il resto, abbiamo continuato a lavorare. Con gli inviati che non potevano andare in strada, senza striscioni negli stadi, senza tapiri, senza pubblico e col personale ridotto. È stato più difficile; quindi ancora più bello. Antonio Ricci, inventore di Striscia la notizia (Aldo Cazzullo). Corsera.

Non vedevo l’ora che mio padre, ebreo e ingegnere all’Ansaldo, tornasse dal volontario esilio in Svizzera, per dirgli che volevo fare l’attrice. Ovviamente, papà era contrario. Sperava che passassi la vita a dipingere. Io parto lo stesso per Roma. Mi impegno ancor di più, per convincere il padre, che adoro. Siccome lui non vuol saperne di vedere il proprio cognome sulle locandine dei teatri, lo cambio: non sarò Franca Norsa ma Franca Valeri, come il poeta francese. Franca Valeri, attrice (Aldo Cazzullo). Corsera.

La rinuncia fa parte del cammino umano. Un monaco ha una speciale predisposizione a ciò, perché le rinunce vanno rinnovate di età in età. Ciò che dà forza alla rinuncia è la prospettiva di un bene maggiore. È stato così per me lungo tutta la vita. Enzo Bianchi, fondatore e primo priore della Comunità di Bose (Antonio Gnoli). la Repubblica.

La città di Torino della mia giovinezza era molto diversa da oggi, non era ancora espressione della fabbrica, ma di tante piccole officine, di tanti piccoli mercati. Giulio Einaudi, Frammenti di memoria. Rizzoli, 1988.

Disegnare mi faceva prendere fiato. Mi aiutava a esorcizzare l’angoscia, fin da quando ero bambino. Fu in quel periodo che finii in ospedale per il distacco della retina. Mi dissero che sarei diventato quasi cieco. Temetti di non poter disegnare più. Per questo mi avvinghiai con tutta la mia forza a quel poco che vedevo. Riconquistai il mio tratto millimetro per millimetro. Era come imparare di nuovo. Così cominciai a disegnare Bobo. Sergio Staino, vignettista, autore di Bobo (Nicola Mirenzi). Huffington Post.

Il mio segno è Ariete, ascendente Ariete. Guai se mi metto a ragionare: finisco contro il muro. L’Ariete deve andare diritto, rischiare. Barbara Alberti, scrittrice (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Sposarsi o non sposarsi non è importante. In ogni caso ti pentirai. Socrate.

Chi non sa stare al proprio posto non avrebbe mai dovuto occuparlo. Roberto Gervaso.