La Gazzetta dello Sport, 9 agosto 2020
Biografia di Kai Havertz
Un passo in avanti, un passo indietro. Se serve fa anche un passo lateralmente. Uno dei punti di forza di Kai Havertz è proprio questo. Dove lo metti, sta. Ala in un 4-3-3 (o 4-2-3-1), trequartista e da questa stagione persino prima punta. Lo ha fatto quando al Leverkusen mancava Volland e Alario (che comunque non ha mai convinto del tutto) non era al 100%. Risultato: 5 gol in 6 partite. Numeri che ora spaventano l’Inter. In molti si sono chiesti se fosse effettivamente necessario far rientrare Volland fra i titolari e chiedere ad Havertz di rifare un passo indietro. O laterale, in base al modulo. Lui però non si pone questi problemi. Forte fisicamente (è alto 190 centimetri e pesa 82 chili), ha grande tecnica e visione di gioco. Gioca da trequartista classico (bravo nelle “imbucate”), ma ha anche il passo dell’esterno. Insomma, sa fare tutto.
Tappe bruciate
Da quando a 4 anni ha cominciato a giocare a calcio (nell’Alemannia Mariadorf), Havertz ha bruciato le tappe. All’epoca il Mariadorf non accettava bambini che avessero meno di 6 anni ma un dirigente del club, vicino di casa degli Havertz, notò Kai nel giardino di casa e lo prese. Pur giocando con bambini di 2 anni più grandi, riusciva ad emergere. Per questo, in carriera, ha saltato diversi passaggi: dalla nazionale U19, per esempio, è passato direttamente a quella maggiore, senza giocare per la U21. Ragazzo con la testa sulle spalle, ha continuato a studiare nel liceo di Würselen, dove abitavano i genitori, pur allenandosi tutti i giorni a Leverkusen. Percorreva 200 chilometri al giorno per studiare dove gli dicevano mamma e papà (lei è avvocato, lui poliziotto), senza rinunciare però al calcio. Quando è passato agli Allievi del Bayer, con gli allenamenti che diventavano sempre più frequenti, si è trasferito a casa dello speaker ufficiale del club: i genitori volevano che rimanesse sempre sulla strada giusta. A 21 anni appena compiuti (l’11 giugno) Havertz ha già totalizzato 118 presenze in Bundesliga e 18 in Europa (Champions compresa). In estate potrebbe lasciare il Leverkusen (lo vuole il Chelsea), ma per prenderlo servono almeno 100 milioni. «L’ho dovuto far entrare perché si vedeva che soffriva a guardare la partita dalla panchina», disse Roger Schmidt, il tecnico che lo fece esordire ad appena 17 anni alla sua prima convocazione. Lui fuori non ci sta proprio stare. Deve stare in campo, deve incidere. E poco importa se gli chiedono di fare un passo in avanti, indietro o lateralmente.