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 2020  agosto 10 Lunedì calendario

Le sei donne che vigilano sull’economia vaticana

Poteva sembrare un episodio della serie tv The Young Pope. Anche se, come ha scritto il New York Times (azzeccandoci), le donne del Vaticano di Sorrentino sono «filtrate attraverso gli sguardi maschili che le circondano». Invece no. L’ordine stavolta si inverte e non in tv ma proprio in Vaticano. Perché tra i sette laici che papa Francesco ha nominato nel Consiglio per l’Economia c’è un solo uomo e sei donne. E così accanto ad Alberto Minali (ex Cattolica Assicurazioni) ci saranno Charlotte Kreuter-Kirchhof, Marija Kolak, Maria Concepcion Osacar Garaicoechea, Eva Castillo Sanz, Leslie Jane Ferrar e Ruth Maria Kelly. Che avranno il compito di sorvegliare la gestione economica e vigilare sulle strutture e sulle attività amministrative e finanziarie dei Dicasteri della Curia Romana, delle Istituzioni collegate con la Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano.
Chi sono le donne del Consiglio per l’Economia? Professoresse, ex ministre, economiste, una (Ferrar) ex tesoriera del principe Carlo d’Inghilterra dal 2015 al 2017. Kelly ha fatto parte del governo laburista dei governi di Tony Blair e Gordon Brown tra il 2004 e il 2008. Kreuter-Kirchhof è docente di diritto pubblico nazionale e internazionale, Sanz siede nel consiglio di amministrazione di Bankia e Zardoya Otis. Tutte hanno sfondato il soffitto di cristallo, cioè la barriera che non consente alle donne di far carriera. Qualcuna prendendolo a picconate come Leslie Jane Ferrar diventata anche comandante dell’ordine reale vittoriano. Loro non solo ce l’hanno fatta ma ora entreranno pure nelle Sacre stanze del Vaticano andando ad allungare l’elenco della presenza femminile nel personale a servizio del Pontefice. Nel 2010, con Benedetto XVI, erano impiegate in Vaticano 4.053 persone, di cui 697 donne, circa il 17%. Percentuale che nel 2019 è arrivata al 24%. Diverse volte, in passato, papa Francesco ha chiesto la presenza di più donne nei ruoli chiave della Chiesa fino a invocare, nel 2018 per la guida dello Ior, «una personalità femminile competente come Christine Lagarde».
Ora la scelta di metterle a capo del dicastero da lui stesso creato nel 2014 per vigilare sull’economia della Chiesa cattolica. Finora i 15 membri erano stati tutti uomini. Secondo la «filosofa femminista» Luisa Muraro anche la volontà di cambiamento di papa Francesco sarebbe «un’eccezione» al livello «alto» della Chiesa dove prevale ancora «la preoccupazione di andare d’accordo con una tradizione che ha, fatalmente, l’impronta del tra-uomini di potere». Si vedrà, quel che è certo è anche in una cornice maschiocentrica come quella del Vaticano, il pertugio è aperto, la luce comincia a entrare. E non si tratta, stavolta, di un set di Sorrentino.