la Repubblica, 9 agosto 2020
I quadri passati da Unicredit a Intesa
Alcuni capolavori di Gerhard Richter, Sam Francis e altri maestri della pittura del Dopoguerra passano da Unicredit a Intesa Sanpaolo, che ha investito circa 15 milioni per cinque pezzi usciti dalla collezione della banca rivale, e che entro fine anno intende esporre nelle sue Gallerie d’Italia di Milano, Vicenza o Napoli.
L’antefatto risale alla primavera del 2019, quando la “prima banca paneuropea” decise, su impulso dell’amministratore delegato Jean Pierre Mustier, di avviare la cessione della sua collezione artistica, una delle maggiori al mondo con 60 mila opere, per finanziare in 10 mercati europei in cui Unicredit è presente le attività di “banca ad impatto sociale”, sviluppando microcredito e progetti di sostegno ai più svantaggiati, e per “investire su giovani artisti”. La banca aveva scelto Christie’s come battitore, per un primo lotto di 312 opere scelte dalla cui vendita stimava di incassare una cinquantina di milioni. La prima asta si è svolta il 4 ottobre scorso alla sede londinese della casa d’aste con il titolo “Post-War and Contemporary Art Evening Sale”, e ha radunato capolavori dell’arte astratta e figurativa dal Dopoguerra a oggi. Ne sono seguite altre due, una a Londra e poi, lo scorso febbraio, ad Amsterdam, e in seguito altre compravendite online per opere minori. Complessivamente, circa i due terzi delle 312 opere che inizialmente Unicredit aveva pensato di cedere sono state aggiudicate. A una prima, parziale ricognizione, forse i 50 milioni di incasso erano una stima conservativa: almeno a giudicare da quanto hanno fruttato solo cinque lavori aggiudicati a Intesa Sanpaolo a quell’asta londinese, passati di mano a un prezzo di oltre 15 milioni, commissioni comprese. Le due banche non hanno smentito le indiscrezioni che “Repubblica” ha raccolto.
La punta di diamante dei cinque quadri passati dal caveau della seconda banca italiana a quello della prima sarebbe il capolavoro di Gerhard Richter “Abstraktes Bild”, realizzato nel 1984. Un olio su tela che, secondo quanto si legge sulla pagina dedicata alla collezione Unicredit nel sito di Christie’s, è stato venduto per 7.016.250 sterline, circa 7,77 milioni di euro ai cambi attuali. Richter, maestro tedesco nato nel 1932, è considerato tra i pittori viventi più influenti al mondo (oltre che uno tra i più pagati). Si tratta di un’opera di grandi dimensioni (2 metri per 3), che aveva un valore di perizia tra 6,5 e 9,5 milioni di sterline.
Un altro quadro di periodo e stile simile comprato a Unicredit da Intesa è “Erotic Arabesque”, acrilico su tela del californiano Sam Francis datato 1987. Anche qui, grandi dimensioni (un po’ meno rispetto al Richter) e tema astratto, per un’opera che era apparteneva in passato alla Banca di Roma ed è passata di mano a 323.250 sterline, sopra al valore massimo della pari a 300 mila. A quanto si apprende, anche gli altri tre acquisti del gruppo guidato da Carlo Messina proverrebbero dallo stesso filone dell’arte contemporanea non figurativa: filone nel quale proprio Unicredit è (era?) più forte, essendosi portata in c asa nel 2005 le opere di Hvb, la quarta banca tedesca, mai brillante nei profitti da allora ma ben dotata di arte del ‘900. Intesa Sanpaolo tiene talmente alle proprie collezioni che dal 2017 le ha rivalutate in bilancio, iscrivendo al valore di mercato di 271 milioni le sue principali 3.500 opere d’arte. Un valore confermato nel 2019, cui ora si aggiungono le cinque nuove tele che erano di Unicredit; e che secondo alcuni potrebbero essere solo un gustoso assaggio, in vista dei prossimi incanti.