il Giornale, 9 agosto 2020
Anche gli animali votano
Gli uomini sono i soli, in natura, a votare? Se lo chiede Elisabeth Preston in un interessante e provocante articolo sull’Independent. Sebbene non possano condurre vere e proprie campagne elettorali, molte specie animali hanno metodi per raggiungere, tra di loro, un accordo sorprendentemente democratico. Ogni animale che vive in un gruppo deve prendere decisioni che lo riguardano. Anche quando non sono d’accordo con i loro compagni, gli animali si affidano l’uno all’altro per protezione o aiuto nella ricerca di cibo, quindi devono trovare un consenso che renda coeso il gruppo su cosa fare e come vivere. E allora, vediamo qualche esempio, cominciando con le api, probabilmente gli insetti più studiati. In primavera, non è difficile incontrare uno sciame di api che penzola da un ramo come un grappolo d’uva. Questi insetti sono nel mezzo di una decisione «immobiliare» difficile. Quando una colonia di api si divide in due, una regina e diverse migliaia di operaie volano via dall’alveare assieme. Lo sciame trova un posto dove fermarsi, talvolta per giorni interi, mentre alcune centinaia di api esploratrici si allontanano per cercare una nuova casa. Quando una di queste trova una fenditura soddisfacente e vuota, la ispeziona a fondo per valutare se risponde ai criteri ottimali del gruppo. Avuto esito positivo, ritorna allo sciame in attesa, ronzando rumorosamente sul suo ramo di albero. Camminando sulla superficie dello sciame, si esibisce in una danza agitata e ripetitiva che racconta alle altre api del sito che ha trovato, la sua qualità, la direzione e quanto è lontana. Altri «scout», altrettanto convinti di avere trovato il posto giusto, ritornano allo sciame e si esibiscono nella loro danza. A questo punto chi è più convincente, riesce a persuadere, a poco a poco, prima l’una poi l’altra a cambiare tipo di danza avvicinando le movenze e la coreografia al proprio stile. Non è una campagna elettorale, ma certamente si tratta di un comportamento di convinzione ad essere votati e, una volta che tutti gli esploratori concordano, lo sciame vola verso la casa individuata dall’eletto. Nel suo libro del 2010 Honeybee Democracy, Thomas D Seeley, un biologo della Cornell University, scrive che possiamo imparare una lezione dalle api: «Anche in un gruppo composto da individui amichevoli con interessi comuni, il conflitto può essere un elemento utile nel processo decisionale». Un altro esempio è quello dei cani selvatici africani (licaoni). Come i cani da compagnia, i cani selvaggi africani trascorrono un po’ del loro tempo a socializzare con entusiasmo e altri a oziare. Alcuni membri di un branco saltano e si salutano a vicenda in rituali chiamati raduni, dopo di che possono spostarsi insieme per iniziare una caccia oppure tornare a oziare. Gli studiosi hanno scoperto che la decisione se andare o meno a caccia è espressa in modo singolare ma con un voto «democratico». I cani che vogliono cacciare, starnutiscono. Più sternuti si sentono più l’indirizzo è verso la caccia ma lo straordinario è che a un cane dominante bastano tre sternuti per convincere il gruppo, mentre a uno subordinato ne occorrono dieci. I primati, i nostri parenti più stretti, hanno fornito molto materiale ai ricercatori che studiano come i gruppi prendono le decisioni. Gli scienziati hanno visto i gibboni seguire le donne leader, i gorilla di montagna più forti grugnire in modo stentoreo quando sono pronti a muoversi, i cappuccini che spingono i compagni a mettersi in marcia, mentre i babuini sembrano i più disinteressati alla «politica» e s’incamminano verso le mete dove è diretto il gruppo, seguendo i più decisi. Alla fine, è vero che gli animali non hanno schede elettorali ma almeno non rischiano di scambiarne gli infiniti simboli.