il Giornale, 9 agosto 2020
I cinque segreti della notte di San Lorenzo
Lo sanno tutti e non lo sa nessuno. Se vale per il lato meno popolare, la genesi e il consolidamento di ogni tradizione, è verissimo anche per la più romantica di tutte: occhi e nasi puntati al cielo, domani notte, alla ricerca di stelle che si muovano e, nell’intervallo del loro filamento bianco, ci lascino il tempo di esprimere un desiderio. Ma quali sono i «segreti», le curiosità conosciute poco o per nulla, della notte di San Lorenzo?
Anzitutto, il picco delle cosiddette «stelle cadenti» ricorre ogni anno attorno al 12 del mese, e non il 10. Quelle che ci capita di veder «cadere» non sono in realtà stelle ma meteore (Perseidi), ed è la loro scia luminosa che incrocia gli sguardi più fortunati e attenti a metà agosto. Ciò accade perché la Terra, lungo la propria orbita, incontra i detriti dispersi di una cometa: la Swift-Tuttle. Anticipare di due giorni la tradizione dello «scrutamento» significa obbedire alle posizioni degli equinozi su cui è fissato il nostro calendario: essi sono slittati, in relazione alle «stelle fisse», di circa un giorno e mezzo per secolo. Per superfluo che sembri sottolinearlo, per i successivi dieci giorni, è possibile assistere allo spettacolo di una stella cadente; ma la realtà dietro la magia è che il nostro Pianeta non ha appuntamento fisso solo con le Perseidi. La Terra incontra anche lo sciame delle Delta Aquaridi, determinando un fenomeno che inizia a luglio e termina intorno al 20 agosto. Se i nostri occhi incrociano una luce che sfreccia, è perché il globo si trova in un’orbita che consente il prodigio ai suoi «passeggeri».
Ci sembra un miracolo trovarne una? Quest’anno ancora di più, perché l’estate post-quarantena è quanto mai piena di attese e di desideri? Ebbene, la frequenza massima di meteore osservabili, in condizioni ottimali, è di circa 100-120 all’ora (due al minuto, in sostanza). La sera del 10 agosto se ne stimano all’incirca 60 all’ora, cioè una al minuto.
E quante volte, nei testi delle canzoni o in qualche poesia romantica, le stelle sono paragonate alle lacrime dei nostri occhi? Una lettura umanista della tradizione vuole che le Perseidi siano le lacrime versate da San Lorenzo durante il suo supplizio. Ancora lacrime, frazioni di un pianto immaginato e posto in versi da Giovanni Pascoli nel «X agosto», poesia dedicata alla morte del padre. La sera del 10 agosto 1867, Ruggero Pascoli, infatti, fu ucciso con una fucilata mentre tornava a casa dal mercato: recava in dono due bambole per le sue figliolette. Tutto il cielo piange la scomparsa ingiusta e commovente di questo padre: «San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla E tu, Cielo, dall’alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d’un pianto di stelle lo inondi».
Sì, San Lorenzo, invocato da Giovanni Pascoli e celebrato proprio il 10 agosto. Ma perché proprio lui, in questa data? Gli agiografi concordano nell’affermare che sia Lorenzo il titolare della Necropoli della via Tiburtina a Roma. È molto probabile che San morì martire per Cristo sotto l’imperatore Valeriano: una semi-certezza che trova invece una quasi sicura leggenda, ovvero l’ipotesi che sia stato arso vivo. Eppure, come i tizzoni che lo avrebbero ucciso, così ardono le stelle del Firmamento: e tanto basta a contagiare di ardore, speranza e desiderio una notte d’estate. Quest’anno, come non mai.