ItaliaOggi, 8 agosto 2020
Periscopio
Sono felicemente in pensione e sto cercando di imparare a far niente. Antonio Martino, ex ministro degli esteri, economista (Federico Novella). LaVerità.
Marco Travaglio, direttore del Fatto, è uno sfessato. Spero di incontrarlo di notte per strada. Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania. Corsera.
Nel mio libro, la burocratizzazione è vista come una piaga del vivere... Più di noi solo il socialismo reale. Giovanni Lindo Ferretti, dressatore di cavalli e musicista (Luca Valtorta). la Repubblica.
Come immagino l’aldilà? Spero di reincarnarmi. In una piattola, per continuare a stare sui coglioni degli altri. Antonio Ricci, inventore di Striscia la notizia (Aldo Cazzullo). Corsera.
Con i 5stelle sono stato abbastanza critico. Mi sono sempre sembrati integralisti: troppo convinti delle loro idee, troppo pronti a mandare gli altri sul rogo. Forse ora stanno cambiando. Io sono per il dubbio, non per la certezza. Tendo a farmi domande; diffido di chi coltiva sicurezze ferree, immarcescibili, a volte violente. Francesco Guccini, cantautore (Aldo Cazzullo). Corsera.
Sempre più difficile tenere a bada i due gemelli diversi a capo di palazzo Chigi e Confindustria. Giuseppe Conte e Carlo Bonomi, pur nella loro diversità, hanno un percorso simile: avvocato non di grido il primo, imprenditore con meno di dieci dipendenti il secondo, entrambi stanno vivendo un sogno a occhi aperti che però rischia di diventare un problema per tutti quelli che hanno puntato su di loro. Grillini, piddini e, in passato, anche leghisti sull’attuale premier, mentre i grandi potentati del Nord come i Rocca, i Tronchetti Provera o i professionisti dell’associazionismo come Abete e Marcegaglia su Bonomi. Luigi Bisignani. il Tempo.
Smart working. Questa formula è diventata in breve tempo l’apriti sesamo per entrare nella grotta piena di tesori di Ali Babà. Noi pensavamo fosse il nome di una scatoletta a 4 ruote che infesta le strade delle città e si infila in ogni buco di parcheggio peggio dei monopattini. Smart in realtà si traduce con «intelligente». Lavoro intelligente dunque sarebbe lo smart working, inteso come lavoro a casa. E perché sarebbe intelligente? Ovvio: rispetto agli stupidi che vanno al lavoro, prendono il tram con la mascherina, vuoi mettere l’intelligenza dello statale che sta a casa e come sempre il computer non funziona, la linea latita, ma lo stipendio corre lo stesso, e pure il buono pasto? Lavoro intelligentissimo. Non lo si traduce per non far arrabbiare i muratori e i camerieri impegnati nello idiot working. Renato Farina. Libero.
Roberto Pinotti, economista della Bocconi, dice: «Il costo medio del lavoro in Rai è del 20% più alto che in Bbc, dove si producono programmi e documentari di altissima qualità, acquistati in tutto il mondo. Il personale Rai è quasi identico a quello del 2002, mentre da allora quello della Bbc è sceso del 35%. La Rai ha la metà del bilancio ma una volta e mezzo il numero dei dirigenti della Bbc. Ancora, in Rai un giornalista su cinque è dirigente, percentuale ineguagliata. Carlo Verdelli, Roma non perdona. Feltrinelli, 2019.
Posso riassumere Indro Montanelli in una battuta che ne sintetizza raffinatezza e indulgenza. Ci giunse, per recensirlo, il saggio di uno stimato collega. «Che ne facciamo?», chiesi. Montanelli, che i libri li capiva a fiuto, lesse qua e là. Aggrottò la fronte e disse: «Il libro non vale niente. Se ne può anche parlare bene». Mario Cervi (Giancarlo Perna). Libero.
Mentre il cosmonauta sovietico Yuri Gagarin faceva il primo volo nello spazio, a Mosca non si trovavano più patate. Arrigo Levi descrisse quel singolare scandalo sul Corriere. Seguì sulla Izvestija un articolo che, replicando, si scagliava contro «il giornalista Levi, nazista e figlio di nazisti». La direttrice del nostro albergo, allarmata, mi face capire, con una copia del giornale in mano, che avrebbe dovuto buttare fuori Levi. Le feci presente che il signor Levi era ebreo, come chiunque poteva evincere dal nome. Alberto Ronchey e Pierluigi Battista, Il fattore R. Rizzoli, 2004.
Mi accompagna sempre un pensiero di Bernardo di Chiaravalle: «L’amore basta a se stesso». Vale a dire: ciò che conta è avere amato, non conta se l’altro non ha ricambiato o ha tradito. Enzo Bianchi, fondatore e primo priore della Comunità di Bose (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Soffro molto a separarmi dai miei cani. È il momento più difficile. La legge stabilisce che non possono essere staccati dalla mamma prima di 60 giorni. Io li cresco per almeno cinque mesi. Si crea un legame. Quando se ne vanno, li saluto, li abbraccio, li bacio, ma non devo vedere l’auto che si allontana. (Piange). Franco Barberi, allevatore di cani labrador (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Un’ora dopo, Tigellino non ha ancora finito il sigaro. Non è mai stato umiliato così. Questi cardinali si sentono ancora i padroni di Roma. Del resto, lo sono stati per secoli. Aldo Cazzullo e Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori.
Ogni mattina andavo con mio padre nel bosco, non a passeggio ma a zappettare e pulire i sentieri col rastrello, per renderli praticabili durante le passeggiate che lui usava fare con gli ospiti sino alla terrazza belvedere che si apriva sulla valle del Tanaro e sui monti. Giulio Einaudi, Frammenti di memoria. Rizzoli, 1988.
Mio figlio Malcom, che è diventato giornalista, è stato un bimbo abbandonato. Credevamo che giocasse con la PlayStation. Il giorno che andò a studiare a Bologna trovammo in camera sette faldoni di scritti suoi, tipo vite dei santi. Non ce lo aveva mai detto. Non si fidava di noi. Barbara Alberti, scrittrice (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Il mio rapporto con Gassman nasce quando avevo 17 anni, recitava l’Otello a Torino, l’ho visto 12 volte in due settimane. Mi intrufolavo ovunque, lui non capiva chi era questo ragazzino. Ero un vero e proprio stalker. Due anni dopo divento suo allievo, poi debutto con lui, credo di poter dire di essere diventato suo amico. L’ultimo film in cui ha recitato, l’ho girato io. Mio figlio l’ho chiamato Vittorio. Giulio Base, regista, allievo e amico di Vittorio Gassman (Stefano Baldolini). Huffington Post.
Sull’Osteria del biliardo di Milano, quartiere Affori, spicca ancora la scritta «Cooperativa Sempre Uniti». Proprio così: si tratta di una cooperativa ricreativa nata ai primi del Novecento, da quei socialisti che avevano davvero a cuore il benessere delle persone e non i flirt con banchieri, squali della finanza e simili. Tommaso Farina. Libero.
Ho commesso molti errori, e quasi tutti me li sono perdonati. Roberto Gervaso.