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 2020  agosto 08 Sabato calendario

Rosanna Lambertucci ha avuto cinque aborti

«La domanda che i miei amici mi fanno sempre è: “Ma dove hai trovato il coraggio di perseverare”?».
Già, dove lo ha trovato signora Lambertucci?
«Nella convinzione che ci fosse qualcun altro a decidere per me, nella fede di un intervento superiore che avrebbe messo riparo a tutto».
Ma non è facile affidarsi alla provvidenza quando, dopo sette gravidanze andate male e una figlia, Elisa, mancata dopo soli tre giorni di vita, decidi di rimetterti in gioco e di riprovarci. Eppure Rosanna Lambertucci (74 anni, volto storico di molti programmi Rai dedicati al benessere) ha perseverato. E oggi si racconta al Corriere dopo lo sfogo in televisione, ospite di Pierluigi Diaco su Rai1, in Io e te.
Alla fine una figlia è arrivata.
«La mia Angelica, che mi ha reso nonna con la piccola Caterina. Ma quante pene prima di arrivare a lei. Ho perso cinque figli, figli mai nati. Pensi che ho avuto anche due gravidanze extrauterine consecutive. Senza contare un distacco della placenta, cosa che mi ha messo in pericolo di vita: ricordo la corsa in ospedale, manco sapevo che cosa stavo rischiando. Ero giovane, sa. Volevo un figlio».
Le hanno anche ricostruito una tuba. È stata in pericolo più di una volta.
«Andava male, mi curavano e io ci riprovavo. C’era una certa incoscienza, oggi lo capisco, ma all’epoca non ragionavo così. Certo, poi il fatto di essermi occupata di salute mi ha aperto gli occhi su tante cose. Sono cresciuta occupandomi di malati perché gli ospedali li ho conosciuti bene. E sa in che cosa mi distinguevo?»
In che cosa?
«Nell’empatia. Capivo bene i più deboli. Cosa che tutti i medici con cui ho lavorato hanno sempre apprezzato. Ho conosciuto Christiaan Barnard, Umberto Veronesi mi ha fatto dediche bellissime nei suoi libri, con Rita Levi Montalcini parlavamo di Alzheimer quando nessuno ancora ne discuteva. Luciano Rispoli mi affidò subito un programma sulla salute del bambino. Nessuno ci avrebbe scommesso una lira, e invece andò molto bene. Il pubblico mi adorava: mi riteneva chiara e affidabile, una che lasciava parlare gli specialisti senza intromettersi. Mi chiedo, allora: perché interrompere una cosa che funziona?»
Lei si riferisce alla trasmissione «Più sani più belli». Già, perché?
«Premessa: ho avuto tanto dalla vita. Un lavoro meraviglioso in un campo che amo (Mondadori, per dire, ha pubblicato il suo La nuova dieta 4+1, 4+1, ndr), una famiglia che mi ha reso felice. Però dalla mia seconda famiglia, cioè dalla Rai, mi sarei aspettata più affetto e comprensione».
Quando, esattamente?
«Quando si ammalò mio marito Alberto Amodei. Era già il mio ex marito, ma ci legava un grandissimo affetto. Ricordo il giorno in cui, non sentendolo da un po’, andai a casa sua e lo trovai immobile nel letto. Con l’aiuto di un cameriere lo portammo in ospedale, il professor Giulio Maira lo operò al cervello ma dopo un paio di anni morì. Furono anni dolorosissimi. E, alla fine, avrei avuto bisogno di lavorare. Non solo e non tanto per i soldi: mi avrebbe aiutato psicologicamente».
Non le diedero incarichi?
«Manco un appuntamento. Ora io conosco bene l’azienda, so che ci sono dinamiche particolari, però io sono una che ancora oggi viene fermata per strada perché mi riconoscono, perché vorrebbero che si riprendesse la trasmissione. E non menziono nemmeno le sponsorizzazioni che ho portato in Rai».
Una vita nel servizio pubblico. Mai nessuna tentazione di andare altrove?
«Di offerte ne ho ricevute tante. Una volta Gianni Boncompagni mi offrì un programma tutto mio a Mediaset, un guadagno da favola. Ma mi sono detta: di più belle di me ce ne sono a bizzeffe, io ho una unicità che è quella di occuparmi di benessere. No, non accetto, resto dove sono, voglio crescere qui».
Pentita?
«No, perché il mio posto era ed è quello. Ho una laurea in giurisprudenza, vengo da una famiglia di giuristi e industriali. Avrei potuto fare altro, ma ho scelto una cosa precisa. E ancora oggi penso di aver fatto la scelta giusta».