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 2020  agosto 08 Sabato calendario

Il conflitto d’interessi di Lucia Azzolina

Dai banchi a rotelle al concorso come preside il passo è breve: finisce di nuovo nel mirino la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, stavolta per il concorso da dirigente scolastico a cui ha partecipato nel 2018, quando era insegnante a Biella. Un concorso in cui lei l’anno scorso, quando era già deputata, è risultata vincitrice ma con cui non è stata immediatamente assunta, trovandosi in posizione bassa in graduatoria. Quando un paio di giorni fa il ministero ha comunicato che, scorrendo l’elenco, avrebbe preso altri 458 dirigenti scolastici, si è aperta la polemica. «Vergognoso, Azzolina stabilizza sé stessa, cosa sarebbe successo se lo avessi fatto io?», tuona il leader della Lega Matteo Salvini, aggiungendo che anche se può essere «legalmente ineccepibile», resta a suo avviso «inopportuno, imbarazzante e vergognoso». Rincara Anna Maria Bernini, Forza Italia: «Il conflitto di interessi per i Cinque Stelle vale solo quando riguarda gli altri?». Ci vanno giù duri anche Riccardo Molinari e Massiliano Romeo, presidenti dei gruppi parlamentari della Lega: «Un ministro che assume se stesso come preside sarebbe davvero il colmo. L’ennesima svista di un ministro che sta mandando la nostra scuola in rovina, si dimetta».
Ma la ministra potrebbe davvero assumersi? Una nota del ministero dell’Istruzione chiarisce che «le assunzioni e lo scorrimento della graduatoria sono di stretta competenza del ministero, cioè dell’amministrazione, e non della ministra, in base a un principio di netta separazione del potere politico dalla funzione amministrativa», che le assunzioni servono a evitare le reggenze e che «smettere di assumere solo perché fra i vincitori di quel concorso figura anche la ministra sarebbe un illecito». In realtà, se ci fossero 36 rinunce, la Azzolina potrebbe davvero essere nominata preside. Vediamo perché. Il concorso per 2425 posti da dirigente scolastico è stato bandito nel 2017, le prove si sono svolte tra il 2018 e il 2019. I posti sono stati poi aumentati, nel 2018, con decreto dell’allora ministro dell’Istruzione Marco Bussetti (Lega) a 2910. Motivo per cui quando Azzolina in graduatoria risulta 2539esima, è tra i vincitori. L’anno scorso sono stati presi i primi 2.045 dirigenti. Quest’anno è stato dato il via libera all’assunzione di altri 458. Il totale fa 2.503, quindi la graduatoria non raggiunge Azzolina, ma se ci fossero delle rinunce, la ministra potrebbe essere assunta.
Un altro elemento contestato dalle opposizioni è il ricorso al Tar che bloccò il concorso nell’estate del 2019, per tre componenti della commissione ritenuti «incompatibili». Un ricorso bocciato dal Consiglio di Stato su appello del ministero dell’Istruzione (sempre guidato da Bussetti) a far proseguire le prove perché «preminente l’interesse pubblico». Conflitto di interesse? Azzolina nega: «Ho fatto moltissimi sacrifici, perché non avrei dovuto fare il concorso? L’amministrazione dovrebbe bloccare l’assunzione di centinaia di dirigenti scolastici? Sarebbe un illecito».