Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  agosto 07 Venerdì calendario

Leo Chiosso, 100 anni di parole parole

Definizione detestabile "paroliere", si arrabbia spesso Mogol. In effetti nella costruzione di una canzone, il termine pare rappresentare lo scalino basso, di colui che si trastulla con le 50 parole che conosce, sempre le stesse. Non che non ce ne siano (anzi) ma non di questo si tratta quando si parla di Leo Chiosso, gigantesco autore italiano, di cui si ricordano i più agés, anche se può capitare che alcuni suoi testi siano conosciuti pure da rari under 30 che in casa hanno sentito cantare almeno Che bambola, tuttora popolare: «Lei si volta, poi mi squadra come fossi uno straccion/ Poi si mette bene in guardia come Rocky, il gran campion/ Finta il destro e di sinistro lei m’incolla ad un lampion».
Era il 1956, esplodeva il caso Chiosso-Buscaglione. Più che testi di canzoni, Leo Chiosso scriveva sceneggiaturine brillanti e divertenti, storie compiute con caratteri, vizi, azioni e reazioni, ispirate alla vita che leggeva ogni mattina sui giornali o sul tram, ma soprattutto ai polizieschi americani che erano il suo tiramisù.
Ragazze swing
L’8 agosto saranno cento anni dalla sua nascita, e del suo genere non se ne ricordano altri. Il ricordo è doveroso. Con intelligenza e ironia, Chiosso ha illuminato alcuni decenni del Novecento. Avventure incredibili costruite in musica con il socio prediletto Fred Buscaglione: Teresa non sparare, Eri Piccola così , Ninna nanna del duro avevano sempre al centro queste donne bellissime e apparentemente fragili che poi mollavano tremendi sganassoni a tempo di swing.
Quando Fred morì - in una fredda alba di febbraio a Roma, su una Thunderbird rosa al termine di una notte brava, a soli 38 anni e giusto 60 anni fa - Chiosso faticò a riprendere la penna in mano. Poi tornò a rallegrarsi, riempiendo di storie lo swing di Lelio Luttazzi, la musica del Giorgio Gaber prima maniera ( Torpedo blu), le sofisticatezze di Virgilio Savona del Quartetto Cetra. E nel 1972 diede Parole parole parole a Mina con Alberto Lupo, una delle sue canzoni più popolari.
Ma Chiosso, torinesità tipica di profilo basso e genialità scoppiettante, avvocato mancato per pura passione dello spettacolo, si rivelò con il passare del tempo un personaggio poliedrico, e negli anni d’oro della tv divenne anche uno degli artefici dei programmi del sabato sera come Canzonissima. In particolare fu autore con Dario Fo di quella audacissima del 1962, protagonisti il futuro premio Nobel e sua moglie Franca Rame: lì successe l’impensabile, la coppia fu rottamata dalla censura made in DC per una scenetta sulla sicurezza nei cantieri edili. Fo abbandonò il campo dedicandosi più esplicitamente al teatro politico-sociale, Chiosso virò su altre formule, fece Teatro 10 e Stasera Rita con la Pavone e la Wertmuller, inventò la serie tv Le avventure di Laura Storm con Lauretta Masiero, prima figura femminile investigativa, una giornalista alla ricerca di guai. Un protofemminista.
I 4 moschettieri
Tutto era cominciato negli Anni 30. Leo, giovanissimo, per passione musicale frequentava i night club dove Fred, studente del Conservatorio, sbarcava il lunario facendo jazz; nel ‘38 Chiosso aveva perfino debuttato come attore comico, e aveva incontrato Nizza&Morbelli della celeberrima trasmissione radio I 4 moschettieri, provando a scrivere con loro. Era anche folle per il rugby e giocava come mediano di mischia nel Guf Torino. Quando la guerra bussa con il suo pugno d’acciaio, diventa sottotenente degli alpini e nel ‘43 viene internato dai tedeschi in Polonia, dove fa amicizia con Giovanni Guareschi.
Invece Fred, non ancora dal whisky facile, viene preso dagli Americani che lo sbattono in Sardegna sì, ma a suonare nella band della radio alleata di Cagliari: Leo ascolta, e sa finalmente che il suo amico è vivo. La gioia del ritrovarsi a Torino comincia a produrre canzoni. Ma già allora i discografici si mostravano riottosi alle cose belle, e fu il melodico Gino Latilla, sempre in giro da quelle parti per stare dietro al maestro Angelini, a dar la spinta decisiva alla ditta, cantando la loro stravagante «Tchumbala Bey» arrangiata da Fred, che misteriosamente andò incontro ai gusti dei metà Cinquanta, fino ad allora tutti Vecchio Scarpone e Papaveri e Papere. In fondo, Buscaglione&Chiosso aprirono la strada allo sconvolgimento di Volare di Modugno, nel ‘58.
I testi per Farassino
Ma si sarebbe ingiusti a non citare gli splendidi testi in piemontese di Chiosso per Gipo Farassino: almeno Sangon Blues e Matilde Pellissero si rivelarono irresistibili fotografie del giovane macho che lavorava alla Fiat e tirava tardi con le donne. Autentici documenti sonori della vita operaia dell’epoca. L’autore comunque, non si fermava a tutto ciò. Dopo trent’anni di Roma, si rifugiava a Pralormo con la famiglia, e continuava a lavorare. Collaborò con La Stampa e Il Messaggero, scrisse racconti per bambini e canzoni per lo Zecchino d’Oro. Morì a Chieri il 25 novembre 2006. E ancora stiamo aspettando che un sindaco gli dedichi un teatro, un auditorium, una biblioteca, o quel che vuole.