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 2020  agosto 07 Venerdì calendario

Città e Stati americani sull’orlo del default

Il dilemma per tutte le città e gli Stati americani con il coronavirus è uno solo: tagliare i servizi o emettere nuovo debito. Con il rischio, neanche troppo recondito, del default.
Il rosso nei bilanci pubblici è una costante. Lo shutdown ha peggiorato il quadro con il crollo delle entrate fiscali alle città generate per gran parte da turismo, commercio, ristorazione e intrattenimento, tutte attività bloccate dalla pandemia. Perdite stimate in 11,6 miliardi nel 2020. Il calo delle entrate dei 50 Stati americani va nella stessa direzione. Una vera e propria emorragia. L’88% delle città Usa prevede un deficit di bilancio a causa del Covid-19, dicono due sondaggi della National League of Cities e della US Conference of Mayors, effettuati in 2.463 città. Oltre la metà delle città americane (il 52%) pensa di tagliare i servizi per la sicurezza pubblica, con minori stanziamenti per polizia e vigili del fuoco. Il 27% prevede di licenziare o pensionare in anticipo i dipendenti pubblici.
Ma le necessità sono tante, sanitarie ed economiche. Negli ultimi sette giorni le richieste di sussidi di disoccupazione sono state quasi 1,2 milioni: per la ventesima settimana consecutiva oltre un milione di americani è senza lavoro. I sussidi federali aggiuntivi sono scaduti. E al Congresso si sta negoziando in queste ore un nuovo pacchetto di aiuti. Una via di uscita a metà strada tra il miliardo e 100 milioni della proposta della maggioranza e gli oltre 3mila miliardi proposti dalla minoranza andrà trovata. Il piano dei democratici prevede mille miliardi di aiuti per Stati e città. Ma Donald Trump a tre mesi dal voto non vuole finanziare le «fallimentari gestioni» delle città e degli Stati blu.
Il 19 maggio Fairfield, in Alabama, è stata la prima città a portare i libri in tribunale per accedere alle procedure fallimentari del Chapter 11 a causa del coronavirus. La bancarotta concordata dal 1938 è stata usata circa 700 volte dalle città americane. Una misura estrema che si cerca di evitare: solo 27 Stati permettono alle loro città di andare in bancarotta, gli altri cercano strade alternative.
Tutti gli enti locali si indebitano. Il mercato delle obbligazioni delle amministrazioni locali americane vale circa 4mila miliardi. Gli emittenti sono oltre 50mila. Non solo città e Stati ma anche enti locali, come ospedali, università, scuole.
A causa del coronavirus c’è stato un numero record di default di “Muni-bond”. Porto Rico, le Isole Vergini. Contee sperdute negli Stati del Sud-Est e del Midwest. Piccole città in Georgia e Virginia. Con il peggioramento del profondo rosso dei bilanci di metropoli come Chicago, New York, San Francisco, Detroit e molte altre, e tanti Stati come New York, New Jersey e Connecticut e ora quelli del Sud-Ovest, in prima linea nella gestione sanitaria del virus.
Per la prima volta dalla crisi subprime, nel mese di maggio dieci emittenti di “Muni-bond” hanno dichiarato il default, chiedendo di negoziare lo spostamento delle scadenze per evitare la bancarotta. A giugno altri dieci emittenti di bond locali hanno seguito la stessa strada, stando ai dati di Municipal Market Analytics.
I default degli enti locali non hanno scatenato il panico tra gli investitori come si potrebbe pensare. Da marzo a metà maggio c’è stata una fuga dai fondi obbligazionari locali: in 11 settimane il mercato dei “Muni-bond” ha registrato vendite record per 14 miliardi. A fine marzo il primo piano di aiuti federali Cares Act ha stanziato 150 miliardi per Stati e grandi città. Nelle stesse settimane è arrivato l’ombrello della Fed che ha cominciato ad acquistare i bond locali. Così, superata la paura iniziale, da metà maggio gli investitori hanno ricominciato a scommettere sui debiti locali ad alto rendimento e in quel momento a saldo e hanno reinvestito circa 11 miliardi, secondo Refinitiv.
L’ondata di acquisti ha spinto in alto i prezzi dei Municipal bond che hanno recuperato il 68% delle perdite di marzo, secondo l’indice S&P Municipal Bond High Yield. Gli investitori sempre a caccia di rendimenti scommettono sul fatto che gli aiuti federali per gli Stati e le città in rosso alla fine arriveranno.