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 2020  agosto 07 Venerdì calendario

La Roma da Pallotta a Friedkin. I numeri dell’affare

La Roma passa al texano Dan Friedkin, mentre James Pallotta dice addio ai giallorossi dopo 8 anni.
Il presidente della Roma, James Pallotta, ha sottoscritto l’accordo vincolante per la cessione della partecipazione di controllo della società giallorossa al gruppo Friedkin. L’operazione è valutata in circa 591 milioni di euro, compresi debiti che si avvicinano ai 300 milioni, e dovrebbe concludersi entro la fine di agosto. Nei 591 milioni, oltre ai debiti, è compreso anche l’aumento capitale già deliberato ma non sottoscritto per il club. Il completamento dell’operazione comporterà infine l’obbligo per Friedkin di lanciare un’offerta pubblica obbligatoria sulle azioni in circolazione del club (che rappresentano circa il 13,4% del capitale sociale del club). L’As Roma verrà quindi delistata.
Facendo due calcoli, è facile ipotizzare che tra la ricapitalizzazione e i debiti se ne dovrebbero andare già tra i 350 e i 400 milioni di euro, in quanto Friedkin dovrà completare l’aumento di capitale da 150 milioni di euro già deliberato, per il quale restano da mettere sul piatto almeno 80-90 milioni.
Un passaggio completo di tutte le azioni in mano a Pallotta (affiancato dagli advisor di Goldman Sachs e dello studio legale Tonucci) sarà comunque da perfezionare entro il 17 agosto. Dopo mesi di trattative, che si erano interrotte in primavera per la differenza di valutazioni tra le parti, Pallotta e i suoi co-investitori cederanno quindi a Friedkin il controllo del club e alcune attività correlate, compresi i fondi che ha messo a disposizione del club per supportare la sua prevista capitalizzazione.
L’operazione sarà effettuata attraverso una cessione a Friedkin (assistito dagli advisor di Jp Morgan e Chiomenti) dell’intera partecipazione detenuta da As Roma Spv nel club pari all’86,6% del capitale sociale del club, di cui una partecipazione diretta del 3,3% e di una partecipazione indiretta dell’83,3% detenuta da As Roma Spv attraverso la sua controllata Neep Roma Holding Spa, per un prezzo di acquisto pari a 0,1165 per azione.
Più in generale, l’operazione prevede che Friedkin acquisisca, oltre al 100% del capitale azionario di Neep, anche il 100% del capitale sociale di Asr Soccer Lp e il 100% del capitale azionario di Asr Retail Tdv.
Per quanto riguarda Pallotta la sua presidenza è durata otto anni. Dall’agosto del 2012 all’agosto del 2020, sono stati otto anni tra promesse, cambi di tecnici e allenatori, polemiche, operazioni finanziarie, lancio di emissioni obbligazionarie (come il bond da 275 milioni emesso nell’agosto 2019 per rifinanziare il club) progetti per lo stadio rallentati dalla burocrazia. Ma (a supporto delle posizioni dei critici) nessun titolo vinto a livello calcistico.
Il presidente americano aveva fatto sognare, sfiorando il paradiso del calcio europeo con la semifinale Champions nel 2018, ma poi si è eclissato dalla Capitale.
Un anno fa il presidente di Boston aveva assicurato che sarebbe rimasto al comando della società e che nessuno gli avrebbe impedito di «costruire una Roma grande e vincente». Paradossalmente è stato l’inizio della fine, perché non si è più visto nella Capitale ed è partita la trattativa con Friedkin.
Nel frattempo, sono lievitati anche i debiti e i costi di gestione, certificati dalla perdita da 150 milioni che farà registrare il bilancio chiuso al 30 giugno. Un campanello d’allarme, assieme ai debiti, che ha portato la società a compiere un’operazione infragruppo per un massimo di 30 milioni di euro: lo scorso 21 maggio il Cda ha approvato la cessione di crediti pro-soluto a Neep Holding, azionista di maggioranza del club giallorosso, che acquisirà dunque crediti futuri relativi alla biglietteria o annessi. Si tratta di un’operazione finalizzata a fornire una dose di risorse vitale, anche se transazione curiosa in epoca di coronavirus, quando a mancare sono proprio gli incassi da stadio.
La difficile situazione economica ha così spinto Pallotta ad accelerare la trattativa con Friedkin. Nel progetto dell’americano di Boston è mancato anche il passo finale, quello legato allo stadio di proprietà. L’infinita attesa per il via libera all’impianto di Tor di Valle alla fine ha spazientito i soci con cui ha investito nella Roma, costringendolo a valutare prima e intraprendere poi la strada della cessione. Ora si attende che Friedkin rilanci il club e soprattutto non sacrifichi più sull’altare del bilancio i pezzi pregiati della squadra.