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 2020  agosto 06 Giovedì calendario

Che cos’è il nitrato di ammonio

La sua formula chimica complessa non ci fa immaginare di averne in casa o di averlo utilizzato magari in più di una occasione. Il nitrato di ammonio, protagonista del disastro di Beirut, è lo stesso a dosaggi diversi, ovviamente del ghiaccio istantaneo le cui buste abbiamo poggiato sulla guancia dopo un’estrazione dentale o sul ginocchio a seguito di un piccolo infortunio. Quando lo si combina con l’acqua origina una reazione di assorbimento di calore, generando quel freddo immediato che determina la vasocostrizione dei tessuti lesionati e riduce il dolore da infiammazione.
Questo composto ben conosciuto in agricoltura, dove lo si ritrova comunemente nel ruolo di fertilizzante, è ingrediente di facile impiego in numerose miscele esplosive. 
Facilmente reperibile a prezzi economici trova impiego in ambito minerario perché il suo scoppio sviluppa una quantità di calore ridotta quanto basta per non determinare una eventuale fuoriuscita di grisù (il gas tipico delle miniere, infiammabile ed esplosivo a sua volta) dalle gallerie. Il suo basso costo e la relativa maneggevolezza hanno sempre ingolosito i terroristi e questo ha comportato l’emanazione di norme volte ad evitarne la libera commercializzazione e il finire nelle mani sbagliate.
Il nitrato d’ammonio ha purtroppo segnato le pagine della cronaca per una serie di incidenti che ne hanno insanguinato la carriera.
Il 2 aprile 1916 a Faversham, nel Kent, avviene la cosiddetta Great Explosion della Explosive Loading Company a seguito dell’incendio di un deposito in cui erano stivate 700 tonnellate: 115 morti e la devastazione alla foce del Tamigi. 
Sono 561 le vittime e oltre 4500 i feriti a seguito dell’esplosione in Germania dell’impianto BASF di Oppau: è il 21 settembre del 1921 e fortunatamente la deflagrazione si limita a un decimo dei fertilizzanti a base di nitrati e solfati di ammonio presenti nello stabilimento.
Il 21 aprile 1942 un maldestro e sfortunato tentativo di disaggregare 150 tonnellate di nitrato di ammonio, facendo uso di esplosivi, causa a Tessenderlo in Belgio la morte di 189 persone e il ferimento di un migliaio.
La nave francese SS Grandcamp, probabilmente per una cicca di sigaretta caduta nella stiva, si incendia il 16 aprile del 1947 e il nitrato di ammonio trasportato dai 133 metri di scafo esplode nel porto di Texas City provocando 581 decessi (tanti tra i curiosi in banchina).
Lo stesso anno, nel porto francese di Brest alle 12,30 del 28 luglio si incendia il cargo norvegese Ocean Liberty e le sue fiamme avvolgono il carico di 3300 tonnellate, il capitano riesce a far allontanare la nave che qualche ora dopo esplode lontano dal molo e provoca comunque 29 morti. L’elenco è lungo e arriva alle 162 le vittime della detonazione del treno merci a Ryongchon, in Corea del Nord vicino al confine cinese il 22 aprile 2004 e ai 173 morti per l’esplosione – il 12 agosto 2015 – nel porto di Tientsin nella Cina settentrionale. La storia di Beirut non è nuova.