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 2020  agosto 05 Mercoledì calendario

Il razzismo, orrori da non dimenticare

«Si avrebbe torto giudicando le azioni di un’epoca dal punto di vista di un’epoca diversa», scrive Alexandre Dumas, mettendo in bocca la frase a D’Artagnan ne I tre moschettieri. Parole d’oro. Come dimostrano anche le polemiche roventi sull’abbattimento delle statue di tanti uomini che a suo tempo pensavano fosse «normale», per quanto oggi la parola ci faccia orrore, avere degli schiavi. Basti rileggere quanto disse perfino Abramo Lincoln a Charleston, nell’Illinois, il 18 settembre 1858: «Non sono e non sono mai stato favorevole a promuovere in alcun modo l’uguaglianza sociale e politica tra la razza bianca e quella nera; devo aggiungere che non sono mai stato favorevole a concedere il voto ai negri o a fare di loro dei giurati, né ad abilitarli a coprire cariche pubbliche, o a permetter loro matrimoni coi bianchi». Da brividi.
Vale anche, purtroppo, per la Chiesa. Sarebbe ingiusto, proprio perché moltissimi preti e frati e missionari hanno dato battaglia contro la schiavitù, a partire dal grande Bartolomé de Las Casas che arrivò a Santo Domingo da padrone di schiavi e dedicò la vita alla loro liberazione, rimuovere quelle parti della storia che ancora oggi fanno arrossire tanti cristiani impegnati nel volontariato. In particolare in Africa. Da dove, stando agli studi, sarebbero stati rapiti e smistati in Europa, nelle Americhe e nei paesi arabi almeno venti milioni di africani. Almeno.
Certo, come rivendicò nel 1992 Giovanni Paolo II nell’indimenticabile visita di perdono a Goré, il porto senegalese da dove salpavano le navi negriere («Uomini, donne e bambini sono stati vittime d’un vergognoso commercio cui hanno preso parte persone battezzate ma che non hanno vissuto la loro fede») la Chiesa condannò lo schiavismo già in una lettera del 1462 di Pio II come un crimine: «magnum scelus». Ma si trattava di affermazioni di principio scontate e tradite. Il silenzio sul tema del Concilio di Trento, aperto nel 1545 quando già le rotte per l’America erano aperte da mezzo secolo e la tratta dei neri era già stata avviata dai cattolicissimi portoghesi, la dice lunga. Così come l’uso di 475 schiavi a bordo delle navi della flotta pontificia con base a Civitavecchia ancora nel 1726. Guai a giudicare col metro di oggi. Ma anche dimenticarcene è insopportabile.